Neonato in coma per choc da scuotimento: il piccolo era nato prematuro

È il quarto figlio, di una pur giovane coppia, che non avrebbe mai avuto problemi con la giustizia. È di Vigevano la famiglia coinvolta nel tragico ricovero del piccolo, di soli 3 mesi, nella terapia intensiva della Patologia neonatale del Policlinico San Matteo di Pavia

Vigevano (Pavia), 13 settembre 2014 –  È il quarto figlio, di una pur giovane coppia, che non avrebbe mai avuto problemi con la giustizia. È di Vigevano la famiglia coinvolta nel tragico ricovero del piccolo, di soli 3 mesi, nella terapia intensiva della Patologia neonatale del Policlinico San Matteo di Pavia. In uno stato di coma vegetativo dal quale è quasi impossibile che possa riprendersi. Era già in stato d’incoscienza quando gli stessi genitori lo hanno portato, poco dopo Ferragosto, al Pronto soccorso dell’ospedale di Vigevano. Da lì il trasporto nella struttura specialistica del Policlinico pavese, dove peraltro lo stesso bambino era già stato ricoverato appena dopo la nascita, ma solo perché nato, anche se di poco, prematuro.

Una circostanza che ha portato però i neonatologi ad avere a disposizione gli esami clinici precedenti, che avrebbero scartato altre cause, naturali, per i danni cerebrali riscontrati. Arrivando così all’ipotesi del cosiddetto “shock da scuotimento”. Una diagnosi che di per sé non comporta però la certezza di un avvenuto maltrattamento. Ma che ha comunque portato la Procura di Pavia ad aprire un fascicolo d’inchiesta, con le due ipotesi di reato di lesioni e di abbandono di minore. «L’abbandono di minore — spiega il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa — è relativo alla sorveglianza del bambino nel momento in cui potrebbero essersi verificati i fatti». Fatti che però devono essere ancora accertati, come le ipotesi di lesioni. «Stiamo procedendo a carico di ignoti», precisa sempre il procuratore Cioppa, sottolineando così che, al momento, non ci sono indagati. Nessuna ipotesi, dunque, per ora a carico dei genitori.

Una famiglia già numerosa, dove peraltro non ci sarebbero mai stati precedenti per maltrattamenti di nessun tipo. Con tutte le tutele per la riservatezza delle persone coinvolte, si tratterebbe di una famiglia con qualche disagio, in una situazione però non di difficoltà tale da essere già oggetto di attenzioni da parte dei Servizi sociali. Un quadro famigliare, insomma, che non farebbe pensare a lesioni volontarie. Peraltro il piccolo, quando è arrivato in ospedale, non aveva né ferite né segni, in nessuna parte del corpo, che potessero far ipotizzare subito alla conseguenza di un maltrattamento. E infatti sono passate alcune settimane prima che dall’ospedale partisse la segnalazione alla Procura che ha portato, solo nei giorni scorsi, all’apertura del fascicolo d’inchiesta.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/neonato-coma-1.203995

Pavia, blocco dei vaccini: due morti sospette in Oltrepò

Disposta l’autopsia sui corpi di due pensionate, una 85enne e una 93enne, decedute dopo essere state vaccinate

Pavia, 3 dicembre 2014 – Blocco dei vaccini, due morti sospette nel Pavese. La Procura della Repubblica di Pavia avrebbe infatti disposto l’autopsia su due donne morte nello scorso fine settimane in Oltrepò dopo essere state vaccinate contro l’influenza. I due casi riguarderebbero una pensionata di 85 anni di Montù Beccaria, morta all’ospedale di Voghera (Pavia), e una 93enne di Cecima (Pavia), deceduta all’ospedale di Varzi (Pavia), alla cui famiglia è stato anche imposto di rinviare il funerale, che si sarebbe dovuto tenere ieri mattina. Secondo il Procuratore, Gustavo Cioppa, si tratterebbe di «verifiche doverose» dopo gli allarmi seguiti alle morti sospette di 12 persone sottoposte al vaccino contro l’influenza.

