Nuovi assessori e poteri Maroni: «Squadra fatta Ora avanti fino al 2018»

Sala vice, entrano Gallera e Brianza Un magistrato diventa sottosegretario Il governatore: «Nessuno resta deluso»

Un vicepresidente che subentra a Mario Mantovani (autosospeso), due nuovi assessori, deleghe riviste a un pezzo di giunta, un ex magistrato che diventa sottosegretario del presidente. Sono le novità più rilevanti del rimpasto sancito ieri in Regione Lombardia dal governatore, Roberto Maroni, con i suoi alleati. Un rimpasto importante, che si configura come un «tagliando» finale in grado di proiettare il governo della Regione fino alla scadenza del mandato, nel 2018. Con un ultimo tassello di riempire: la delega alla Sanità, che Maroni terrà per sé fino all’attuazione della riforma appena varata.

Il vicepresidente è ancora un esponente di Forza Italia, si tratta di Fabrizio Sala, che meno di un anno fa era stato nominato assessore e tiene le sue deleghe, importanti: casa, Expo e internazionalizzazione delle imprese. Francesca Brianza, consigliere regionale della Lega, diventa assessore con delega al post Expo e alla città metropolitana, in precedenza seguita da Giulio Gallera, l’altro «promosso», che seguirà reddito di autonomia e inclusione sociale. Per effetto della nomina in giunta, Gallera ha rimesso a disposizione del partito l’incarico di coordinatore cittadino azzurro. Al suo posto è già stato nominato il consigliere regionale Fabio Altitonante.

Nella giunta regionale un altro ingresso significativo: quello di Gustavo Cioppa, magistrato di Cassazione nominato sottosegretario alla presidenza. «Collaborerà con me in tutte le cose, soprattutto sulla sanità» ha spiegato Maroni. Rimodulate le competenze degli assessori Mario Melazzini e Mauro Parolini, entrambi Ncd. Il primo assumerà anche la delega all’università e il suo assessorato concentrerà le attività a sostegno della ricerca e dell’innovazione, assumendo la nuova denominazione di «università, ricerca e open innovation». Parolini coordinerà le politiche a favore delle imprese, diventando «assessore allo Sviluppo economico». Maroni come detto, tiene la sanità, anzi il welfare, «perché – ha spiegato – c’è la riforma da attuare, entro fine anno dovremo nominare anche tutti i nuovi direttori generali, procedere al riassetto e serve la guida del presidente». Il governatore ha anticipato che terrà le deleghe in questione «volendo anche fino al 2018, non è un problema». «È un impegno intenso, lo faccio con entusiasmo», ha aggiunto. Maroni ha anche ammesso che il rimpasto «non è stato facile». «Ci sono state molte fibrillazioni – ha riconosciuto – Alla fine io ho ascoltato tutti e ho deciso. Questo è l’assetto della giunta che per me arriva fino al 2018» ha avvertito. Ma ha precisato che nessuno è deluso: «Forza Italia esce ridimensionata? – ha chiesto – Assolutamente, nessuno esce ridimensionato. A me non interessa il manuale Cencelli. Io guardo la capacità delle persone e il ruolo che hanno le persone, non i partiti, hanno. Così ho deciso». La coordinatrice di Forza Italia Mariastella Gelmini ha confermato: «Siamo soddisfatti per la rapidità con cui si è arrivati a definire la compagine di governo». «Soddisfazione» anche «per la rappresentanza in giunta». «Prendiamo atto delle scelte del governatore» – ha aggiunto – per quanto riguarda la sanità. «I nuovi ingressi in giunta di Forza Italia – ha spiegato – rappresentano un impegno al quale guardiamo con grande responsabilità», «confermando un modello di buongoverno competitivo anche per le Amministrative 2016 che vedranno protagonista Milano».

Alberto Giannoni – Sab, 24/10/2015

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/milano/nuovi-assessori-e-poteri-maroni-squadra-fatta-ora-avanti-fin-1186421.html

I primi 115 anni dell’Asilo Un alleato per il Mariuccia

Un gemellaggio con la fondazione Don Gnocchi e consegnato un premio al prefetto Lamorgese

Aldilà di ogni pregiudizio, in una situazione di degenza finire all’Asilo Mariuccia è fin dai primi del ‘900 una risorsa. Quella che per la maggior parte dei bimbi suonava come una minaccia («guarda che ti mando all’Asilo Mariuccia»), è tutt’ora per mamme e piccoli una possibilità di riscatto. «Milano ci ama, anche se non tutti conoscono ciò che facciamo. Il nostro scopo è trasformare la sofferenza in opportunità, e il disagio in dignità» dice Camillo de Milato sull’Asilo Mariuccia, la società umanitaria milanese nata nei primi anni del XX secolo e di cui è presidente al secondo mandato.

