Diciottenne muore accoltellato. Si indaga nella cerchia familiare

Il fratello lo avrebbe trovato in gravi condizioni dopo due coltellate al petto davanti a un bar, a Chignolo Po

PAVIA – Un ragazzo di 18 anni, Gianluca Serpa, è stato ucciso con due colpi al petto la scorsa notte a Chignolo Po, nella Bassa Pavese. Le coltellate non sono state immediatamente mortali, gli inquirenti l’hanno definita un’esecuzione «d’impeto». Il giovane è stato trovato agonizzante in via XXV Aprile, davanti ad un bar del paese. A soccorrerlo, secondo quanto raccontato ai carabinieri, sarebbe stato il fratello, che lo avrebbe caricato sulla propria auto e portato al pronto soccorso del vicino ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza), dove è morto in seguito alle gravi ferite poco dopo le 2. Gianluca Serpa viene descritto come un ragazzo di «buona indole», lavorava con il padre come operaio edile.

INDAGINI IN FAMIGLIA – Dalla scorsa notte i carabinieri di Pavia e quelli della compagnia di Stradella stanno interrogando i familiari e secondo le prime indiscrezioni il delitto potrebbe essere maturato al termine di una lite nell’ambito della famiglia, di origine calabrese, in cui sarebbero presenti anche alcuni soggetti con precedenti. Secondo gli inquirenti il corpo potrebbe essere stato mosso e il ferimento, quindi, essere avvenuto in un luogo diverso rispetto a dove è stato ritrovato il ragazzo. Questo quanto emergerebbe dopo i primi interrogatori dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paolo Mazza e seguita da vicino dal procuratore di Pavia Gustavo Cioppa. Alcuni parenti della vittima si sarebbero contraddetti o non avrebbero comunque convinto gli investigatori.

L’ARMA – L’arma del delitto, il coltello, è stata ritrovata nelle vicinanze del bar dove è stata rinvenuta la vittima. Era sporca di sangue e sulle tracce, così come sul materiale ritrovato sotto le unghie di Gianluca Serpa, stanno lavorando i carabinieri. Martedì è prevista l’autopsia.

Alberto Berticelli Enrico Venni

26 novembre 2012 | 14:16

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_novembre_26/chignolo-po-pavia-muore-ragazzo-diciottenne-accoltellato-omicidio-2112885932479.shtml

Agguato mortale a un albanese, arrestati due spacciatori vicini alla ‘ndrangheta

Il movente dell’omicidio sarebbe da ricercare nei contrasti emersi nella gestione del mercato della droga

MILANO – Due italiani sono stati arrestati lunedì mattina con l’accusa di aver ucciso un albanese lo scorso 14 gennaio a Casorate Primo (Pavia). Quella sera Sali Kutelli, residente nel Comune del Pavese, venne inseguito lungo una via centrale del paese e ammazzato a colpi di pistola. Le indagini condotte dai carabinieri di Pavia, e coordinate dal sostituto procuratore Paolo Mazza e dal procuratore capo Gustavo Cioppa, hanno portato ad identificare come presunti autori dell’agguato Giuseppe Trimboli, 28 anni, e Alessandro Notarangelo, 39 anni, entrambi residenti a Casorate Primo (Pavia).

DROGA – In base agli accertamenti condotti dagli inquirenti, Sali Kutelli sarebbe stato ucciso per contrasti emersi nella gestione del mercato della droga della zona al confine tra le province di Pavia e Milano. Trimboli, pur non essendo ritenuto personaggio di spicco della criminalità locale, fa parte di una famiglia considerata uno dei gruppi di spicco delle ‘ndrine calabresi.

Redazione Milano online

30 luglio 2012 | 9:47

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_luglio_30/arrestati-omicidio-albanese-casorate-primo-droga-ndrangheta-2011227239068.shtml

Altri due arresti per gli abusi sessuali sulla bimba disabile

Era stato il fratellino della vittima a far scattare le indagini. Ora sono quattro gli uomini accusati

PAVIA – La gente adesso collabora e punta l’indice sui «mostri». Infatti, in quel paesino di un migliaio di abitanti, Inverno Monteleone, sarebbero stati in tanti ad avere abusato della piccola Rita (il nome è di fantasia), 12 anni, mentalmente disturbata. A luglio era stato il fratellino di 9 anni a mettere una pulce nell’orecchio dell’assistente sociale e a far scattare un’operazione dei carabinieri di Stradella che avevano arrestato due pensionati accusati di violenza sessuale. Erano finiti ai domiciliari Luciano Finotti, 63 anni, con piccoli precedenti alle spalle, e Berengario Borromeo, 74 anni. Entrambi di Inverno Monteleone. Da allora la bimba, figlia di una famiglia numerosa di contadini, dopo l’interrogatorio assistito, era stata inserita in una comunità protetta. Ma le indagini non si erano fermate. Il pm Paolo Mazza della Procura di Pavia, diretta da Gustavo Cioppa, aveva disposto intercettazioni ambientali e telefoniche che hanno avuto l’effetto sperato. All’alba di ieri sono stati arrestati anche Angelo C., 57 anni, guardia giurata, e Sebastiano M., 46 anni, fruttivendolo ambulante di Santa Cristina e Bissone, con precedenti.

