I pm contestano la premeditazione
«Ci pensavo da una settimana. Ormai non avevo scelta». Carlo Lissi, il padre omicida di Motta Visconti, ha passato sette giorni pianificando la strage della villetta di via Ungaretti. Ore trascorse a pensare a quel delitto, all’idea di uccidere la moglie Maria Cristina Omes, 38 anni, sette più di lui, e i figli Giulia di quasi cinque anni e il piccolo Gabriele di soli venti mesi. Lo ha detto lo stesso Lissi davanti al pm pavese Giovanni Benelli e al procuratore capo Gustavo Cioppa. I magistrati hanno chiesto al gip la convalida del fermo emesso domenica notte per triplice omicidio aggravato. Nella richiesta di emissione di una misura cautelare nei suoi confronti gli inquirenti hanno contestato anche l’aggravante della premeditazione. Un elemento «importante» per la ricostruzione del triplice delitto, avvenuto nella tarda serata di sabato scorso, poco prima della partita tra la Nazionale e l’Inghilterra.
La costruzione dell’alibi
Oltre alle parole dello stesso Lissi – che mercoledì mattina è stato interrogato dal gip pavese Annamaria Oddone per la convalida del fermo, avvalendosi della facoltà di non rispondere – i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno raccolto altri elementi che confermano, appunto, la premeditazione. Anzitutto il fatto che Lissi abbia insistito con un amico per vedere la partita dell’Italia in un bar del paese. Una circostanza anomala secondo lo stesso amico, visto che il 31enne impiegato informatico non lo aveva mai fatto prima. Quando l’amico è costretto a disdire l’appuntamento perché si sente poco bene, Lissi contatta Carlo Caserio, che vive poco lontano, e si «auto invita» via sms a casa sua dove vedrà effettivamente l’esordio della Nazionale ai Mondiali brasiliani insieme a una quindicina di persone. Per gli investigatori, Lissi non aveva altra possibilità di uscire di casa a quell’ora tarda – il match si è giocato a mezzanotte – e di approfittare della partita per costruirsi un alibi da un lato e inscenare la storia della finta rapina dall’altro.
Le autopsie per capire se aveva sedato i figli
Sempre mercoledì all’Istituto di medicina legale di Pavia le autopsie sui corpi delle tre vittime. Oltre al medico legale Marco Ballardini, presenti anche un genetista e un tossicologo e consulenti nominati dal legale di Lissi, Corrado Limentani. Gli inquirenti vogliono scoprire se Lissi abbia sedato i figli prima di metterli a dormire. Nelle sue confessioni il papà di Giulia e Gabriele ha detto che dopo aver affondato la lama alla gola dei figli loro non hanno avuto alcuna reazione. Nella richiesta di convalida del fermo i magistrati non hanno però inserito riferimenti al movente passionale. A quella collega di lavoro di cui Lissi s’era invaghito. La donna è stata risentita dagli inquirenti, ma non sarebbe emerso nient’altro. Lissi è in isolamento nel carcere di Torre del Gallo a Pavia. È sorvegliato a vista, dal giorno dell’omicidio non ha versato una lacrima.
Cesare Giuzzi
18 giugno 2014 | 08:06