Fonte: https://www.quotidiano.net/cronaca/pavia-vaccini-morti-1.457883

Aborti clandestini per truffare le assicurazioni e incassare i soldi: dieci indagati

Simulavano falsi incidenti per frodare le assicurazioni e incassare i soldi delle polizze. Due donne si sarebbero addirittura procurate clandestinamente un aborto volontario per aumentare l’indennizzo

Pavia, 27 gennaio 2015 – Simulavano falsi incidenti per frodare le assicurazioni e incassare i soldi delle polizze. Con questa accusa 10 persone, la maggior parte di nazionalità romena, sono indagate dalla Procura di Pavia. Secondo quanto emerso dalle indagini, due donne si sarebbero anche procurate un aborto in maniera volontaria e clandestinamente, con lo scopo dichiarato di aumentare l’indennizzo. 

Le vicende finite al centro dell’attenzione degli inquirenti si sarebbero verificate nel Pavese – in particolare a Pavia, Chignolo Po e Miradolo Terme – ma anche a Binasco e a Codogno. Ad avviare i primi accertamenti, nel 2012, è stata la Polizia stradale di Stradella. L’indagine coordinata dal procuratore Gustavo Cioppa, partita inizialmente da un caso isolato, si è poi allargata coinvolgendo anche altri incidenti sospetti. Le persone indagate risiedono nelle province di Pavia e Lodi.

Fonte: https://www.quotidiano.net/cronaca/aborti-clandestini-truffa-1.613053

Vigevano, estorsione da 100mila euro a imprenditore: arrestato il custode della sua villa

Il fermo dell’ uomo è avvenuto dopo una indagine avviata in seguito a una misteriosa intrusione notturna, con un tentativo di incendio del garage dell’abitazione. Episodio cui erano seguite quotidianamente chiamate minatorie o chiamate mute, tanto da ingenerare nella vittima, ormai ottantenne, un grave stato di turbamento e di agitazione

Pavia, 28 aprile 2015 – Come nei migliori gialli, alla fine il colpevole è il maggiordomo, ma per scoprirlo i  Carabinieri della Compagnia di Vigevano, sotto la direzione del Procuratore della Repubblica di Pavia  Gustavo Cioppa e del Sostituto Procuratore Roberto Valli, che ha coordinato in prima persona le indagini, hanno dovuto ricorrere alle più avanzate tecniche investigative che normalmente si adottano per contrastare la  criminalità organizzata.  

La vicenda, infatti, che presentava tutti i caratteri tipici delle estorsioni attuate dalle più efferate organizzazione criminali, era cominciata già dalla metà del mese di marzo, quando nella villa di un noto imprenditore vigevanese nel settore delle pelli sintetiche e della calzatura c’era stata una misteriosa intrusione notturna, con  un tentativo di incendio del garage. Nei giorni a seguire sono stati registrati altri due tentativi di accesso alla proprietà dell’uomo, che non sono andati a buon fine grazie alla pronta reazione del custode, che ha affermato di essere riuscito a mettere in fuga i malviventi. Tuttavia, da allora, si sono susseguite  quotidianamente chiamate minatorie o chiamate mute, tanto da creare nella vittima, ormai ottantenne, un  grave stato di turbamento e di agitazione che l’ha spinto a lasciare l’abitazione per oltre venti giorni, ritirandosi  nella casa al mare. Rientrato il 21 aprile, all’uomo è stata subito recapitata una busta  anonima con la quale veniva richiesto il versamento della somma di centomila euro, pena ulteriori ritorsioni,  entro la mezzanotte del 25 aprile. A questo punto, la vittima si è rivolta ai Carabinieri della Compagnia di  Vigevano che hanno informato la Procura della Repubblica di Pavia e sotto la direzione di questa hanno attivato a  tempo di record l’attività investigativa per identificare gli autori del reato.