Il primo, secondo l’accusa, approfittava della piccola portandola a casa sua, con il consenso dei genitori che non sospettavano nulla. «La porto a fare un giretto, a prendere un po’ d’aria». Il fruttivendolo, invece, quando incrociava la bimba, la convinceva (non ci voleva molto, visto il suo stato mentale) a salire in auto per poi appartarsi in zone isolate. Anche per la guardia giurata e il venditore ambulante sono scattati i domiciliari. Oggi ci sarà l’interrogatorio di garanzia con il gip Erminio Rizzi. «Dopo un certa omertà iniziale – spiega il procuratore della Repubblica, Gustavo Cioppa – la gente ha iniziato a collaborare. Non potevano non sapere. Indicazioni importanti che si sono incrociate con le nostre indagini, permettendoci di ammanettare altre due persone. C’è però l’atroce sospetto che ad abusare della bambina siano stati altri uomini. Per questo l’inchiesta potrebbe riservare nuovi inquietanti sviluppi».

Michele Focarete

29 febbraio 2012 | 17:46

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_febbraio_29/pavia-abusi-bambina-disabile-altri-arresti-inverno-monteleone-1903488311666.shtml

Il figlio di Riina andrà a lezione al Bo Iscritto al terzo anno di Economia

Domenica esce di cella. Lavorerà in una onlus cittadina. Intanto il senatore padovano Luciano Cagnin (Lega) dichiara: «Pronti a scendere in piazza»

PADOVA — Nonostante le barricate alzate dalla Lega («qui non lo vogliamo»), Giuseppe Salvatore Riina tra qualche giorno si trasferirà a Padova. Il terzogenito del «capo dei capi» Totò (recluso a Opera con 12 ergastoli sulle spalle) domenica finirà di scontare nel carcere di Voghera gli otto anni e dieci mesi per associazione mafiosa inflitti dalla Corte d’Appello di Palermo e confermati dalla Cassazione il 9 gennaio 2009. Dopodichè, lo stesso 2 ottobre o nei giorni successivi, non tornerà a Corleone ma arriverà in Veneto con l’obbligo di firma, il dovere di rincasare entro le 22 e di non frequentare pregiudicati. Il suo percorso di reinserimento sociale e lavorativo è stato affidato a una onlus fondata nel 1979 da un gruppo di famiglie, per «sensibilizzare il territorio rispetto alle dinamiche di esclusione sociale». Oggi è specializzata nell’affrontare marginalità, immigrazione, dipendenze, minori, famiglie multiproblematiche e percorsi penali.

L’associazione padovana, citata nell’ordinanza di scarcerazione firmata dal giudice Maria Teresa Gandini del Tribunale di Sorveglianza di Pavia, è stata scelta da Riina su consiglio del suo avvocato, la vicentina Francesca Casarotto. «Salvuccio» nel 2009 è stato infatti recluso al Due Palazzi di Padova e gli educatori che l’hanno seguito hanno fatto da tramite con la onlus, pronta a dare la propria disponibilità. Una soluzione, dicono dall’associazione, gradita alla madre di Riina junior, Ninetta Bagarella, che avrebbe detto: «Vorrei salvare almeno il più giovane dei miei figli, evitandogli di tornare in Sicilia». Dalla donna sarebbe partita anche l’idea di trovargli una sistemazione senza doversi appoggiare a una delle case-famiglie proposte dai volontari. Anche perchè Giovanni Riina, 34 anni, è iscritto al terzo anno di Economia all’Università di Padova.

