Milano, carabiniere ucciso in caserma: il giallo del caricatore

Andrea Vizzi è morto durante un’esercitazione. “L’arma non doveva avere colpi”

Milano, 14 febbraio 2018 – Quel colpo non avrebbe mai dovuto partire dall’arma. La Beretta Pm12 doveva essere scarica. O meglio, il caricatore della pistola mitragliatrice doveva essere scarico. E invece qualcosa non ha funzionato, forse nella fase di scaricamento. A farne le spese è stato Andrea Vizzi, centrato al petto da un proiettile calibro 9 esploso da pochi metri: inutili le manovre di rianimazione andate avanti per 45 minuti; il militare è morto durante il trasporto in ambulanza dalla caserma Montebello al pronto soccorso del Policlinico.

Il giorno dopo la tragedia che ha scosso i carabinieri di Milano e di tutta Italia non c’è ancora una spiegazione definitiva. I genitori dell’appuntato 33enne, originario della leccese Corigliano d’Otranto, sono arrivati nel primo pomeriggio di ieri con un volo Brindisi-Linate e hanno raggiunto all’obitorio di piazzale Gorini la fidanzata di Vizzi, agente di polizia, e l’altra figlia residente a Torino; ad accoglierli c’era il comandante generale Giovanni Nistri. Messaggi di vicinanza sono giunti da tutte le istituzioni nazionali e cittadine: dal sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi («Ci stringiamo intorno ai parenti») al sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa («Il suo ricordo resterà sempre vivo»). Del caso si stanno occupando i carabinieri del Nucleo investigativo, coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Sara Arduini.

Dopo le dimissioni dall’ospedale San Carlo, dov’è stato ricoverato per una notte in stato di choc, il vice brigadiere che ha accidentamente ucciso Vizzi è stato sentito dai colleghi di via Moscova per avere la sua versione; a breve verrà aperto un fascicolo per omicidio colposo in cui il 46enne verrà iscritto come atto dovuto per i successivi approfondimenti. Di quella squadra, composta da quattro elementi, lui era il responsabile: una lunga esperienza tra Radiomobile e Antidroga, il militare era entrato sin dall’inizio nelle Api, le Aliquote di primo intervento istituite a fine 2015 dopo l’attentato al Bataclan per intervenire in caso di eventuali assalti terroristici; Vizzi, invece, aveva fatto ingresso nel reparto qualche mese fa, proveniente dalla stazione di Arese. 

Tutto è successo in pochi secondi, poco prima delle 18 di lunedì, durante un’esercitazione al piano -2 della Montebello, in un’area riservata proprio all’addestramento delle Api in uno scenario che ricalca quello del parcheggio di un centro commerciale. Il 33enne impersonava un attentatore armato di coltello che all’improvviso aggredisce un militare in strada, simulando uno dei casi accaduti di recente in Inghilterra. Era senza giubbotto antiproiettile, visto che si trattava di un’esercitazione «in bianco», vale a dire con armi scariche. Eppure il colpo è partito comunque, dalla Pm12 imbracciata dal vice brigadiere e capo squadra. Cosa non ha funzionato? Urge una premessa: è da escludere che un colpo sia rimasto in canna, come può capitare con la pistola Beretta d’ordinanza; la Pm12 è un’arma automatica a massa battente, cioè con una sorta di stantuffo posteriore che spinge il proiettile verso l’esterno e per la quale il caricamento di ogni singolo colpo non è effettuato dall’operatore. Quindi, una cosa pare certa: se il colpo è partito, vuol dire che il caricatore era inserito. L’ipotesi più probabile è che il vice brigadiere lo abbia introdotto nella mitragliatrice convinto che fosse privo di proiettili, sicuro di averlo scaricato completamente. Scartata dai colleghi del 46enne – descritto come esperto e molto scrupoloso nel suo lavoro (ieri sera in tanti lo hanno accolto con un abbraccio senza parole al rientro in caserma) – l’ipotesi dell’inserimento volontario di un caricatore pieno, anche solo per simulare un livello di stress il più vicino possibile a una situazione di reale pericolo e con la convinzione che il proiettile non sarebbe mai potuto partire neppure per sbaglio.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/carabiniere-morto-caserma-1.3724141