In particolare, il luogo indicato per la  consegna del denaro è stato riempito di microtelecamere in modo da riprendere chi avrebbe  recuperato il denaro provento dell’estorsione. La sera del 25 aprile, dunque, i militari del Nucleo Operativo, nel  dubbio di potersi trovare davanti ad esponenti di una pericolosa organizzazione criminale, hanno preso parte in tanti  circondando silenziosamente il luogo indicato per il ritiro delle banconote. Al ritiro del sacchetto con i soldi, però, si è presentato un uomo da solo. I Carabinieri lo hanno subito riconosciuto: era il custode stesso della villa dell’imprenditore minacciato. Per verificare l’esistenza di altri  complici, l’uomo è stato pedinato fino alla sua abitazione dove, poco dopo, è scattata l’irruzione. S.V., settantenne  di Palmi (RC), è stato sorpreso già addormentato, non prima però di aver contato  le banconote frutto dell’estorsione, rimosse dalle mazzette in cui erano state confezionate, che facevano bella  mostra di loro sul comodino del custode.

L’uomo è stato arrestato per estorsione aggravata, anche in considerazione della età della vittima, e  trasferito presso il carcere di Pavia in attesa del giudizio di convalida. Le indagini proseguono per verificare se effettivamente l’uomo abbia architettato tutto da solo o se abbia dei  complici e soprattutto per accertare per quale motivo abbia tradito la fiducia del suo datore di lavoro con cui  stava ormai da oltre 5 anni.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/estorsione-imprenditore-custode-villa-1.897430

I genitori di Elena Madama: “Le hanno rovinato la vita, siamo contenti dell’arresto”

Pavia, determinanti sono state le analisi dei tabulati telefonici

Pavia, 7 maggio 2015 – “Grazie a tutti, davvero». I genitori di Elena Madama, la madre Idangela Vittadini e il padre Lino Madama, sono arrivati ieri mattina a Palazzo di giustizia per dei ringraziamenti sinceri e commossi, tra ben poco formali abbracci. Lei sta lentamente migliorando, anche se la riabilitazione sarà ancora lunga. “Le hanno rovinato almeno due anni di vita” dice il padre, soddisfatto per la cattura di uno dei due presunti responsabili. Non però con sentimenti di vendetta, ma solo di giustizia. Una soddisfazione quasi più per l’intensità del lavoro svolto per individuare i responsabili. “Ci sono davvero stati tutti molto vicini”, dice la madre. “Eravamo certi che li avrebbero presi”, aggiunge il padre.

L’operazione che ha portato alla cattura di Radion Suvac, 27enne moldavo, è stata illustrata ieri mattina in Procura dal procuratore capo Gustavo Cioppa, dal procuratore aggiunto Mario Venditti, dal sostituto procuratore Mario Andrigo, dal capo della squadra Mobile, Francesco Garcea, e dal funzionario Sco (Servizio centrale operativo del Dipartimento di pubblica sicurezza) di Roma, Eugenio Masino. I fatti della sera del 12 novembre sono ancora molto freschi nel ricordo dei pavesi. La 26enne consigliere comunale era stata investita e poi trascinata per quasi tutta la lunghezza di corso Strada Nuova. Le indagini erano partite dall’auto abbandonata sul posto, una Opel Insigna bianca, rubata. E dalle immagini delle telecamere di sicurezza che riprendevano i due in fuga, immortalati l’ultima volta a Pavia vicino alla Stazione, dove sono saliti su un treno.

