Gustavo Cioppa domani all’Università di Brescia

L’incontro con Gustavo Cioppa si terrà domani alle 10:30 in Aula Magna.

Il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa parteciperà domani, lunedì 27 novembre, all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/2018 dell’Università degli Studi di Brescia.

Su delega del presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, Cioppa sarà presente domani, al civico 11 di viale Europa, a partire dalle 10:30 in Aula Magna.

26 Novembre 2017

Fonte: https://bresciasettegiorni.it/attualita/gustavo-cioppa-domani-alluniversita-brescia/

Ammazza moglie e figli a coltellate

Strage a Motta Visconti, Carlo Lissi crolla dopo una notte sotto torchio:

Quando ha visto che tutte le sue bugie non avevano più senso, verso le 4 del mattino Carlo Lissi è crollato: si è preso la testa fra le mani e nel silenzio gelido calato nella stanza degli interrogatori nella caserma dei carabinieri di Abbiate Grasso ha mormorato: «Voglio il massimo della pena». Poi è diventato un fiume in piena e ha raccontato in ogni dettaglio la notte dell’orrore, in cui per la malsana passione verso un’altra donna ha sterminato la sua famiglia. Sua moglie Cristina Omes, 38 anni, i suoi due bambini Giulia e Gabriele, di 5 anni e 20 mesi.

Carlo Lissi ha agito con freddezza e niente fino all’altra sera aveva fatto presagire le sue intenzioni che i carabinieri del nucleo investigativo di Milano e il procuratore di Pavia Gustavo Cioppa giudicano «premeditate».

La partita dell’Italia era infatti, data l’ora, un’occasione irripetibile per uscire di casa e crearsi un’alibi e fingere al suo ritorno la scoperta di una strage per rapina. L’altra sera, verso le 23, dopo aver sistemato i bambini a letto ed aver avuto un rapporto intimo con sua moglie, Lissi è andato in cucina, ha preso un coltello e mentre la donna stava guardando la televisione l’ha colpita alle spalle. Lei, incredula per la sua improvvisa ferocia, prima di morire gli ha chiesto: «perchè». Ma lui non le ha risposto e l’ha colpita con un pugno. Poi è salito nella stanza dei bambini. Prima ha tagliato la gola alla piccola Giulia, poi è andato nella camera matrimoniale e ha finito anche Gabriele.

Quindi verso le 23,30 è uscito dalla sua villetta in via Ungaretti a Motta Visconti ed è andato a raggiungere gli amici in un bar per vedere la partita dell’Italia. Lungo la strada ha gettato in un tombino il coltello che aveva usato per la strage. Una strage determinata dal fatto di voler eliminare la famiglia per sentirsi più libero e poter conquistare così il cuore di una collega di cui si era invaghito e che non lo corrispondeva. Un disgraziato. Avrà ciò che ha chiesto, il massimo della pena.

16 Giugno 2014

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2014/06/16/news/ammazza-moglie-e-figli-a-coltellate-1.35744844

Madre e due figli uccisi a coltellate

La tragedia a Motta Visconti, nel Milanese. Gli inquirenti: “Li hanno sgozzati”.

Potrebbe avere in tempi brevi un colpevole e un perché il triplice omicidio che ha scosso Motta Visconti (Milano), cittadina agricola tra Milano e Pavia, e che ha distrutto una famiglia intera, con una madre e i suoi due figli trovati uccisi nella loro abitazione.

Un delitto efferato, spietato, che ha creato «angoscia» perfino degli inquirenti. La donna, Cristina Omes, di 38 anni, e i due piccoli, Giulia e Gabriele, di 5 anni e di 20 mesi, sono stati sgozzati e sui loro corpi ci sono numerose altre lesioni che non fanno escludere un accanimento.

A trovarli è stato il padre, Carlo Lissi, di 31 anni, rincasando dopo la partita dell’Italia che aveva visto con altri amici, in paese. L’uomo è stato sentito dalla scorsa notte fino a questa mattina, e nei suoi confronti al momento non è stato emesso alcun provvedimento, anche se è rimasto «volontariamente» a disposizione degli investigatori che non hanno mai smesso di confrontare le sue dichiarazioni con quelle di parenti e testimoni, richiamandolo più volte in caserma. Il Procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, pur premettendo che «nessuna pista al momento è esclusa e che non ci sono indagati» ha però aggiunto che «gli accertamenti procedono a ritmi serrati» facendo intendere che nelle prossime ore potrebbero emergere piste precise se non dei fermi.