Regione Lombardia ricorda le donna vittime di mafia

Milano, 20 marzo 2018 – Regione Lombardia ha ricordato le vittime delle mafie nel corso di una giornata promossa dal Consiglio regionale, in cui protagoniste sono state soprattutto le donne che lottano e che sono state vittime della criminalità organizzata.

“Oggi le donne possono essere una delle chiavi più potenti per contrastare la mafia e debellare questa cultura che si trasmette da una generazione all’altra – ha commentato il presidente del Consiglio regionale, Raffaele Cattaneo – possono avere ruolo ancora più important”». In questi cinque anni “il Consiglio regionale ha voluto dare una risposta in positivo, perché non basta dire che la mafia riguarda anche il nostro territorio – ha aggiunto – ma ci vuole sensibilizzazione e cultura della legalità”. Alla giornata ha partecipato anche Maria Lusida Iavarone, docente di scienze pedagogiche e madre di un ragazzo aggredito e gravemente ferito da una baby gang a Napoli: “I ragazzi sono i radar della legalità”, ha commentato. Sono intervenuti anche Gustavo Cioppa, sottosegretario alla Presidenza della Giunta regionale, Alessandra Cerreti, magistrato della Direzione distrettuale antimafia e Nando Dalla Chiesa, presidente del Comitato tecnico scientifico per la legalità e il contrasto alle mafie. oltre a 230 studenti delle scuole superiori lombarde. “Questa commemorazione – ha dettp Cerreti – non è fine a se stessa ma serve per comprendere il presente e migliorare il futuro, con la cultura e rifiutando le logiche mafiose che serpeggiano ovunque, perche’ qualsiasi forma di prevaricazione è mafia, perché la mafia e’ prevaricazione.

Nel corso della mattinata è stato inoltre messo in scena lo spettacolo ‘Pi Amuri – Ballata per fiori innamorati. Storie di donne contro la mafia’ della Compagnia del Bivacco. La pièce ha messo in scena, con una coreografia essenziale colorata di rosso nero e bianco, le storie di Rita Atria, Piera Aiello e Saveria Antiochia e un ricordo di Lea Garofalo e della figlia Denise Cosco. In chiusura dei lavori, Gianantonio Girelli, presidente della commissione regionale Antimafia, ha ricordato che la prevenzione è l’elemento cruciale per un contrasto efficace dell’illegalità e ha invitato a “trasformare il ricordo in impegno”.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/donne-vittime-mafia-1.3798473

Regione, Fabrizio Sala vicepresidente al posto di Mantovani

Mini rimpasto di Giunta: Giulio Gallera assessore al Reddito di autonomia e all’inclusione sociale. Francesca Brianza, assessore  al post Expo e alla Città metropolitana. Gustavo Cioppa sottosegretario alla Presidenza.

Milano, 23 ottobre 2015 –  E’ Fabrizio Sala, assessore di Forza Italia,  il nuovo vicepresidente della Regione Lombardia al posto di Mario Mantovani, arrestato la scorsa settimana. Le altre novità riguardano due nuovi assessori e un magistrato sottosegretario alla Presidenza.

Fabrizio Sala assume la carica di vicepresidente mantenendo le attuali deleghe  assessorili (Casa, housing sociale, Expo 2015). Giulio Gallera diventa assessore al Reddito di autonomia e all’inclusione sociale. Francesca Brianza, consigliere regionale, entra in giunta come assessore con delega al post Expo e alla Città metropolitana. Gustavo Cioppa, magistrato di Cassazione ed ex procuratore di Pavia, entra in giunta come sottosegretario alla Presidenza. Cioppa dovrebbe occuparsi anche di trasparenza,

Contestualmente sono state rimodulate le deleghe degli assessori Mario Melazzini e  Mauro Parolini. Il primo assumerà anche la delega all’Università e il suo assessorato concentrerà le attività a sostegno della ricerca e dell’innovazione, assumendo la nuova denominazione di ‘Università, ricerca e open innovation’. Parolini coordinerà le politiche a favore delle imprese nel loro complesso, assumendo la denominazione di ‘assessore allo Sviluppo economico’.

