I familiari delle vittime: stanchi dell’assenza di esponenti dello Stato
Muilano, 13 dicembre 2017 – «È vero oggi è il 12», indovina un passante dallo striscione di testa mentre il corteo lungo e magro, che in fondo pare tutto gonfaloni e divise, attraversa piazza del Duomo col sottofondo della urla d’una massa di adolescenti in attesa di qualche loro idolo in via Mercanti. Troppo rumorosa oggi questa piazza, per ascoltare quel silenzio che «gridava», 48 anni fa, quando era murata da «migliaia e migliaia» di persone ai funerali, ricorda Carlo Arnoldi, presidente dell’Associazione Familiari e vittime di Piazza Fontana.
Una risposta «di popolo» che «contribuì» «a sconfiggere la strategia della tensione» e salvare la democrazia, ricorda nel suo messaggio il Presidente Sergio Mattarella, e dice che la strada della verità va ancora «perseguita». Come hanno fatto le famiglie delle vittime e i feriti, ricorda il sottosegretario della Regione Gustavo Cioppa. E se è mancata la giustizia, «le indagini degli anni ’90 non sono state inutili – ricorda Guido Salvini, il magistrato che le ha riaperte -. Le sentenze danno» ai neonazisti di Ordine nuovo «una paternità» della strage «chenon può essere discussa». «I colpevoli ci sono e sono i fascisti», sintetizza il sindaco Beppe Sala, e ai «rigurgiti» di saluti romani, blitz, provocazioni e vandalismi che hanno infestato gli ultimi mesi di vita pubblica non solo milanese «dobbiamo rispondere con un antifascismo militante». «Bisogna mettere fuorilegge le associazioni naziste e fasciste, le leggi ci sono», taglia corto dal palco la presidente nazionale dell’Anpi Carla Nespolo, mentre quello milanese, Roberto Cenati, invita «gli antifascisti e i democratici» domani in consiglio comunale, dove si discute la mozione di maggioranza per negare spazi, partocini e contributi a chi non si riconosce nei valori della Costituzione.
«Ci sono forze politiche che non prendono le distanze dal fascismo, rimane che chi lo fa deve moltiplicare gli sforzi», chiosa Sala. Anche «portando in piazza l’anno prossimo più giovani». E più persone in generale, perché, dice Arnoldi, anche se son passati «gli anni terribili in cui il 12 dicembre era un mero pretesto per contestare le istituzioni, a Bologna, a Brescia si mobilitano in migliaia: anche a Milano è tempo che la manifestazione sia una». Gli anarchici della Ghisolfa a Piazza Fontana arriveranno a sera insieme al corteo dei centri sociali partito da piazza Abbiategrasso. Dopo essersi riuniti in piazza Santo Stefano, più piccola e piena, per scoprire la nuova lapide a Claudio Varalli e Giannino Zibecchi, un blocco di granito a prova di nuovi vandalismi. Ma Claudia Pinelli ieri mattina era con l’associazione Familiari alla Casa della Memoria, per parlare a cento studenti. E prima di andare in piazza Santo Stefano era in Piazza Fontana, dietro le transenne, ad ascoltare Arnoldi dire il nome di suo padre Pino dopo quelli delle 17 vittime della bomba alla Banca dell’Agricoltura: un diciottesimo «presente», lontanissimo da quelli a braccio teso, per il ferroviere anarchico, «vittima due volte», anche di «pesantissimi infondati sospetti». Perché poi, chiarisce Arnoldi, quelli che «in questa piazza brillano per la loro assenza sono i rappresentanti dello Stato. Siamo stanchi di invitare tutti gli anni qualcuno per sentirlo poi declinare per impegni improvvisi. Certo, sanno che Milano è una città difficile, divisa. Ma sanno anche delle connivenze di apparati dello Stato che allora collaborarono nella strage, e si cerca di fare in modo che col passare degli anni sia dimenticata. Non lo sarà mai».
Fonte: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/strage-piazza-fontana-1.3602769