«Gli offriremo un lavoro da impiegato e uno stipendio, col quale potrà pagarsi una stanza —spiegano alla onlus —. Se dimostrerà di volersi realmente redimere, lo aiuteremo anche a cambiare nome. Una seconda opportunità va concessa a tutti. Certo, se sul suo arrivo non si fossero accesi i riflettori sarebbe stato meglio, comunque l’abbiamo accettato perchè dalle relazioni delle carceri in cui è stato risulta un detenuto modello (anche il padre si è sempre vantato di essere tale, ndr). Ma se dovesse sgarrare anche una sola volta, se ne dovrà andare». Sarà tenuto d’occhio dalla polizia, perchè secondo il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, «resta un soggetto potenzialmente pericoloso ». Per i magistrati che l’hanno condannato «era diventato il nuovo punto di riferimento della famiglia e protagonista della riorganizzazione della cosca facente capo al padre». Ma la realtà che lo ospita ha le spalle grosse: ha già seguito uno dei fratelli Nirta, responsabili della strage di Duisburg, compiuta del 2007 dall’Ndrangheta. «E’ stato qui qualche anno, era un uomo buono e mite. Si è comportato bene».

Michela Nicolussi Moro
28 settembre 2011

Fonte: https://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2011/28-settembre-2011/figlio-riina-andra-lezione-bo-iscritto-terzo-anno-economia-1901663204634.shtml

Riina jr: «Vengo a vivere al Nord»

«Voglio rifarmi una vita». Venerdì il sì del giudice Insorge la Lega: «Da noi non lo vogliamo»

PAVIA – «Signor giudice, voglio rifarmi una vita da persona per bene, nonostante il nome che porto» dice il giovanotto in tribunale. L’hanno accontentato: dal 2 ottobre prossimo, lasciandosi alle spalle i cancelli del supercarcere di Voghera dopo aver scontato una condanna a otto anni, Salvuccio non tornerà più nella sua Sicilia. Una normale storia di reinserimento sociale? No, a renderla speciale è il cognome del protagonista: Riina. Per la precisione Giuseppe Salvatore Riina, 34 anni, figlio del boss dei boss. «Salvuccio» ha deciso di tagliare i ponti con Corleone, con l’ambiente mafioso, con l’ingombrante famiglia e giocarsi la seconda chance di vita al Nord, prendendo casa e lavorando per una onlus.

Destinazione tenuta al momento segreta, i rumors la indicano nella zona di Padova ma il fatto più importante è ovviamente la rottura tra Riina junior e le sue radici. E la Lega, che ai suoi esordi aveva scatenato una battaglia proprio contro l’invio al Nord di personaggi legati a Cosa Nostra, non ci sta: «Vale lo stesso discorso di 30 anni fa: sono personaggi pericolosi, qui non li vogliamo» attacca Gianluca Buonanno, deputato del Carroccio e già componente della Commissione antimafia. Il giudice di Pavia Maria Teresa Gandini, competente per la questione, ha depositato ieri mattina la sua decisione: dopo la scarcerazione Riina potrà risiedere nel Nord Italia. Ma conformemente a quanto richiesto dal procuratore capo Gustavo Cioppa, che ritiene il personaggio ancora «potenzialmente pericoloso», ha sottoposto il figlio del boss per 2 anni a misure del vigilanza speciale: Salvuccio dovrà rincasare sempre prima delle 22, non potrà incontrare pregiudicati e deve sottoporsi all’obbligo di firma. Per il resto sarà libero di prendersi casa e lavoro.

«Sia chiaro che il signor Riina non è un pentito – precisa il suo legale avvocato Francesca Casarotto – e rimane in ottimi rapporti con i suoi congiunti. Semplicemente ha manifestato al giudice la sua volontà di non ritornare in Sicilia e di fermarsi in un luogo dove ritiene di avere più possibilità di ricominciare una vita da persona onesta lontano dall’ambiente che gli ha provocato guai con la giustizia». Determinanti nella svolta sono stati alcuni incontri con i volontari nel carcere di Voghera, gli studi compiuti (informatica in particolare) e l’opportunità offerta al detenuto dalla onlus presso la quale lavorerà come impiegato. Ma come detto non tutti sono disposti a porgere metaforicamente l’altra guancia. «Se sapessi che uno così viene a vivere nel mio comune affiggerei manifesti con la sua faccia e la scritta “Via da qui”; un Riina deve sentire l’ostilità dell’ambiente che lo circonda» dice Gianluca Buonanno. E aggiunge il deputato leghista: «Non vogliamo che la storia e gli errori degli anni 70 si ripetano; allora l’applicazione dei soggiorni obbligati significò l’arrivo della mafia nelle nostre regioni. Oggi il pericolo è aumentato perché queste organizzazioni possono contare su ramificazioni più forti».