MARONI – “Adesso la squadra è completa e quindi possiamo andare avanti con energia fino alla fine del mandato”.  “Non è stato facile, eèvero, ci sono state molte fibrillazioni ma per me questo assetto della giunta arriva fino al 2018″.  Maroni ha spiegato che terrà la delega fino a quando la riforma sarà attuata,”volendo anche fino al 2018, non è un problema”.

BRAMBILLA – “Regione Lombardia ha due nuovi assessori ma non quello più importante e necessario, vacante da agosto. Maroni è stato costretto a tenere per sé le deleghe di sanità e welfare perché non in grado di risolvere le beghe della maggioranza, in primis di Forza Italia, ora parzialmente risarcita con la vicepresidenza e con un assessorato che più che a sostenere il reddito dei lombardi serve a sostenere gli equilibri di potere”. Così il capogruppo del Pd in Regione Enrico Brambilla in merito al terzo rimpasto di giunta.

CASTELLANO – “Con nuove deleghe che sfiorano il ridicolo per la loro inconsistenza, questo terzo rimpasto in due anni e mezzo di legislatura è il segno evidente della debolezza di Maroni e della sua maggioranza”. Lo dichiara Lucia Castellano, capogruppo regionale del Patto Civico, commentando il rimpasto di Giunta. “L’unica logica, ancora una volta, è quella della spartizione”.

BUFFAGNI – “La Giunta Maroni è come la Salerno-Reggio Calabria, non è mai completa, è sempre bloccata ed è costantemente oggetto delle attenzioni della magistratura”. Lo sostiene Stefano Buffagni, nuovo capogruppo del Movimento 5 Stelle in Regione Lombardia. “Sarebbe un miracolo vederla pronta per il 2018, a fine legislatura”, aggiunge Buffagni in una nota, convinto che si tratti solo di “un balletto di poltrone” e che “Maroni non governa la Lombardia perché è ostaggio della sua maggioranza esattamente come Pisapia a Milano”.

23 ottobre 2015

Fonte: https://www.ilgiorno.it/politica/regione-deleghe-rimpasto-1.1416958

Salvuccio Riina: “Vado al Nord per rifarmi una vita”

«Signor giudice, voglio rifarmi una vita da persona per bene, nonostante il nome che porto» dice il giovanotto in tribunale. L’hanno accontentato: dal 2 ottobre prossimo, lasciandosi alle spalle i cancelli del supercarcere di Voghera dopo aver scontato una condanna a otto anni, Salvuccio non tornerà più nella sua Sicilia. Una normale storia di reinserimento sociale? No, a renderla speciale è il cognome del protagonista: Riina. Per la precisione Giuseppe Salvatore Riina, 34 anni, figlio del boss dei boss. «Salvuccio» ha deciso di tagliare i ponti con Corleone, con l’ambiente mafioso, con l’ingombrante famiglia e giocarsi la seconda chance di vita al Nord, prendendo casa e lavorando per una onlus.