La coppia e i bambini vivevano in una villa nella zona residenziale di Motta Visconti, all’angolo tra via Di Vittorio e via Ungaretti, su un solo piano e con un grande giardino davanti, che è di proprietà della famiglia di lei, che gestisce un negozio di frutta e verdura. Cristina, in particolare, era conosciuta da tutti perché originaria del paese: «Lavorava come impiegata alle assicurazioni Sai – dice un residente – e prima del secondo figlio faceva la volontaria in Croce Rossa». Il marito, invece, un consulente informatico, lavorava a Milano.

Nella casa la scena apparsa ai soccorritori, intorno alle 2 della scorsa notte, è stata raccapricciante: sangue ovunque e i corpi della bambina nella sua cameretta, del piccolo nel letto matrimoniale e della donna, in soggiorno, martoriati. La cassaforte aperta e i contanti in essa contenuti, una cifra di non particolare entità, pare, spariti, ma senza segni di effrazioni evidenti sul forziere o sulla porta. Forse una messinscena. Al momento, però, non sembra che negli ambienti investigativi si dia molto credito all’ipotesi «esterna» cioè di una sanguinosa rapina, ma l’accanimento e l’assassinio del bimbo più piccolo, avrebbero fatto propendere i carabinieri di Milano, che conducono le indagini, verso un ambito privato.

In queste frenetiche ore si stanno ricostruendo i legami famigliari e le amicizie, sentendo i testimoni, che per tutto il giorno sono stati convocati in caserma a Motta e ad Abbiategrasso (Milano). Tra essi gli amici con cui il marito della vittima ha visto la partita dei Mondiali in televisione, la madre di lei, la cognata di lui e alcuni vicini che potrebbero aver udito delle grida. A mancare, oltre all’arma del delitto (ma si attendono alcune comparazioni su alcuni oggetti definiti «compatibili) è il movente, per trovare il quale si sta scavando nei rapporti privati della coppia, apparentemente buoni anche se alcuni testimoni invece avrebbero raccontato ai giornalisti di gravi problemi. Domani mattina, nella villa in via Ungaretti, è previsto un sopralluogo del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma che, sulla scena già “cristallizzata” dagli investigatori, dovrà compiere una seconda serie di più approfondite analisi.

15 Giugno 2014

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2014/06/15/news/madre-e-due-figli-uccisi-a-coltellate-1.35744325

Impiegata dell’Asl di Pavia arrestata perché “finta cieca”

Falsificava pratiche per i disabili e in cambio prendeva una parte delle pensioni che faceva elargire alle famiglie dal suo sportello

Al suo posto di lavoro era sempre puntuale, precisa ed efficiente. E soprattutto ci vedeva benissimo. Per l’Inps invece si era inventata una cecità totale che le fruttava discreti rimborsi. Poi era riuscita a istruire false pratiche pure per la madre (fatta risultare cieca anche lei), per il figlio e per una lunga serie di amici e conoscenti. Creava invalidità dal nulla, in cambio di una parte dei soldi che i finti disabili poi ricevevano. I casi accertati sarebbero 135. La truffa all’Inps si aggira sul milione e mezzo di euro.

Ancora tutto da chiarire il meccanismo ideato da un’impiegata dell’Asl di Pavia, dislocata una decina di anni fa alla azienda sanitaria dalla Prefettura pavese, per truffare l’Inps. È stata arrestata stamattina a casa sua, a Torre d’Isola, pochi chilometri di distanza dal capoluogo. Da alcuni giorni la donna, Guiduccia Massolini, 51 anni, era in malattia. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Pavia, coordinati dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pavia, Gustavo Cioppa,andavano avanti da oltre un anno e le continue incursioni all’Asl non le erano sfuggite. Probabilmente aveva capito cosa stavano cercando. Gli accertamenti sono ancora in corso e verranno sentite almeno 400 persone, tra possibili sospettati di aver approfittato delle sue pratiche truffaldine e pubblici ufficiali che potrebbero averla agevolata. Nei confronti della dipendente, qualifica assistente amministrativo, l’accusa è di corruzione e truffa.