Era stato ricostruito e diramato anche un identikit proprio dell’uomo al volante, che in effetti sembrerebbe corrispondere al volto del fermato. Il complice era stato identificato anche prima, sarebbe un 18enne russo, ma è ancora irreperibile. Sarebbero due professionisti dei furti di navigatori satellitari, rubati in Italia e smerciati all’estero. Sull’auto però non sarebbero state trovate tracce o impronte dei responsabili. Come sono stati identificati? “Partendo dall’analisi – spiega Cioppa – dei 500mila dati di traffico telefonico che transitavano dalle celle del centro storico quella sera. Un lavoro svolto dai professionisti dello Sco, che si sono uniti a noi in una sinergia che ha dato i suoi risultati”. Ovviamente i criminali cambiano spesso telefoni cellulari, ma individuando i nomi sospetti di probabili prestanome intestatari, gli investigatori sono risaliti al gruppo criminale del quale farebbero parte i due presunti responsabili del drammatico investimento volontario.

La procura ha disposto anche una perizia tecnica per la ricostruzione tridimensionale di quanto avvenuto. Elena Madama stava uscendo dal suo ufficio, dove era praticante legale. Forse ha visto la Opel Insigna che uscendo da piazza Guicciardi aveva urtato un’auto parcheggiata. I ladri invece hanno pensato che la ragazza li avesse visti rubare e li volesse fermare. Per questo l’avrebbero investita, in retromarcia, e poi nuovamente travolta, trascinandola per oltre 500 metri e poi, forse quando si sono accorti che era rimasta ancora agganciata sotto l’auto, sono scesi e si sono dileguati a piedi. “Ringrazio anch’io le forze dell’ordine e la magistratura – dice il sindaco di Pavia, Massimo Depaoli – per il risultato delle indagini. Auspico che venga catturato presto anche il complice. E che poi entrambi vengano condannati per la cosa atroce che hanno fatto, che scontino la pena, intera e senza sconti. Siamo sempre tutti molti vicini a Elena e alla sua famiglia”.

di Stefano Zanette

Fonte: https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/genitori-elena-madama-1.927251

Doppia sparatoria nel Pavese, arrestati i presunti assassini: sono due 22enni

Il doppio agguato si è verificato il 4 maggio nelle campagne di Zibido al Lambro. Tra gli arrestati anche un giovane di San Colombano al Lambro

Pavia, 13 maggio 2015 – Due giovani di 22 anni, italiani, sono stati arrestati perché ritenuti i presunti killer che lunedì 4 maggio, tra Zibido al Lambro, frazione di Torrevecchia Pia, e Landriano, avrebbero sparato a due spacciatori marocchini, uccidendone uno e ferendo l’altro in modo molto grave. Gli inquirenti contestano a Christian Dalcerri, 22 anni di San Colombano al Lambro, e a Simone Ganna, 22 anni, di Chignolo Po, la doppia accusa di omicidio volontario e di tentato omicidio.

Il doppio agguato si è verificato nel pomeriggio di lunedì 4 maggio. Secondo la ricostruzione dei fatti, verso le 17, i due italiani, giunti nelle campagne di  Zibido al Lambro, avrebbero affrontato le vittime e, dopo un’accesa discussione, mentre queste cercavano la fuga, Dalcerri avrebbe esploso due colpi di fucile a pallini che sono andati a colpire entrambe, provocando entro poche ore il decesso di una di loro, mentre l’altra è riuscita  ad allontanarsi raggiungendo la rotonda di Landriano dove si è accasciata per le ferite riportate, giudicate guaribili in quindici giorni. Due sono le ipotesi investigative attualmente in corso di verifica: una rapina in danno degli spacciatori  marocchini o la necessità di eliminare concorrenti nell’attività di spaccio da quel territorio che forniva  ingenti guadagni.  