Destinazione tenuta al momento segreta, i rumors la indicano nella zona di Padova ma il fatto più importante è ovviamente la rottura tra Riina junior e le sue radici. E la Lega, che ai suoi esordi aveva scatenato una battaglia proprio contro l’invio al Nord di personaggi legati a Cosa Nostra, non ci sta: «Vale lo stesso discorso di 30 anni fa: sono personaggi pericolosi, qui non li vogliamo» attacca Gianluca Buonanno, deputato del Carroccio e già componente della Commissione antimafia. Il giudice di Pavia Maria Teresa Gandini, competente per la questione, ha depositato ieri mattina la sua decisione: dopo la scarcerazione Riina potrà risiedere nel Nord Italia. Ma conformemente a quanto richiesto dal procuratore capo Gustavo Cioppa, che ritiene il personaggio ancora «potenzialmente pericoloso», ha sottoposto il figlio del boss per 2 anni a misure di vigilanza speciale: Salvuccio dovrà rincasare sempre prima delle 22, non potrà incontrare pregiudicati e deve sottoporsi all’obbligo di firma. Per il resto sarà libero di prendersi casa e lavoro.

«Sia chiaro che il signor Riina non è un pentito – precisa il suo legale avvocato Francesca Casarotto – e rimane in ottimi rapporti con i suoi congiunti. Semplicemente ha manifestato al giudice la sua volontà di non ritornare in Sicilia e di fermarsi in un luogo dove ritiene di avere più possibilità di ricominciare una vita da persona onesta lontano dall’ambiente che gli ha provocato guai con la giustizia». Determinanti nella svolta sono stati alcuni incontri con i volontari nel carcere di Voghera, gli studi compiuti (informatica in particolare) e l’opportunità offerta al detenuto dalla onlus presso la quale lavorerà come impiegato. Ma come detto non tutti sono disposti a porgere metaforicamente l’altra guancia. «Se sapessi che uno così viene a vivere nel mio comune affiggerei manifesti con la sua faccia e la scritta “Via da qui”; un Riina deve sentire l’ostilità dell’ambiente che lo circonda» dice Gianluca Buonanno. E aggiunge il deputato leghista: «Non vogliamo che la storia e gli errori degli anni 70 si ripetano; allora l’applicazione dei soggiorni obbligati significò l’arrivo della mafia nelle nostre regioni. Oggi il pericolo è aumentato perché queste organizzazioni possono contare su ramificazioni più forti».

Nino Amadore

24 settembre 2011 

Fonte: https://ninoamadore.blog.ilsole24ore.com/2011/09/24/salvuccio-riina-vado-al-nord-per-rifarmi-una-vita/

Due ore di libertà per Vallanzasca: incontra la mamma

Dodo Perri, uno dei più noti «musher» europei, travolto da un gommone mentre faceva subacquea