Pare comunque che all’Asl facesse tutto da sola. Dal 2002 lavorava al piano terra della moderna struttura in via Indipendenza, dove ci sono gli sportelli e gli ambulatori per le Fragilità e le Invalidità Civili. Guiduccia, una biondina determinata e risoluta, non era a contatto con il pubblico, sbrigava le pratiche successive. Controllava i documenti, incrociava richieste e valutazioni mediche, poi inseriva i dati per l’ok ai rimborsi e li inviava all’Inps per i pagamenti. Così deve aver capito che non sarebbe stato poi tanto difficile attribuire invalidità inesistenti a persone reali. Un genere di truffa già sperimentato in passato e che le era valsa una condanna nel 2009. Ma allora il raggiro era stato stato di minore gravità (pare avesse fatto ottenere un’indennità maggiorata alla madre), al punto che aveva continuato tranquillamente a lavorare.

Per 8 anni è rimasta dell’ufficio Invalidi, fino a quando nel novembre del 2010, Massolini si è spostata al 4/o piano, a lavorare al Bac (Badget, Acquisti e Controlli), un settore puramente amministrativo. Ma intanto aveva perfezionato un discreto numero di finte pratiche. «Un’ attività truffaldina ampiamente consolidata – hanno detto oggi gli inquirenti – I casi oggetto dell’indagine si sarebbero verificati dal 2005 al 2011 in concorso con altre persone e grazie ovviamente anche alla compiacenza di svariati cittadini ben felici di diventare oggetto di rimborsi, percepiti ingiustamente». Ovviamente Guiduccia non agiva solo per aiutare il prossimo: secondo le indagini dai finti invalidi riceveva dal 50 al 70% delle somme erogate.

13 Gennaio 2012

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2012/01/13/news/impiegata-dell-asl-di-pavia-br-arrestata-perche-finta-cieca-1.36505871

LOMBARDIA. PAVIA, 450 ANNI GHISLIERI, MARONI: MATTARELLA ATTENTO AI TERRITORI

(mi-lorenteggio.com) Pavia, 13 giugno 2017 –  “Da quando e’ presidente, e’ gia’ venuto diverse volte in Lombardia, conosce il nostro territorio e i nostri problemi. E’ una persona leale e attenta ai territori, per questo mi sono permesso di chiedergli un aiuto nell’interlocuzione con il Governo. Abbiamo molte partite aperte con Palazzo Chigi, sulle risorse naturalmente. Spero che anche la giornata di oggi possa convincerlo a darci una mano”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, conversando con i giornalisti al termine della vista del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, al Collegio Ghislieri di Pavia.

“Il Collegio Ghislieri e’ un luogo carico di storia, come radici profonde hanno questa citta’ e tutta la Lombardia. La nostra regione e’ prima in Italia e in Europa sotto molti punti di vista, compreso quello della cultura”.

“Voglio arrivare allo Statuto Speciale per la Lombardia. Il significato concreto del nostro referendum e’ questo. Vogliamo almeno meta’ del nostro residuo fiscale, che ammonta a 54 miliardi, cioe’ 27 miliardi. E’ il doppio del nostro attuale bilancio e ci permetterebbe di risolvere tutti i problemi, a beneficio dell’Italia e delle altre Regioni. Non si tratta di un atto di egoismo, ma anzi di generosita’ solidale”.“La presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella o alla cerimonia celebrativa dei 450 anni del Collegio Ghislieri di Pavia e’ assolutamente significativa sia per l’attenzione che il Presidente riserva alla Lombardia, sia a questa prestigiosa istituzione educativa. Ancora oggi il Patronato del Presidente della Repubblica e il Ministero dell’Universita’ riconoscono il Collegio come “Ente di alta qualificazione culturale” riconfermandone il prestigio e la validita’ del progetto educativo” ha detto il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa, al termine della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Collegio Ghisleri di Pavia per la cerimonia celebrativa dei 450 anni. “Il collegio- ha proseguito Cioppa – ha saputo nella sua lunga storia rinnovarsi interpretando, pur rimanendo fedele ai suoi valori, il cambiamento di epoche che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese. Voglio formulare un augurio affinche’ la consolidata tradizione dei valori che l’Istituzione ha saputo tramandare fino ad oggi, possa accompagnare anche le future generazioni affinche’ individuino nel Collegio un strumento di crescita personale. L’auspicio – ha concluso il sottosegretario – e’ che gli studenti di oggi e di domani trovino in esso un riferimento culturale che sappia loro infondere quel senso identitario fondamentale in una societa’ globalizzata come l’attuale”.