Le immediate indagini sviluppate dai Carabinieri del Comando Provinciale di Pavia, svolte attraverso l’identificazione, le parole di persone informate sui fatti, perquisizioni ed analisi dei sistemi pubblici e  privati di videosorveglianza, hanno permesso una prima ricostruzione dei fatti che, unita ad un minuzioso  lavoro del Nucleo Investigativo Carabinieri, basato sull’analisi di tutte le frequentazioni degli ultimi mesi di  quelle zone di spaccio, ha portato ad identificare con certezza la vettura usata dagli assassini, una Hyundai  Athos rossa, in uso a Ganna e di proprietà di un suo parente. Grazie alla proficua e serrata  attività investigativa, diretta dal Sostituto Procuratore Paolo Mazza della Procura di Pavia e coordinata dal Procuratore Gustavo Cioppa, sono stati recuperati elementi probatori inconfutabili a carico dei due arrestati, consentendo  l’emissione delle ordinanze di custodia in carcere ed il rinvenimento dell’arma del delitto. Sono infatti state sequestrate sei armi lunghe da caccia, tra cui quella ritenuta usata per l’omicidio, armi che verranno tutte  poi inviate al R.I.S. di Parma per determinarne la compatibilità con quella che ha effettivamente sparato e  ucciso il 4 maggio. I due arrestati sono stati, nella stessa serata di ieri, portati presso la casa di reclusione di Lodi e Pavia.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/cronaca/pavia-doppia-sparatoria-arresti-1.949692

Presa la banda delle spaccate: undici arresti

Otto i furti per la banda di albanesi tra le province di Milano, Pavia, Bergamo e Brescia

Abbiategrasso (Milano), 27 maggio 2015 – Rubavano un’auto potente, le sostituivano la targa e poi la usavano per scardinare la serranda, agganciandola alla macchina con un cavo. Quindi spaccavano la vetrina e razziavano il negozio. Con questa tecnica una banda di albanesi in un mese e mezzo secondo gli investigatori ha messo a segno 8 furti ai danni di tabaccherie, farmacie e un negozio di abbigliamento, oltre che in sei abitazioni sparse tra le provincie di Milano, Pavia, Bergamo e Brescia. Oggi otto malviventi tra i 23 e i 34 anni sono finiti in manette con un fermo firmato dal pubblico ministero di Pavia Andrea Zanoncelli e ora attendono la convalida del giudice per le indagini preliminari (motivo per cui non ne sono state diffuse le generalità).

Altri tre erano già stati arrestati in flagranza di reato il 20 maggio a Brescia, al termine di uno scontro a fuoco con i carabinieri del nucleo radiomobile, dopo il furto in una tabaccheria commesso con la stessa tecnica. Pedinati, non avevano rispettato l’alt dei militari e avevano anche tentato di investirne uno. Oggi, tra Corsico, Vimodrone, Cassano d’Adda e Abbiategrasso sono stati bloccati gli altri componenti della banda, alcuni di loro con legami di parentela. Un’organizzazione criminale all’apparenza orizzontale, senza un capo particolare, ma molto ben organizzata, ha spiegato il procuratore della Repubblica Gustavo Cioppa, che poteva contare su armi e telefoni satellitari e conosceva molto bene il territorio.

Sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al furto e alla ricettazione dei prodotti che rubavano, per lo più argenteria e sigarette, e sospettati di aver commesso altri colpi su cui ora i carabinieri stanno approfondendo le indagini, partite a metà aprile dal furto di un’automobile di grossa cilindrata nel centro di Abbiategrasso. Quattordici, dunque, i colpi finora accertati, eseguiti tutti negli ultimi quaranta giorni. Gli albanesi precedevano le spaccate con dei sopralluoghi e sono entrati nelle case di impiegati e imprenditori quando erano assenti. Ora si sta calcolando l’ammontare del profitto dei furti.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/legnano/cronaca/banda-spaccate-arresti-1.1000159

Pestato e ucciso in un rogo: ergastolo in Appello al quarto imputato del delitto di Bereguardo

Confermata la massima pena per P.P., quarto imputato nel processo ai responsabili del delitto di Gioacchino Lombardo