Claudio Del Frate
24 settembre 2011 12:23

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/11_settembre_24/riina-figlio-vengo-vivere-nord-1901625717621.shtml

Traffico illecito di rifiuti: sequestrato l’impianto della Riso Scotti Energia

Ai domiciliari anche Giorgio Radice, presidente del consiglio di amministrazione

MILANO – Doveva produrre energia pulita, invece smaltiva rifiuti non consentiti. La centrale a biomasse Riso Scotti Energia di Pavia è stata messa sotto sequestro mercoledì mattina, durante l’operazione «dirty energy», coordinata dalla procura della Repubblica di Pavia – diretta dal procuratore capo Gustavo Adolfo Cioppa – e condotte dai sostituti Roberto Valli, Luisa Rossi e Paolo Mazza. Sette persone sono finite agli arresti domiciliari, tra cui il presidente della società, Giorgio Radice e il direttore dell’impianto, Massimo Magnani, gli indagati nel complesso sono 12. Inoltre, sono stati sequestrati 40 mezzi ed eseguite 60 perquisizioni in tutta Italia.

SCARTO DEL RISO – La Riso Scotti Energia, società di proprietà della Riso Scotti, era destinata, in principio, allo smaltimento, attraverso una centrale a biomasse, della lolla del riso, un sottoprodotto della lavorazione industriale impiegato come ottimo combustibile. In seguito, grazie a un’evoluzione della normativa, l’impianto era autorizzato a smaltire anche rifiuti speciali non pericolosi: «Il coinceneritore – commenta Ugo Mereu, comandante regionale della Lombardia del Corpo forestale – sulla carta era un vero e proprio fiore all’occhiello, poiché serviva a smaltire uno scarto della produzione e, al contempo, a creare energia rinnovabile da reimpiegare in azienda. Purtroppo però abbiamo constatato che le cose non stavano così».

RIFIUTI NON CONSENTITI – Secondo le indagini condotte dal Corpo forestale, nell’impianto, insieme alla lolla, si bruciavano anche rifiuti di varia natura (tra cui legno, plastiche, imballaggi e fanghi di depurazione di acque reflue) con concentrazioni di inquinanti (soprattutto metalli pesanti) superiori ai limiti consentiti dalla legge. Un traffico di 40.000 tonnellate di rifiuti urbani e industriali non regolarmente trattati, provenienti da impianti di smaltimento in Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Puglia. Tutto ciò era possibile grazie ai falsi certificati rilasciati da laboratori di analisi chimiche compiacenti, per un giro d’affari che, secondo le prime stime, si aggira intorno ai 30 milioni di euro, grazie anche agli incentivi statali che questo genere di impianti riceve: «Il guadagno illecito principale proviene, oltre che dallo smaltimento dei rifiuti, dalla vendita di energia rinnovabile, per la quale sono previsti incentivi statali», conferma Paolo Moizi, comandante provinciale del Corpo forestale di Pavia. L’azienda, avrebbe venduto la propria energia (in realtà non pulita) a un prezzo elevato, perché incentivato, alla rete nazionale: «Inoltre – prosegue Moizi – nell’impianto era stato installato un secondo generatore, che ufficialmente sarebbe dovuto servire in caso di malfunzionamento del primo, ma che in realtà produceva ugualmente energia». La lolla miscelata con scarti industriali, inoltre, veniva anche venduta, senza alcuna autorizzazione, per la produzione di lettiere per animali, in particolare pollame e suini, e per la produzione di pannelli di legno.

ESCLUSE INFILTRAZIONI MAFIOSE – La centrale, che si trova alle porte di Pavia, ha probabilmente immesso in atmosfera emissioni oltre il limite consentito: «E’ un filone d’indagine successivo – spiega Mereu – ciò che noi abbiamo constato, tuttavia, è che la centralina di rilevamento presente nell’impianto funzionava male: dai report non risultavano variazioni tra una rilevazione e l’altra. Impossibile non accorgersene». Le indagini condotte dal Nucleo investigativo provinciale di polizia ambientale e forestale di Pavia del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con personale della polizia di Stato – Gabinetto regionale della polizia scientifica di Milano e Direzione centrale anticrimine di Roma, sono durate due anni. La maxi operazione, che ha richiesto l’impiego di 250 agenti del Corpo forestale e di 25 poliziotti, è la prima nel settore delle smaltimento delle biomasse: «Sono impianti relativamente giovani ed è necassario incrementare i controlli, visto il giro d’affari che muovono, anche se questo tipo di indagini sono molto difficili, perché richiedono elevate competenze tecniche». Dell’inchiesta si sta occupando la Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini: «Per ora non abbiamo elementi per affermare che sia coinvolta la criminalità organizzata, ma per legge quando un’indagine si occupa di traffico illecito di rifiuti, la competenza spetta alla DDA», conclude Mereu.