Redazione

13-06-2017 12:36:10 pm

Fonte: https://www.mi-lorenteggio.com/2017/06/13/Archivio54132/57083/

Madre e figli uccisi a Motta Visconti (Milano). L’arma del delitto non si trova

Sono ancora tutte aperte le ipotesi sulla strage avvenuta la scorsa notte a Motta Visconti (Milano), dove un uomo rincasando dopo la partita, ha trovato la moglie e i due figli uccisi. I carabinieri della compagnia di Abbiategrasso e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano stanno sentendo il capofamiglia, i vicini e i parenti.

Al momento però non si sbilanciano su alcuna ipotesi anche se la sensazione che si avverte dopo i primi rilievi scientifici è che la possibilità di una rapina finita nel sangue sia presa un po’ meno in considerazione rispetto a una tragedia familiare, come ad esempio un omicidio-suicidio. L’efferatezza dell’esecuzione, infatti, e il fatto che sia stato ucciso anche il bambino più piccolo, incapace di testimoniare alcunché, lascia pensare che l’obiettivo di chi ha agito sia stato il nucleo familiare e che la tragedia non sia la reazione degenerata di una rapina finita male.

Nel corso del sopralluogo di investigatori e inquirenti nella villetta di via Ungaretti a Motta Visconti (Milano) non è stata trovata l’arma del delitto. Lo ha spiegato il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, precisando che al momento non ci sono elementi per ipotizzare un omicidio-suicidio.

La cassaforte è stata aperta
Dal breve incontro con il procuratore capo di Pavia all’esterno della caserma di Motta Visconti (Milano), sono emersi anche alcuni particolari sulla dinamica della strage. Una cassaforte che si trovava nella villa è stata trovata aperta e svuotata dei contanti in essa contenuti definiti “cifra di poco conto”. Ma né sul forziere né sulla porta di ingresso sono state rilevate effrazioni macroscopiche.

Il particolare della cassaforte aperta, non è detto che da solo configuri una rapina, perché non si può escludere al momento che si sia trattato di una messa in scena.

La dinamica del delitto è ancora in fase di accertamenti, ma intanto è stato confermato che l’arma del delitto non è ancora stata trovata, che la bimba di 5 anni è stata trovata nella sua stanza, il bambino nel letto matrimoniale, mentre il corpo della madre era riverso in soggiorno.

Il procuratore Cioppa non ha escluso nelle prossime ore possibili svolte nelle indagini sulla tragedia. Il magistrato ha detto che «le indagini procedono a ritmi serrati» facendo intendere che nelle prossime ore potrebbero emergere delle piste concrete.

Dopo i primi rilievi effettuati dalla sezione scientifica dei carabinieri di Milano si attende l’arrivo del Ris di Parma che effettuerà ulteriori analisi sul luogo del delitto.

Il marito ha lasciato la caserma dei carabinieri
Intanto, il marito della donna, Carlo Lissi, ha lasciato la caserma dei carabinieri di Abbiategrasso. Il professionista di 31 anni era stato lungamente sentito nel corso della notte.

L’uomo è stato sentito prima dai carabinieri e poi dal magistrato di turno che coordina le indagini ma nei suoi confronti non sono stati presi provvedimenti e in mattinata l’uomo ha lasciato la caserma. Il particolare conferma alcune indiscrezioni in ambienti investigativi secondo le quali l’ipotesi della rapina o dell’ omicidio in famiglia è ritenuta meno plausibile, al momento, rispetto a quella di un omicidio-suicidio.