Milano, 10 giugno 2015 – Per l’omicidio di Gioacchino Lombardo la Corte d’Appello di Milano ha condannato all’ergastolo P.P., 51 anni, originario di Torre Annunziata (Napoli), confermando la condanna che era stata emessa un anno fa dalla Corte d’Assise di Pavia che aveva accolto le richieste del pubblico ministero Roberto Valli. Quella di P.P. è la quarta condanna per l’omicidio di Gioacchino Lombardo, il 51enne di Brescia trovato morto nel luglio del 2003 in un’auto data alle fiamme alla frazione Zelata di Bereguardo ( Pavia). In precedenza erano stati condannati a 30 anni, dopo giudizio abbreviato, i due fratelli di P.P.: G.P., 43 anni, e C.P., 42 anni. V. Lombardo, oggi 37enne, figlio della vittima, era stato condannato a 16 anni sempre dopo rito abbreviato.

La vicenda, come detto, risale all’estate di 12 anni fa. Tutto era nato a causa di una donna, contesa tra Gioacchino Lombardo e suo figlio. Gioacchino fu brutalmente pestato a casa del figlio al Villaggio Prealpino di Brescia. L’uomo fu poi caricato in macchina e portato fino a Bereguardo (Pavia), dove la vettura venne data alla fiamme. Per tutti e quattro gli imputati c’era stata una sentenza di condanna di primo grado, emessa nel 2010 dal Tribunale di Brescia, con le accuse di tentato omicidio, omicidio colposo e rogo doloso. Una condanna che era stata poi cancellata, dopo che la Corte d’Appello aveva accolto la richiesta di valutare gli episodi contestati come omicidio volontario. Nel 2012 l’inchiesta è passata da Brescia a Pavia. E proprio in seguito alle indagini condotte dalla Procura di Pavia, guidata dal dottor Gustavo Cioppa, sono stati di nuovo arrestati i tre fratelli Palumbo. Gli accertamenti condotti dagli inquirenti pavesi hanno permesso di stabilire (grazie anche a rilievi scientifici) che Gioacchino Lombardo morì nel rogo dell’auto alla frazione Zelata di Bereguardo ( Pavia) e non (come era stato ipotizzato inizialmente) per le ferite riportate durante l’aggressione. La conferma è arrivata anche dall’autopsia, che ha rilevato tracce di fumo nei polmoni della vittima, confermando che fu proprio l’incendio ad ucciderlo. L’accusa è cosi passata da tentato omicidio e omicidio colposo a quella, ben più grave, di omicidio volontario.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/cronaca/pestato-e-ucciso-in-un-rogo-ergastolo-in-appello-al-quarto-imputato-del-delitto-di-bereguardo-1.1047349

Investì il 40enne Rocco Di Nicola, pirata egiziano rintracciato grazie ai post di Facebook

Il giovane era ritornato in Egitto prima di rientrare in Italia il 13 maggio. I vigili lo hanno tenuto d’occhio grazie alle intercettazioni e ai continui post e immagini pubblicati sui social 

Pavia, 22 giugno 2015 – E’ stato arrestato, dopo tre mesi di indagine, il presunto pirata della strada che aveva travolto e ucciso un uomo di 40 anni alla periferia di Pavia. Si tratta di Edris Shehata Roshdy Attia, 21 anni, egiziano, che da diversi anni risiede a Pavia. Dopo l’incidente il giovane era tornato in Egitto e il 13 maggio era rientrato in Italia. È accusato di omicidio colposo, omissione di soccorso e fuga.