Maddalena Montecucco
17 novembre 2010

Fonte: https://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/10_novembre_17/pavia-traffico-rifiuti-riso-scotti-arresti-energia-1804189016896.shtml?fr=correlati

Gli incidenti stradali costano 3 miliardi l’anno

Tre miliardi di euro. A tanto ammonta il costo sociale degli incidenti stradali, solo per la Lombardia e solo considerando l’anno 2015. Il solo costo sanitario, sempre nel 2015, è stato di circa 47 milioni di euro per tutte le strutture ospedaliere regionali, divisi tra 12 milioni 804 mila euro per le prestazioni nei Pronto soccorso e 34 milioni 379 mila euro per i ricoveri ospedalieri. Considerando invece i quindici anni tra il 2001 e il 2015, i costi sanitari ammontano a 920 milioni di euro, mentre i costi sociali schizzano a quasi 59 miliardi di euro. Ma la situazione è in miglioramento dal 2001 al 2015: in Lombardia, gli incidenti sono calati da quasi 52 mila a 32 mila, i morti da 1055 a 478, i feriti da quasi 73 mila a 45 mila e il danno sociale è sceso da 5 miliardi di euro nel 2001 a quasi 3 miliardi nel 2015. Lo stesso vale per il costo sanitario, crollato da 81 milioni di euro agli attuali 47 milioni. I dati sono contenuti nell’analisi che Éupolis Lombardia ha realizzato per definire i «Costi sociali e incidenti stradali in Regione Lombardia», in collaborazione con il Centro regionale di governo e monitoraggio della sicurezza stradale, presentato ieri al Civile. I costi sociali includono le spese sanitarie, ma anche i danni patrimoniali, i costi amministrativi e soprattutto i costi umani, generati dalla perdita dell’integrità psicofisica o dai decessi.

IL RAPPORTO tiene conto non solo degli incidenti stradali causati dai veicoli, ma di tutti gli incidenti che accadono per strada (come la caduta da un marciapiede): in tutta la Lombardia nel 2015 gli accessi al Pronto soccorso per questo motivo sono stati 105 mila 279 e di questi 7210 (il 6,8 per cento) si sono trasformati in ricoveri. Il costo medio per una prestazione sanitaria in Ps è di 121,74 euro, mentre per i ricoveri vale quasi 40 volte di più, arrivando a 4676 euro e i giorni di degenza media sono 8,6. Per l’Asst Spedali Civili, che oltre ai due Pronto soccorso in città gestisce anche le strutture di Gardone Val Trompia e Montichiari, la situazione è leggermente migliore, come ha spiegato il direttore generale Ezio Belleri. Il costo unitario per ogni paziente passato dal Ps in seguito a un incidente in strada è di 119,78 euro (inferiore ai 137 euro di tutta la provincia di Brescia) e la degenza media è di 7,2 giorni. Gli accessi al Ps sono stati 3487 (su un totale di 160 mila) e sono costati all’azienda 623 mila euro, mentre i ricoveri sono stati 602 (su 66 mila), per un totale di due milioni 462 mila euro. Il Civile fa meglio della media regionale anche nel costo medio unitario dei ricoveri, che pesano per 4091 euro, contro i 4676 del totale delle strutture lombarde. «L’incidentalità è un prezzo enorme che la collettività deve sopportare – ha sostenuto Gustavo Cioppa, sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia -. I dati ci aiuteranno nel pianificare gli interventi futuri, mentre deve proseguire la diffusione della cultura rivolta alla sicurezza stradale». Fabio Rolfi, presidente della commissione Sanità del Pirellone, ha notato che «il Civile è ormai un grande Trauma center: bisogna ragionare su un servizio psicologico più strutturato per le vittime degli incidenti, come al Niguarda di Milano». Fabrizio Cristalli, direttore generale Sicurezza di Regione Lombardia, ha ricordato il servizio Smart, che «fa lavorare in rete tutti i comandi di Polizia locale: durante i controlli, il numero di incidenti mortali è zero e gli incidenti hanno pochissimi feriti, grazie al passaparola tra gli automobilisti». In Lombardia, il numero di incidenti, i morti e i feriti sono in calo da 15 anni: nel 2016, in Lombardia si sono verificati una media di 90 incidenti al giorno (con 1,2 vittime e 124 feriti) e i morti sono calati del 9,2 per cento rispetto all’anno precedente. Brescia è al terzo posto per il tasso di gravità di incidenti in Lombardia, anche se in calo rispetto al 2015. La riduzione del numero di incidenti è anche un fatto economico: negli ultimi 15 anni, il calo in Lombardia è stato più marcato rispetto alla media nazionale (meno 42,9 per cento rispetto al meno 34,6 per cento): «Questo ha generato un risparmio di 80 milioni di euro di spesa sanitaria: è un cifra maggiore dell’ultimo finanziamento statale del Piano nazionale della sicurezza stradale, che elargì 31 milioni di euro», ha chiosato Simona Bordonali, assessore alla Sicurezza della Regione.