15 giugno 2014

Fonte: https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-15/madre-e-figli-uccisi-motta-visconti-milano-marito-ha-lasciato-caserma-carbinieri–152954.shtml?uuid=ABQ5xQRB

Dionigi Tettamanzi, il saluto di Milano al suo arcivescovo in Duomo: “E’ stato un grande maestro per tutti”

Dalla camera ardente di Triuggio per l’ultimo saluto dei fedeli e per i funerali di martedì mattina. Sala: “Troveremo il modo per rendere omaggio al suo pensiero”

E’ stato il giorno della veglia in Duomo per il cardinale Dionigi Tettamanzi, morto sabato mattina a Triuggio, la cui salma è stata composta con la veste rossa cardinalizia e, secondo la secolare tradizione degli arcivescovi ambrosiani, con gli abiti liturgici pontificali di colore bianco. L’auto con la salma di Tettamanzi è arrivata in piazza Duomo alle 15.30 e dalle 16 (fino alle 22) sarà possibile per i milanesi sostare per la preghiera e omaggiare così l’amato arcivescovo emerito di Milano. Il sagrato è stato momentaneamente chiuso al pubblico con transenne e a fianco degli ingressi principali della Cattedrale sono stati posti sei banchetti con i registri per le condoglianze. Un altro registro, per chi vuole lasciare un messaggio, è a disposizione anche davanti all’ingresso laterale. Il feretro è stato posto davanti all’altare maggiore, al suo ingresso ha suonato la campana maggiore del Duomo.

Già ieri, nella Villa del Sacro Cuore di Triuggio, dove era stata allestita la camera ardente sono state migliaia le persone che sono andate a salutarlo per l’ultima volta. Ad accogliere il feretro sul sagrato della Cattedrale, ci sono l’arciprete, l’arcidiacono, il cerimoniere ed il vice cerimoniere. Presenti i rappresentanti istituzionali di Comune, Regione e prefettura. Il sindaco di Milano Beppe Sala ha accolto il feretro con l’arciprete Gianantonio Borgonovo. E, prima di entrare, ha spiegato di voler trovare un modo per rendere omaggio al cardinale: “Mi  confronterò con la Curia e con la famiglia del cardinale: più che grandi celebrazioni sarebbe già importante ridare ordine al suo pensiero, perché lui era avanti non solo sull’attenzione agli ultimi, ma aveva anticipato anche un po’ la crisi e i suoi effetti su famiglia società e lavoro, per cui aveva fatto iniziative su famiglia e lavoro già nel 2009-2010. Quindi, già rimettere insieme i suoi insegnamenti e il suo pensiero potrebbe essere una cosa buona. E’ stato un grande maestro per Milano”.

Condividi  Davanti all’altare maggiore, l’arciprete pregherà un’orazione dal rituale, poi l’arcidiacono apporrà i sigilli secondo tradizione. Il corpo, secondo l’uso delle Esequie Ambrosiane, sarà collocato con i piedi rivolti verso l’altare del Duomo. Sulla bara è posto l’Evangeliario Ambrosiano, aperto alla pagina della Domenica di Risurrezione. Accanto arderà il cero pasquale.
Prima di dirigersi verso Milano, il corteo funebre ha deviato verso la chiesa parrocchiale di Renate, dove il cardinale Tettamanzi è stato battezzato, ha celebrato la prima messa. Davanti alla Chiesa il parroco di Renate e Veduggio don Antonio Pigliafreddi ha benedetto la salma e recitato una preghiera.

Domani alle 11 in Duomo la celebrazione dei funerali, presieduti dall’ex arcivescovo, Angelo Scola, attualmente amministratore apostolico della diocesi che al termine del Rosario celebrato alla veglia funebre ha chiamato Tettamanzi “padre e maestro” e ha aggiunto: “La personalità e la storia del cardinale, il suo essersi speso per la chiesa e per gli  uomini per lungo tempo diventi un interrogativo, in primis per me,  su come noi stiamo vivendo la nostra vita”.

