La procura bresciana non chiude le indagini dopo l’allontanamento da Edolo di Nasreddine Ben Dhiab, 23enne tunisino che progettava attentati
«L’espulsione non significa conclusione degli accertamenti». È risoluto il procuratore generale di Brescia, Pier Luigi Maria Dell’osso, ripercorrendo l’ultima operazione antiterrorismo portata a termine nel Bresciano nella provincia di Brescia, con il fermo e il rimpatrio di Nasreddine Ben Dhiab, 23enne tunisino che progettava attentati e che con la famiglia abitava da anni a Edolo, in Valcamonica, evidenziando il lavoro ininterrotto che la Procura porta avanti insieme alle forze dell’ordine per prevenire situazioni pericolose e attentati di matrice islamica. Agenti della Digos di Brescia a Tunisi hanno consegnato il 23enne alle autorità locali che lo attendevano con un decreto di fermo che gli ha aperto le porte del carcere.
«Soggetto pericoloso»
«Il provvedimento amministrativo (il decreto di espulsione è stato firmato direttamente dal Ministro dell’Interno, Marco Minniti) è stato eseguito perché sono emersi elementi che hanno portato alla luce la pericolosità del soggetto – sottolinea il pg Dell’Osso – ma questo è solo l’ultimo di numerosi episodi che attestano una volta di più, come la Lombardia, e in particolare la Lombardia orientale, attragga l’interesse di soggetti, come quello espulso, che sono alla ricerca di contatti, incontri, relazioni, all’insegna della Guerra Santa». E l’episodio dei giorni scorsi a Sesto San Giovanni, con l’uccisione, in un conflitto a fuoco con la polizia italiana, di Amri, autore della strage del 19 dicembre a Berlino, ne è ulteriore prova, secondo il procuratore generale. Il distretto della procura di Brescia ha cominciato ad occuparsi di terrorismo nel 2003 con l’arresto di Mourad Trabelsi, allora imam di Cremona, accusato di far parte di un’organizzazione che progettava attentati alla metropolitana di Milano e al Duomo di Cremona, poi espulso nel 2008. Gli fa eco il Sottosegretario alla Presidenza della regione Lombardia, Gustavo Cioppa, già procuratore capo a Pavia, ritornando anche sui fatti di Istanbul, nei quali si è versato ancora una volta «sangue innocente, alimentando il clima di terrore. Le misure di controllo e lotta al terrorismo sono le più rigorose – continua Cioppa – vengono prese e rafforzate nella consapevolezza che devono ridurre il rischio, anche se da sole non bastano». Massima allerta, dunque, anche in provincia di Brescia, tenendo conto dei mutamenti del terrorismo, dalle Torri Gemelle a oggi, da Al Qaeda in poi. L’intento rimane immutato: diffondere la paura, «unica vera arma nelle mani dei massacratori jihadisti – afferma Dell’Osso – per questo serve adeguata capacità d’azione».
Attentati equiparabili a episodi di guerra
Il procuratore generale parla di attentati equiparabili a episodi di guerra, messi a segno in maniera così organizzata da permettere anche a una sola persona di compiere un massacro. Gruppi di terroristi disseminati in una galassia di correnti. Ma a contrastare questo pericolo in Italia c’è un sistema di intelligence «dalla capacità molto alta, e lo testimoniano le azioni compiute e a loro e alle forze dell’ordine, sempre in prima linea, va la riconoscenza di Regione Lombardia e del nostro paese – evidenzia ancora Cioppa che si augura nuovi orizzonti di pace per l’anno appena iniziato, stigmatizzando tutti gli episodi che hanno coinvolto persone innocenti. Fa appello a tutti quei valori su cui si fondano civiltà e democrazia. «Il terrorismo vorrebbe privacene e farci vivere sotto l’ incubo di una costante paura che qualcosa di grave possa accadere». E se da un lato si confida nell’intuito investigativo degli uomini dei servizi di sicurezza, dall’altro si esortato i cittadini a mantenere le proprie abitudini. «La nostra vittoria l’abbiamo già conseguita e continueremo a conseguirla soprattutto non facendoci privare della libertà di continuare a vivere serenamente la quotidianità».
Lilina Golia
3 gennaio 2017 | 10:30