Le indagini sono state condotte dalla polizia locale e coordinate dal sostituto procuratore Roberto Valli sotto la guida del procuratore capo Gustavo Cioppa. Secondo gli accertamenti condotti dagli inquirenti pavesi, il giovane egiziano alla guida di una Fiat Punto azzurra nel pomeriggio di lunedì 16 marzo avrebbe travolto, a tutta velocità, Rocco Di Nicola. Invece di fermarsi per prestargli soccorso, il giovane nordafricano avrebbe continuato la sua folle corsa dirigendosi verso la frazione Calignano del comune di Cura Carpignano (Pavia). Successivamente il 21enne egiziano è tornato nella sua patria d’origine, per rientrare poi in Italia lo scorso 13 maggio. I vigili di Pavia, che hanno condotto l’indagine sotto la guida del comandante Flaviano Crocco e del commissario Maurizio Camagni, hanno seguito i movimenti della persona sospettata attraverso i tabulati telefonici, oltre alle informazioni e alle foto che il giovane postava sul suo profilo Facebook. Inoltre sono stati determinanti anche i prelievi di materiale genetico effettuati sui suoi effetti personali che il nordafricano aveva lasciato nel dormitorio cittadino di via Lunga dove ha soggiornato nei giorni che hanno preceduto il tragico investimento. Tutti elementi che hanno permesso al sostituto procuratore Valli di emettere un decreto di fermo che è stato eseguito nel pomeriggio di domenica 21 giugno, quando il 21enne è stato controllato dai carabinieri a Brugherio (Monza) in un normale servizio di appostamento sul territorio. Il giovane è stato subito condotto al carcere di Monza. La Procura di Pavia sta valutando ulteriori elementi emersi dall’indagine, per valutare se è possibile un’ ipotesi di reato ancora più grave per il 21enne egiziano fermato.

Fonte: https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/pirata-strada-di-nicola-1.1083306

Carabinieri si infiltrano nella movida per identificare tre rapinatori

Individuati grazie alle telecamere gli autori delle rapine in centro. Sono maggiorenni

Pavia, 22 settembre 2015 – Individuati i volti dalle immagini delle telecamere, i carabinieri in borghese si sono dovuti mescolare ai giovani della movida per identificare i presunti responsabili delle rapine. I dettagli dell’operazione che ha portato a 2 fermi e a una denuncia in stato di libertà, sono stati illustrati ieri mattina in Procura dal procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, affiancato dal sostituto procuratore Andrea Zanoncelli, titolare dell’inchiesta, e dal comandante della Compagnia di Pavia dei carabinieri, capitano Gianluca Galiotta. Le indagini sono in realtà ancora in corso per identificare altri componenti della ‘baby gang’, ma ai 3 già identificati vengono contestati nello specifico 4 episodi, 3 rapine e una tentata, commesse nelle prime settimane di settembre in centro storico: una prima l’1 settembre in viale Matteotti, due il 7 settembre in piazza della Vittoria e una (quella tentata) il 16 settembre in piazza Italia. In tutti i casi le vittime delle aggressioni erano ragazzi molto giovani, accerchiati e minaccati, anche con cocci di bottiglie e sassi, e costretti a consegnare telefonini e soldi in contanti, per bottini dunque sempre esigui.

Ma gli episodi, ripetuti a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, avevano creato una netta percezione di insicurezza tra i giovani nelle strade e piazze del centro storico. E con il rischio di emulazione. Non è infatti da imputare a questa stessa ‘baby gang’ la rapina messa a segno la sera del 12 settembre in piazza del Lino, per la quale invece la polizia ha inviduato, e denunciato al Tribunale di minori di Milano, 3 presunti responsabili, fra i 13 e i 15 anni. Sono invece maggiorenni i 3 giovani identificati dai carabinieri: H.B., tunisino 20enne, e S.O., marocchino 18enne, entrambi senza fissa dimora e per questo sottoposti a provvedimento di fermo per esigenze cautelari. Denunciato invece in stato di libertà, ma per le medesime ipotesi di reato, D.R.D., 18enne pavese. Ieri per i due fermati si sono tenute le udienze di convalida, nelle quali i fermi sono stati convalidati e sono stati disposti provvedimenti di custodia cautelare in carcere per entrambi.

stefano.zanette@ilgiorno.net

Fonte: https://www.ilgiorno.it/pavia/cronaca/carabinieri-rapinatore-1.1323611