«Uno dovrebbe conoscerla mia mamma. Piccolina, minuta, tutta bianca coi capelli color neve…». Stropicciava quegli occhi blu che fecevano impazzire le donne ma che diventavano più duri del ghiaccio quando premeva il grilletto uccidendo, il «bel René». Parlava di lei. Marie, la sua mamma ormai vecchia e malandata, ma anche la donna, forse l’unica, che mai lo ha abbandonato nella sua esistenza. Prima di duro di periferia, poi di boss tragico e spietato, infine di ergastolano senza speranza.
Marie così gracile eppure forte come una leonessa.
Il «bel René» è Renato Vallanzasca, uno detenuti numeri uno d’Italia. Sante il bandito scappava in bicicletta, lui rombando su auto rubate, facendosi largo a colpi di mitra. Fu il rapinatore assassino protagonista delle cronache nere degli anni ’70-80. Ma di mamma ce n’è una sola, si sa. E di fronte a lei, anche il cattivo con la faccia d’angelo si scioglie.
Già da un paio d’anni l’ex boss della Comasina chiedeva con insistenza il trasferimento dal carcere di Voghera a quello di Milano per poter essere più vicino alla sua «vecchina». Ha 89 anni ed è malata. Lo scorso anno, il 1° maggio, René, 56 anni di cui 36 trascorsi (tra un’evasione e l’altra) dietro le sbarre, era riuscito a coronare il suo desiderio: una breve visita a casa di Marie nell’appartamento antico di via Porpora a Milano. Ieri l’abbraccio si è finalmente ripetuto. Stavolta però nell’ospedale dove la donna è ricoverata ormai da mesi. Una visita di due ore. Ottenuta con grande fatica. Già il 15 giugno dell’anno scorso Vallanzasca si era presentato di persona al Tribunale di sorveglianza chiedendo ancora di uscire di cella. Per farle visita. Ma i giudici risposero picche. Il suo avvocato, Alessandro Bonalume, non si è arreso. E stavolta, malgrado il parere contrario della Procura generale, il Tribunale di Sorveglianza ha detto sì. Persino Marie dal suo letto d’ospedale aveva supplicato, rivolgendosi all’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Chiedendo la grazia per quel suo figlio «maledetto» ma amato.
Il sostituto procuratore generale, Gustavo Cioppa, nonostante tutto, aveva chiesto di respingere la domanda di permesso per Vallanzasca, facendo presente che non erano ravvisabili i motivi di particolare urgenza. Ma il tribunale ha evidentemente voluto andare incontro al desiderio dell’anziana donna. «Al permesso che gli fu recentemente negato – aggiunge l’avvocato – il signor Vallanzasca ha fatto ricorso, perché le motivazioni addotte a quell’opposizione non gli sembravano giuste. D’altronde una donna novantenne con gravi patologie non deve necessariamente essere a rischio per destare allarme. Ritengo che il Tribunale di sorveglianza, composto da magistrati competenti, abbia dimostrato di avere anche un cuore e una coscienza».
René ieri è uscito, dunque, dal carcere di Voghera e, sotto stretta sorveglianza, ha raggiunto la clinica dove sua mamma è ricoverata. Lo scorso anno l’incontro tra i due era avvenuto senza problemi. Avevano pranzato insieme, con loro anche la compagna dell’ex boss, Antonella. «Renato – ha ribadito lei più volte – non è più il bandito Vallanzasca, è un uomo che la lunga detenzione ha completamente cambiato. In lui non c’è più alcuna pericolosità. Ecco perché sono convinta che una eventuale concessione della grazia renderebbe solo giustizia a una profonda trasformazione umana in un soggetto che ha abbandonato ogni forma di violenza».
Lo stesso Achille Serra, il prefetto di Roma che da commissario di polizia per anni diede la caccia al «bel René» adesso si dice contento. «Non certo per lui – chiarisce -. Le mie domande al Dap di avvicinarlo a casa – puntualizza Serra – non erano certo richieste in suo favore, ma una sorta di dovere morale verso quell’anziana donna che ha seguito il figlio, fino a quando ha potuto, in tutte le carceri e in tutti i processi».

Andrea Acquarone – Sab, 15/07/2006

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/due-ore-libert-vallanzasca-incontra-mamma.html

Il messaggio del sottosegretario Gustavo Adolfo Cioppa

in occasione della nascita di GariwoNetwork

Buongiorno, porto i saluti del Presidente Maroni e di Regione Lombardia.

Ringrazio gli organizzatori di questo importante evento e gli illustri relatori.

La tecnologia che avanza è un inno alla vita, perchè moltiplica – si vorrebbe dire all’infinito – gli strumenti di conoscenza e di progresso dei viventi: moltiplica le possibilità di comunicazione e di reciproco arricchimento culturale, cui fornisce un apporto fondamentale, il culto della memoria.

E a noi è toccata in sorte l’epoca dello sviluppo cibernetico, del digitale: una rivoluzione di tali proporzioni, da costituire, per plurimi versi, la prima pagina di una nuova storia e, al contempo, il mezzo di preservazione sicura di quella trascorsa, del tesoro della memoria.

Nel DNA del genere umano c’è del bene e questo ha permesso ai Giusti di compiere azioni coraggiose ed ancora oggi di educarci con l’esempio alla difesa del Bene.

Non bisogna solo essere onesti, ma apparire onesti (Paolo Borsellino).”