Manuel Venturi

Fonte: https://www.bresciaoggi.it/gli-incidenti-stradali-costano-3-miliardi-l-anno-1.6137622

Lamarque, la madre e la poesia

La poesia è donna, non solo perché lei è spesso la destinataria della poesia, ma anche perché lo scrivere poesia si adatta meravigliosamente bene al suo animo e al suo gentil pensiero.

La conferma è venuta da «PontedilegnoPoesia», che ieri ha concluso la sua ottava edizione ricevendo elogi e aggiungendo consensi ai tanti già ottenuti, e va all’archivio consegnando alle donne le palme dovute ai vincitori: Vivian Lamarque (milanese con discendenze trentine) e Ida Travi (bresciana di Cologne) hanno conquistato il primo premio e il secondo, ex-aequo con Daniele Piccini (perugino con residenza aretina); in aggiunta, Vivian Lamarque ha raccolto il consenso del pubblico, che ha votato la sua poetica (raccolta nel volume «Madre d’inverno», Mondadori editore) attribuendole il classico e popolare premio speciale, quest’ anno assegnato in ricordo di don Giovanni Antonioli, il «Prete di tutti» raccontato in un volume di recente pubblicazione, nel centenario della nascita e nel venticinquesimo della morte.

Ieri in tarda mattinata, nella sala consiliare del Comune di Ponte di Legno – luogo in cui la poesia aveva nuovamente trovato degna e felice accoglienza, consumandosi proprio lì il rito della premiazione – con diverse sfumature, per altro tutte positive, è stata riconfermata la voglia di proseguire l’esperienza in modo che il titolo di «paese della poesia», esibito con piacere e vigore dalla cittadina, diventi parte integrante del suo biglietto da visita. È stato ribadito a voce alta che nella cultura c’è il nocciolo vitale della montagna, che solo «una cultura aperta a tutti e sostenuta da tutti – ha detto il sindaco Aurelia Sandrini aprendo la mattinata – è in grado di assicurare visibilità e di regalare alla montagna la certezza di un buon futuro».

Perché ciò avvenga, ha sostenuto Gustavo Cioppa, sottosegretario alla Presidenza della Regione Lombardia, «è necessario tener viva la nostra cultura e difendere le sue radici mettendola al di sopra delle personali visioni così da renderla unanimemente condivisa e fruibile».

Quanto ai poeti – sei chiamati alla fase finale del concorso e tre premiati ma ben settantadue partecipanti alla rassegna -, ognuno portatore di esperienze tradotte in versi e offerte come «soffi d’anima» cui appellarsi per «unire cose che sembrano lontane», o anche per prendere facendoli propri «oro e cenere» e anche «il sorriso della vita illuminata», unanime è stato il riconoscimento del loro impegno e della loro passione per «la parola che diventa racconto e viatico per i giorni che verranno».

La giuria (Milo De Angelis, presidente, Andrea Costa, Simona Ferrarini, Vincenzo Guarracino e Giuseppe Langella), decretando Vivian Lamarque vincitrice del premio «PontedilegnoPoesia 2017» ha sottolineato la «delicata finezza» con la quale ha delineato il rapporto con la madre adottiva e la madre biologica: «Un vero e proprio De brevitate vitae, scritto – si legge nella motivazione – con commozione trattenuta, con un dolore annidato giù in fondo e proprio per questo ancora più toccante».

LA POETESSA e scrittrice milanese, intervenendo subito dopo la sua proclamazione di miglior poetessa dell’anno, ha rivelato un turbinio di emozioni condensandole in parole che abbracciavano sì la poesia, ma soprattutto l’accostamento del premio appena vinto a quello assegnato da Mirella Cultura al Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco «per la sfida quotidiana al pericolo, affrontata con dedizione e coraggio, al servizio della collettività», ma anche per rinsaldare lo stretto legame che la località ha con i Vigili del Fuoco dato che qui è stata attiva per decenni la Casa Alpina di soggiorno-vacanza del Corpo.

Vivian Lamarque, in questa casa, da bambina ha vissuto un anno, quando il padre, vigile del fuoco (morto poi a soli 34 anni), era stato destinato lì per servizio. Inevitabile la commozione e appropriate le parole di gratitudine rivolte, prima dalla poetessa e poi dal presidente di Mirella Cultura Andrea Bulferetti, al comandante regionale dei Vigili del Fuoco Dante Pellicano e ai numerosi operatori presenti in rappresentanza del Corpo e dei volontari.