I funerali verranno concelebrati dal neo arcivescovo, Mario Delpini e da tutti i sacerdoti che vorranno concelebrare, tra i quali Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Il Duomo sarà aperto dalle 7 per permettere ai fedeli di entrare: ma si ricorda che c’è da superare i controlli di sicurezza, che potrebbero allungare le attese. A rappresentare la Regione Lombardia ci sarà Gustavo Cioppa, sottosegretario alla Presidenza, come annunciato da un comunicato della regione. E ci sarà anche il presidente del Consiglio regionale della Lombardia Raffaele Cattaneo.

07 agosto 2017

Fonte: https://milano.repubblica.it/cronaca/2017/08/07/news/dionigi_tettamanzi_morto_a_milano_duomo-172573575/?ref=search

Pavia, falsi incidenti con procurati aborti per incassare la polizza: dieci indagati

Gli incidenti sospetti segnalati dalla polizia stradale a Pavia, Chignolo Po, Miradolo Terme, Binasco e Codogno. Le persone sotto inchiesta sono romene e risiedono nelle province di Pavia e Lodi

Dieci persone, la maggior parte di nazionalità romena, sono indagate dalla Procura di Pavia con l’accusa di aver simulato falsi incidenti per frodare le assicurazioni e incassare i soldi delle polizze. Due donne, secondo quanto è emerso dalle indagini, si sarebbero anche procurate (in maniera volontaria e clandestinamente) un aborto con lo scopo dichiarato di aumentare l’indennizzo. A dare notizia dell’inchiesta è il quotidiano La Provincia pavese.

Le vicende finite al centro dell’attenzione degli inquirenti si sarebbero verificate nel Pavese (in particolare a Pavia, Chignolo Po e Miradolo Terme), ma anche a Binasco (Milano) e a Codogno (Lodi). Ad avviare i primi accertamenti, nel 2012, è stata la polizia stradale di Stradella (Pavia). L’indagine coordinata dal procuratore Gustavo Cioppa, partita inizialmente da un caso isolato, si è poi allargata coinvolgendo anche altri incidenti sospetti. Le persone indagate risiedono nelle province di Pavia e Lodi.

27 gennaio 2015

Fonte: https://milano.repubblica.it/cronaca/2015/01/27/news/pavia-105876633/?ref=search

Pavia, estorsioni e frodi per gli appalti al San Matteo: arrestati due imprenditori milanesi

L’operazione ha portato al sequestro di 4 milioni di euro in contanti, gioielli e orologi: nel mirino un appalto che era stato aggiudicato con un ribasso di quasi il 45 per cento alla EdilMazzei srl

Si sono aggiudicati un appalto da due milioni e mezzo di euro per lavori di manutenzione ordinaria al Policlinico San Matteo di Pavia (dal giardinaggio alla falegnameria, ma anche le riparazioni quotidiane nei reparti) presentando un’offerta al ribasso, con una percentuale di abbattimento dei costi del capitolato di quasi il 45 per cento. E per rientrare dall’investimento si sono rivalsi sulle imprese subappaltatrici, che sarebbero state costrette (dietro pesanti minacce) a restituire parte dei compensi ricevuti: le tangenti, secondo l’accusa, venivano pagate dietro l’emissione di fatture false, relative ad operazioni inesistenti emesse dall’azienda vincitrice dell’appalto. Con queste accuse sono stati fermati due imprenditori milanesi, padre e figlio, sui quali pesano le ipotesi di reati come estorsione, turbativa d’asta e frode fiscale.

Giuseppe Mazzei, 57 anni, titolare e responsabile legale della EdilMazzei srl (società di Milano che ha la sua sede operativa a Pioltello), e il figlio Antonio, 25 anni, socio dell’azienda, sono stati raggiunti dall’ordine di custodia cautelare emesso dalla Procura di Pavia ed eseguito dal comando provinciale della guardia di finanza. I loro fermi sono avvenuti dopo gli ulteriori sviluppi di un’inchiesta particolarmente complessa, in corso da mesi, coordinata dal procuratore capo Gustavo Cioppa e condotta dai sostituti Mario Venditti e Mario Andrigo. L’indagine ha consentito di accertare che la EdilMazzei srl ha potuto offrire un ribasso così consistente per aggiudicarsi l’appalto al San Matteo, in quanto il titolare era certo che si sarebbe potuto poi rivalere sui subappaltatori. E sono stati proprio i titolari di una decina di piccole imprese locali, stanchi di dover subire continue minacce e di vedere compromessa la loro attività, a denunciare questi fatti agli inquirenti.