Ciascuno di noi, la Società, le Istituzioni ricordino sempre quanto dolore portano gli assolutarismi e le persecuzioni, le guerre e il desiderio di prevaricazione e la tracotanza.

Molte le sfide del nostro tempo, ma essenziale per poterle affrontare è sicuramente il rispetto reciproco, la salvaguardia dei valori e della dignità umana che valorizza l’uomo per il solo fatto di essere uomo, la voglia di pace e di riaffermare con forza il Bene comune.

Il messaggio dei Giusti deve in questo momento in cui le ingiustizie, i focolai di guerra, i danni ambientali, le crisi dei valori minacciano la Società, contrapporsi con l’esempio, in un messaggio di Pace, solidarietà e libertà.

Mi auguro che la giornata di oggi, che è un momento di forte raccoglimento, di un ricordo che si deve trasformare in stimolo per tutti noi, di impegno etico e morale, dia ancora più impulso e forza alle attività che dovranno concretizzarsi al più presto.

Ecco, allora, l’importanza di salutare con favore, fervore ed entusiasmo il lancio di un network che si propone come strumento per divulgare la voce dei Giusti nel mondo, distribuendo per ogni dove l’eco di lingue, culture, civiltà, il cui comune denominatore sia la giustizia.

“Qui prego col dolore nel cuore, perché mai più vi siano tragedie come questa, perché l’umanità non dimentichi e sappia vincere con il bene il male. La memoria non va annacquata né dimenticata; la memoria è fonte di pace e di futuro.” Papa Francesco, Giardino dei Giusti in Armenia

Gustavo Adolfo Cioppa, Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Fonte: https://it.gariwo.net/educazione/memoria/il-messaggio-del-sottosegretario-gustavo-adolfo-cioppa-17652.html

Sicurezza: Cioppa, Regione Lombardia vicina a forze dell’ordine

Milano, 31 dic. (AdnKronos) – “In queste ultime ore del 2016 il pensiero della Regione Lombardia va a tutti gli uomini delle forze dell’ordine e dell’esercito che stanno presidiando le nostre città per permettere ai cittadini lombardi e italiani di trascorrere una fine d’anno serena e tranquilla al riparo da eventuali attacchi del terrorismo e della criminalità che tanto dolore e preoccupazione hanno destato in tutti noi”. Lo afferma Gustavo Cioppa sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia.

“Fare sentire la vicinanza delle istituzioni come quella regionale credo che sia il modo migliore per augurare loro un proficuo e felice 2017”, aggiunge. “Il loro impegno è decisivo per la convivenza serena in questi giorni di festa e la professionalità dimostrata in queste settimane è la migliore garanzia per tutti noi amministratori e cittadini. Un incitamento e un ringraziamento sentito va anche a quegli uomini dell’intelligence che, rinunciando al loro tempo privato, si stanno dedicando alle delicate indagini per estirpare la mala pianta del terrorismo proprio nella nostra regione”, sottolinea.

“Che sia per tutti lombardi – conclude Cioppa – un 2017 all’insegna della sicurezza e della legalità nel rispetto del bene comune”.

Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/12263426/sicurezza-cioppa-regione-lombardia-vicina-a-forze-dell-ordine.html

Milano: Maroni, Martini pensatore moderno è stato guida per città

Milano, 15 feb. (AdnKronos) – “Oggi omaggiamo il 90esimo anniversario della nascita di Carlo Maria Martini, con la dedicazione di uno dei tesori della cultura lombarda, il Museo Diocesano di Milano, alla sua figura straordinaria di studioso e pastore”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, alla cerimonia di dedicazione del Museo Diocesano di Milano a Carlo Maria Martini nel giorno del novantesimo anniversario della nascita. Alla cerimonia ha preso parte anche il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa.