Tenendo tra le mani la scultura realizzata da Edoardo Nonelli (una goccia d’acqua che cade sulla fiamma a simboleggiare l’impegno per le creature e il creato), il comandante Regionale ha ribadito l’impegno «certo a spegnere gli incendi, ma soprattutto a prevenirli attraverso una sistematica educazione al mantenimento del bello che per fortuna ancora ci circonda».

A CHIUSURA della manifestazione – che ha avuto applauditissimi intermezzi musicali della violinista Silvia Bontempi e del pianista Giancarlo Corna – è stato annunciato dal presidente di Mirella Cultura Bulferetti che il tema della poesia da inserire nel totem 2018, ottavo suggello al percorso del «paese della poesia», sarà il sole.

Luciano Costa

Fonte: https://www.bresciaoggi.it/home/cultura/lamarque-la-madre-e-la-poesia-1.5906757

UnibsDays, con Severino il mondo migliore

Dio è morto, Marx pure e anche le matricole del 2020 non si sentono molto bene. Severino ci vede lontano un chilometro e infatti ieri ha scoperto le carte fin dal prologo, svelando il trabocchetto insito nel titolo apparentemente innocuo e rassicurante, esotico quasi, sotteso alla sua lectio magistralis, che inaugurava la quarta edizione degli UnibsDays nell’aura sontuosa del Ridotto del Teatro Grande. «In cammino verso un mondo migliore»: magari… solo una beata illusione! E infatti appunta: «Metterei il titolo tra virgolette, perché così sembra una passeggiata, mentre in realtà qua si parla più di andare in alta montagna». Meglio riformulare dunque: «In cammino verso un mondo migliore?».

Uno, nessuno e centomila punti di domanda. Occhio e croce quelli che il filosofo bresciano – quasi novanta primavere portate con slancio – ha sollevato durante l’ora abbondante del suo intervento, preceduto dai saluti di rito del Magnifico Rettore Maurizio Tira e del professor Giovanni Turelli, che oltre ad introdurre l’ospite hanno inaugurato ufficialmente la quarta edizione del tradizionale appuntamento con cui l’Università degli Studi di Brescia si presenta alla città, fra orientamento, incontri e laboratori. In apertura cameo anche per Gustavo Cioppa, sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia, il quale ha sottolineato come «la vocazione a innovare e a puntare sulla ricerca quale motore dello sviluppo è ormai consolidata in Lombardia. Una Regione – ha aggiunto – che da tempo investe risorse e impegno per far crescere l’alleanza tra il mondo produttivo e quello della ricerca: progetti e idee che diventano servizi a beneficio dei cittadini, grazie al coinvolgimento delle nostre eccellenti Università».

SBRIGATI i convenevoli, Severino è ripartito dal punto a cui l’avevamo lasciato. Ovvero dal quel presunto mondo migliore, più immaginifico che reale, attorno a cui volteggiano come avvoltoi sulle carogne del progresso i grandi temi degli ultimi decenni: l’investimento spropositato di capitale, l’ aumento demografico, le risorse naturali irreversibilmente consumate e compromesse. Concetti riassumibili come «limiti dello sviluppo», di fronte ai quali l’approccio cognitivo si sdoppia: drammatico e catastrofista o possibilista e futuribile.

Tirando in ballo i mai sopiti fantasmi della guerra fredda, l’equilibrio precario fra super potenze, l’eterna dicotomia Stati Uniti-Russia: un «duumvirato» («parola che pronunciai una volta durante una conferenza e che piacque molto ad Andreotti») i cui lamenti risuonano strazianti anche nel mondo d’oggi.

«Un mondo – osserva Severino – in cui continuano ad essere i due unici luoghi capaci di eliminare ogni nemico, benché siano meno visibili»; un mondo in cui il terrorismo è «tremendo per chi lo patisce ma ancora profondamente artigianale, nel senso che non scuote minimamente la struttura del grande Satana occidentale»; un mondo dove a dominare è l’altro aspetto nevralgico più volte invocato dal filosofo: la tecnica. Il potenziale tecnologico. La scienza che poi secondo Severino altro non è se non «un’ elaborazione di tecniche per raggiungere in modo ottimale certi scopi».

CHE LA TECNICA può soddisfare, laddove le altre forze falliscono perché nell’era moderna «la verità è finita».