La guardia di finanza di Pavia ha sequestrato poco meno di 4 milioni di euro in contanti, oltre a gioielli e orologi per circa 100mila euro. Erano in alcune casseforti nella ditta e nell’abitazione dei fermati. Da quanto è emerso dall’indagine (che è ancora in corso e che potrebbe portare a ulteriori sviluppi), le ditte subappaltatrici avrebbero pagato le tangenti alla EdilMazzei srl con bonifici diretti a banche slovene e croate.

Successivamente alcuni corrieri si recavano in Slovenia e in Croazia per prelevare i soldi e portarli (ovviamente in nero) in Italia. “Voglio ringraziare i miei collaboratori e la guardia di finanza per come hanno condotto l’indagine – ha rimarcato il procuratore Gustavo Cioppa – Ma il mio grazie va anche agli imprenditori onesti e ai cittadini pavesi che, con le loro testimonianze, hanno permesso di portare alla luce questo sistema di malaffare”.

04 marzo 2015

Fonte: https://milano.repubblica.it/cronaca/2015/03/04/news/pavia_estorsioni_e_frodi_per_gli_appalti_al_san_matteo_arrestati_due_imprenditori_milanesi-108730956/?ref=search

Motta Visconti, il marito: “Ho ucciso moglie e figli, poi sono andato a vedere gli Azzurri”

Dopo ore di interrogatorio è crollato: “Datemi il massimo della pena”. Il film della strage: ha fatto l’amore con lei, poi l’ha accoltellata alle spalle. La vittima urlava: “Carlo, Carlo perché mi fai questo?”

E’ una tragedia che ha lasciato sbigottiti perfino investigatori incalliti e magistrati di lungo corso quella che si è consumata sabato notte in una villa a Motta Visconti (Milano) dove un uomo, ora sottoposto a fermo, ha ucciso la moglie e i suoi due figli sgozzandoli senza pietà. Lei dopo aver fatto l’amore, i due piccoli nel sonno, in mezz’ora definita “di evidente follia ma lucida”. Un orrore che sarebbe stato abbastanza sconvolgente anche senza un ancor più raccapricciante finale: dopo la mattanza l’uomo è andato in un pub con un amico a vedere la partita dell’Italia, esultando per i gol come se niente fosse.

Cosa abbia spinto davvero Carlo Lissi, informatico di 31 anni, a commettere questa strage, a sterminare la sua famiglia, Cristina Omes, funzionaria assicuratrice di 38 anni, la figlia Giulia di cinque anni e Gabriele, il fratellino di appena 20 mesi, non è ancora del tutto chiaro. Secondo i carabinieri, che lo hanno prima sentito e poi interrogato per ore, avrebbe agito sotto la spinta di una passione morbosa per una collega, che lo respingeva facendo forse montare in lui la sensazione che la sua stessa famiglia fosse un peso, che il suo stato civile di uomo sposato si frapponesse tra lui e la felicità.

Fatto sta che l’uomo, che sulle prime aveva inscenato una sanguinosa rapina e aveva dato l’allarme al 118 rientrando a casa, intorno alle 2, alla fine è crollato nel momento in cui gli investigatori dell’Arma gli hanno contestato la sua passione per un’altra donna. Una giovane collega arrivata da pochi mesi nella multinazionale di Assago (Milano) dove lui lavorava e che a mettersi con un uomo non libero (lei che era fidanzata e appena andata a convivere) non ci pensava proprio.

Così, dopo aver creduto di essere riuscito a depistare le indagini, ed essere anche tornato a casa per cambiarsi e riposare, è stato richiamato in caserma e si è trovato sotto torchio. Mano a mano che giungevano riscontri scientifici e testimonianze la sua versione dei fatti si sgretolava. Soprattutto per aver detto di aver tentato di soccorrere la moglie e poi, di sopra, i bambini, ma nulla di quello che avrebbe toccato lungo il tragitto era sporco di sangue. Un particolare che ha fatto subito suonare un campanello d’allarme nella testa dei carabinieri. Ed era la pista giusta. Alla fine, dopo essersi preso la testa fra le mani e aver invocato per sé “il massimo della pena” Carlo Lissi “si è come lasciato andare e da quel momento è stato un fiume in piena”.