“Carlo Maria Martini è stato per Milano una guida per oltre vent’anni – ha proseguito Maroni -, in un periodo travagliato e fondamentale per la storia cittadina. Senza il suo pensiero limpido, il suo impegno sempre rivolto al bene comune e la sua capacità di dialogare con tutte le anime della città, quella laica e quella ambrosiana, probabilmente Milano oggi non sarebbe quello che è oggi: la città da cui l’Italia può e deve ripartire per la sua rinascita economica, sociale e culturale”.

“Non solo: la lucidità con cui era in grado di cogliere i bisogni che emergevano tra la gente, di educazione, di welfare, di salute, di giustizia sociale, in una realtà complessa come quella della città di Milano, e l’attenzione premurosa con la quale si impegnava per dare delle risposte valide e concrete a tali bisogni sono d’esempio per chi, come me, ha l’onore e l’onere di fare politica e di servire con il proprio lavoro cittadini e istituzioni. Solo rispondendo in maniera efficace a un bisogno, le istituzioni, tutte, laiche o religiose, possono essere realmente ‘vicino’ ai cittadini e riaffermare insieme la propria utilità sociale”. La dedicazione di oggi, “dunque, rappresenta un giusto omaggio alla sua figura di pastore, di pensatore moderno e di grande uomo di cultura” ha concluso.

Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/12305814/milano-maroni-martini-pensatore-moderno-e-stato-guida-per-citta.html

Giustizia: Cioppa, Lombardia impegnata per sistema tributario più giusto

Milano, 11 mar. (AdnKronos) – La Regione Lombardia è impegnata per assicurare una giustizia tributaria più giusta. Lo ha detto oggi Gustavo Cioppa, sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia, a margine della cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario tributario presso il Palazzo di Giustizia di Milano, a cui ha partecipato. “La giustizia tributaria lombarda – ha detto – si conferma tra le più virtuose del nostro Paese, non solo in termini di produttività ma anche di qualità; considerato anche la complessità e la novità delle questioni che un territorio come la Lombardia, cosi’ vivace e dinamico sotto il profilo economico, pone alle nostre Commissioni Tributarie”.

“Non dimentichiamo che garantire un sistema giudiziario efficiente e trasparente – ha spiegato – significa aumentare la capacita’ di attrarre imprese e creare valore aggiunto. In questo senso influisce non solo il livello della tassazione, ma anche l’efficienza, la trasparenza e la prevedibilità del sistema giudiziario. Inoltre, una buona giustizia tributaria assolve ad una duplice funzione di garanzia: garanzia per i contribuenti ma anche garanzia per l’erario”.

Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/12327469/giustizia-cioppa-lombardia-impegnata-per-sistema-tributario-piu-giusto.html

Giustizia: Cioppa, Lombardia impegnata per sistema tributario più giusto (2)

(AdnKronos) – “La giustizia tributaria opera in un terreno da sempre spinoso, quello dei tributi, che vede contrapposti, in un rapporto spesso di bilaterale sfiducia, enti impositori e contribuenti. Al riguardo – ha detto Cioppa – questa amministrazione regionale ha ulteriormente implementato i propri sforzi per la ricerca di un sempre migliore modello tributario regionale. Basti pensare, solo per citare le azioni più recenti ed innovative, alla volontà di privilegiare, in un contesto di crisi economica e di difficolta’, un modello di riscossione sempre più amico dei cittadini o alla domiciliazione bancaria per il pagamento della tassa automobilistica, che Regione ha voluto abbinare, anche in questo caso prima in Italia, ad una riduzione della tassa per il contribuente, che viene altresì liberato da ogni onere operativo e amministrativo”.

“Azioni concrete e benefici altrettanto concreti per i cittadini lombardi, secondo lo spirito di questa amministrazione regionale, che ha dimostrato sul campo di avere la volontà ed il coraggio di percorrere strade inesplorate ed innovative, anche in ambito tributario, a vantaggio dei propri contribuenti”, ha concluso il sottosegretario.

Fonte: https://www.liberoquotidiano.it/news/cronaca/12327472/giustizia-cioppa-lombardia-impegnata-per-sistema-tributario-piu-giusto-2.html