In manette Radion Suvac, 27enne, si cerca il complice. La 26enne consigliera del PD travolta di proposito dai ladri in fuga, finì in coma e riportò ferite al capo e al volto
«Per sei mesi non abbiamo pensato ad altro che stare vicino a nostra figlia, farle sentire il nostro amore e scegliere di volta in volta che cosa era meglio fare per lei. Non so più quante operazioni ha fatto, so che finalmente i segnali sono incoraggianti. Il percorso sarà lungo, ma adesso Elena riesce a parlarmi e fa qualche passo». Nelle parole di Idangela Vittadini non c’è (e non c’è mai stato) spazio per odio o rancore verso chi, quella sera di pioggia del 12 novembre scorso, ridusse in fin di vita la figlia, Elena Madama, 26 anni. Neppure oggi che, con un’indagine lunga e paziente, sono stati identificati i due balordi dell’Est (uno già arrestato) che la investirono con un’auto nel centro di Pavia, trascinandola per 700 metri e abbandonando poi la macchina con il corpo maciullato della ragazza, per sparire nel nulla. Idangela e il marito Lino ieri mattina erano in Procura, accanto al capo dell’ufficio, Gustavo Cioppa, che dopo averli abbracciati ha parlato della «fine di un incubo per i genitori di Elena ma anche per Pavia, che ha vissuto lo stesso dolore». Da loro solo parole di gratitudine per tutti: «Abbiamo sempre avuto fiducia negli investigatori, questo è un momento di soddisfazione. Dobbiamo ringraziare tutta la città che ci è stata sempre vicina e non ci ha mai fatto sentire soli». Elena, intanto, continua il suo difficile percorso. Uscita dal coma, ora è in riabilitazione all’Istituto neurologico Mondino.
L’arrestato è un moldavo di 26 anni, Radoon Suvac, ammanettato dalla polizia a Piacenza. C’era lui quella notte alla guida della Opel Insigna che in Strada Nuova travolse Elena, praticante avvocato e consigliere del Pd in Comune, che era appena uscita dall’ufficio. Vicino a Suvac c’era un russo di 18 anni, che ora è ricercato. I due facevano parte di una banda internazionale specializzata nel furto di navigatori satellitari ed è probabile che quella sera Elena avesse visto qualcosa che ha spinto deliberatamente i due a investirla, prima in retromarcia e poi in avanti, trascinandola per 700 metri. In questi mesi i due si sono spostati continuamente in vari Paesi d’Europa, e non per sfuggire agli investigatori ma perché occupati a piazzare la refurtiva all’estero.
Il lavoro della polizia è stato immane: si è partiti dall’analisi di 500 mila dati di traffico telefonico che aveva agganciato la cellula della zona dell’investimento, per arrivare a un numero, quello del russo, ripreso quella sera anche dalle telecamere della stazione di Pavia. Intercettando le sue telefonate gli investigatori sono risaliti anche a Radon Suvac, di cui avevano l’identikit, e ne hanno seguito i movimenti sino a quando la sua presenza è stata segnalata a Piacenza, dove era ospite di un connazionale che faceva parte della stessa banda. Adesso anche il russo avrebbe le ore contate.
7 maggio 2015 | 08:50
Luigi Corvi (ha collaborato Enrico Venni)