A raccontarlo sono stati, nel corso di una conferenza stampa tenutasi a Milano, il procuratore capo di Pavia Gustavo Cioppa e il comandante provinciale dei Carabinieri di Milano, Maurizio Stefanizzi. “Non c’è stato un raptus o un elemento scatenante – hanno aggiunto gli inquirenti – come una lite, o una brutta notizia: Lissi ha agito in modo lucido, nonostante il folle gesto”. E mai l’uomo aveva dato adito a violenze in famiglia o a liti particolari con i conoscenti.

Sono circa le 23 quando Carlo e la moglie, Cristina, si trovano nel soggiorno della villa. I bambini dormono di sopra. I due hanno un rapporto sessuale, poi lei si adagia su un divano, a guardare la tv, e lui si alza e va in cucina. Un gesto normale, come per bere un bicchiere d’acqua, ma quando torna impugna un lungo coltello, si porta silenziosamente alle spalle della moglie e la colpisce di punta tra la gola e le spalle. Lei scatta in avanti, barcolla, si gira, lo guarda negli occhi e gli chiede “Carlo che stai facendo… perché?”, grida “aiuto” (la sua voce verrà sentita dai vicini ma scambiata per un urlo per la partita di calcio, anche se non era ancora cominciata) ma come risposta ottiene un pugno che la fa stramazzare al suolo. Una volta a terra lui la colpisce ancora con altri tre o quattro fendenti, all’addome e alla schiena. Per la donna non c’è scampo.

A quel punto l’uomo sale al piano di sopra, dove ci sono la camera matrimoniale e le due camerette dei bambini. Prima va in quella della figlia di cinque anni, le appoggia una mano sul collo e le affonda con l’altra, di punta, tutto il coltello nella gola. La piccola morirà senza nemmeno svegliarsi. Poi va nella camera grande, dove il fratellino abitualmente viene fatto addormentare per poi essere spostato in cameretta: anche a lui, di soli 20 mesi, l’uomo fa scendere la lama profondamente, di punta, nella gola, tenendo fermo il collo, mentre dorme profondamente.

Quindi scende in cantina (è ancora in mutande), si fa una doccia, risale, si veste. Ha un appuntamento con un amico per vedere la partita dell’Italia. Come niente fosse si prepara, sale sull’auto, si ferma alcune centinaia di metri dopo, si sbarazza del coltello gettandolo in un tombino, arriva al pub dell’appuntamento, saluta l’amico e guarda la partita. Poi alle 2 torna a casa, e inscena il ritrovamento dei corpi e il panico per la strage della sua famiglia da parte di sanguinari rapinatori per svaligiare la cassaforte. Ma era tutta una bugia.

La verità è che tra le 23 e le 23.30 aveva fatto mattanza dei suoi cari. Si è lavato, è salito in auto ed è andato all’appuntamento con un amico che lo aspettava in un pub del paese, lo Zymè, come da programma. “Non tremava, non era nervoso, sorrideva e parlava di calcio, come tutti, emozionato” dirà un vecchio conoscente, sentito più volte in caserma.

Adesso, nel carcere di Pavia, accusato di triplice omicidio, non esulta più. Ha capito che l’orrore che ha scatenato lo accompagnerà per sempre. Dovrà anche spiegare se la decisione di uccidere gli sia balenata in quei maledetti momenti o se invece abbia premeditato la carneficina guardando il calendario delle partite dei Mondiali nella speranza di sfruttare quell’alibi. Ma è un particolare, questo, che non cambierà lo scenario di morte che si è lasciato alle spalle.

Simone Bianchin

16 giugno 2014

Fonte: https://milano.repubblica.it/cronaca/2014/06/16/news/motta_visconti_madre_e_due_figli_piccoli_sgozzati_in_casa_nel_milanese_fermato_il_marito-89079772/?ref=search