Ancora, categorico: «I valori del passato non sono più al centro dell’uomo. L’Europa è avanti a tutti gli altri agglomerati urbani ma soprattutto è avanti nella scoperta di questa grande tragedia che è la morte di Dio… ed è proprio lì che il paradiso della tecnica s’impone: s’impone perché la filosofia dice che non esiste più una realtà immutabile».

Basta risposte vogliamo domande: «Perché la tecnica allora non risolve i problemi del benessere?». «In altre parole – conclude Severino – dove la felicità è massima manca la verità della felicità. E allora il paradiso si trasforma in inferno. Questo rimarrà il grande problema da affrontare. E questo sarà il punto di partenza per il ripensamento di un’epoca nuova. Amen».

Elia Zupelli

Fonte: https://www.bresciaoggi.it/territori/citt%C3%A0/unibsdays-con-severino-il-mondo-migliore-1.5692586

Corruzione, attenzione su ambiente e sanità

Saranno pur freddi, mai i numeri spesso sono eloquenti. Il 61esimo posto dell’Italia nella classifica mondiale (stilata da Transparency International) sull’indice di percezione della corruzione, penultimo posto in Europa davanti alla Bulgaria, parla chiaro. Ad essere meno chiara e di più difficile interpretazione è invece la stessa corruzione. «Si tratta di un fenomeno criminale e come tale è composto da diversi elementi – ha sottolineato il procuratore generale della Repubblica di Brescia Pier Luigi Maria Dell’Osso nel corso del seminario (organizzato dalla Procura), che si è svolto ieri nell’aula magna dell’Università Cattolica -. Questa sua complessità fa sì che a combatterla debbano essere tutti gli attori sociali». Ovviamente però i primi baluardi contro il fenomeno sono le istituzioni, sul piano nazionale così come su quello locale. La Lombardia e Brescia vivono in prima persona tale scenario, dato il fermento economico che attrae come il miele con le api la criminalità organizzata, «che della corruzione, in campo ambientale così come in molti altri ambiti, fa uno dei suoi strumenti privilegiati» ha confermato Dell’Osso.

«Fin dal mio insediamento è stata una priorità implementare i servizi di intelligence – ha aggiunto -. Bisogna affrontare il fenomeno in termini simili a quelli utilizzati per le mafie». Non sempre però sul territorio nazionale «è stata messa in campo un’attività repressiva adeguata», ha fatto notare il procuratore generale, come dimostrano i dati riguardanti la popolazione carceraria.

I detenuti in Italia per reati di corruzione sono 299, lo 0,5% del totale. Maggiori sforzi sono quindi necessari, sebbene senza una condanna unanime da parte della cittadinanza la piaga continuerà a prosperare. Perché la corruzione non è dovuta unicamente all’attività delle mafie, «ma è legata a un fattore culturale – ha confermato Francesco Dettori, presidente della neonata Agenzia Regionale anticorruzione della Lombardia -, e la sua sconfitta passa attraverso la coscienza civica di ogni singolo cittadino». In particolare ha evidenziato che in Lombardia il settore della sanità è quello potenzialmente più interessato da fenomeni corruttivi. Lo «stigma del corrotto e del corruttore», come definito dal docente della Cattolica Francesco D’Alessandro, «serve per tradurre in comportamento sociale la condanna di tali reati».

E NON GIOVA di certo l’ipertrofismo legislativo nel quale naviga la normativa italiana, «perché spesso tante leggi sortiscono l’effetto opposto – ha precisato D’Alessandro -. Inutile è anche il continuo aumento delle pene per i reati di corruzione, che si rivolgono più alla pancia delle persone senza affrontare come si deve il fenomeno».

Dura è la battaglia. Le parole del prefetto Francesco Paolo Tronca, già rappresentante dello Stato a Brescia, hanno però rassicurato in merito a due grandi eventi che hanno interessato il nostro paese, Expo e il terremoto del 24 agosto 2016. «La manifestazione milanese è uscita indenne dalla corruzione così come dalle infiltrazioni mafiose – ha sottolineato Tronca -. Nelle zone colpite dal sisma, faremo di tutto per tenere sotto controllo la situazione». Dalla corruzione tra privati, «non ancora adeguatamente sanzionata e inquadrata normativamente» ha chiosatoD’Alessandro. «Siamo persuasi – ha sottolineato il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa -, della necessità di essere tutti attori irriducibili nella lotta senza quartiere al quinto, nefasto cavaliere dell’apocalisse: il vessillifero della corruzione».

Stefano Martinelli

Fonte: https://www.bresciaoggi.it/territori/citt%C3%A0/corruzione-attenzione-su-ambiente-e-sanit%C3%A0-1.5356494