Ersilia Bronzini Majno, una delle protagoniste dell’emancipazione femminile di fine ‘800, nel 1902, dopo il trauma subito per la morte della figlia Mariuccia, fondò un istituto per il recupero delle adolescenti vittime di violenze sessuali o della prostituzione e lo dedicò alla bambina persa. Il reinserimento sociale delle ragazze con la formazione e il lavoro era ed è lo scopo primario dell’Asilo. Lunedì scorso nella sala degli affreschi della Società Umanitaria di via San Barnaba si sono festeggiati i 115 anni dello storico ente. Dopo la recente visita di Luigi Di Maio in una delle sedi del Mariuccia, non c’è da stupirsi se anche erano presenti molti politici, Come Gustavo Adolfo Cioppa, sottosegretario alla presidenza della Lombardia. C’era Pierfrancesco Majorino, assessore alle Politiche sociali del Comune, Valentina Aprea, assessore alla Formazione della Regione, e Stefano Dambruoso, questore della Camera. Non potevano mancare Alberto Iannuzzelli, Presidente della Società Umanitaria, e l’avvocato Annamaria Bernardini De Pace, madrina dell’Asilo.

È stato presentato il calendario illustrato che per il secondo anno porta la firma di Fabio Sironi, presente in sala, e si è annunciato Premio Asilo Mariuccia 2017 per Luciana Lamorgese, prefetto di Milano, a cui invece è stato consegnato ieri.

L’asilo crea ogni anno una nuova collaborazione con altri enti sociali. Dopo la Società Umanitaria, Croce Rossa, City Angels e altri, il gemellaggio annunciato lunedì scorso è con il Don Gnocchi, nato nello stesso anno del Mariuccia: «Questo 115° anniversario è di particolare importanza nella storia di due enti radicati nel cuore dei milanesi – ha detto don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione Don Gnocchi Salvaguardiamo la dignità e la vita delle persone che soffrono. Riguardo al Don Gnocchi sono circa 10mila al giorno nei 28 centri e ambulatori attivi nel Paese». Il Mariuccia è una struttura più piccola, privata e che dà lavoro a 64 dipendenti, più 6 consulenti e 12 volontari. Per accogliere 189 persone su cui costruire un percorso di reinserimento sociale in una delle sue diverse sedi. I bimbi vengono mandati a scuola fino ai 16 anni, due anni di laboratorio, lo stage, e a 18 anni il 98% dei giovani trova lavoro come agricoltore o aiuto cuoco. Le madri sono ospitate col figlio prima in comunità e poi viene fornito loro per un altro anno un alloggio gratuito, bollette comprese. Se i comuni devolvono una retta al Mariuccia, molti aiuti anche concreti arrivano da benefattori (Walt Disney, ad esempio, dona molti giochi).

Marta Calcagno Baldini – Gio, 07/12/2017

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/milano/i-primi-115-anni-dellasilo-alleato-mariuccia-1471488.html

Motta Visconti, dietro la strage una polizza vita sulla moglie

Motta Visconti(Milano)Una polizza sulla vita di Cristina Omes, beneficiario il marito Carlo Lissi. È il nuovo elemento emerso in queste ore che, se confermato, andrebbe a rendere ancora più fosco il quadro del triplice delitto di via Ungaretti, la villetta dove l’uomo, 32 anni, ha ucciso la moglie, dopo averci fatto l’amore, e i figli.

Perché, come ha poi spiegato agli inquirenti nel corso della confessione, la famiglia per lui era diventata un peso insostenibile da cui liberarsi a qualsiasi prezzo.
La notizia è trapelata ieri quando ai carabinieri è giunta la notizia, probabilmente dallo stretto giro di amici e famigliari, che Cristina Omes, 39 anni, avrebbe avuto una polizza sulla vita. Particolare abbastanza credibile vista che la giovane donna era impiegata presso l’agenzia Sai di Motta Visconti e che altri impegni analoghi erano già stati accesi dai famigliari dei due coniugi. Spetterà ora agli investigatori chiarire nei dettagli e soprattutto inquadrare questo aspetto nel quadro criminale complessivo. In altri termini se si scoprisse che il contratto era stato stipulato nel 2009, quando è nata Giulia, o nel 2012, quando è nato invece Gabriele, potrebbe trattarsi banalmente di una comprensibile attenzione di due coniugi nei confronti della famiglia. Magari accertando che pure Carlo Lissi aveva a sua volta acceso una polizza con beneficiaria la moglie Cristina.
Diverso aspetto invece se l’uomo avesse convinto la moglie a sottoscrivere il contratto appena qualche settimana fa, irrobustendo così l’ipotesi accusatoria della procura che gli ha contestato l’omicidio premeditato. Carlo Lissi infatti ha raccontato di aver ucciso la moglie attorno alle 23 di sabato 14 giugno, dopo aver fatto l’amore, colpendola cinque o sei volte con un coltello. Quindi è salito al piano superiore dove con un sol colpo ha trafitto la gola ai due bambini. Quindi ha gettato all’aria alcuni cassetti, è nuovamente sceso, ha aperto la cassaforte, preso i gioielli della moglie per simulare una rapina finita in tragedia. Poi è andato tranquillamente a vedere Italia Inghilterra, esultando per i gol degli azzurri. Tornato infine alle 2 ha «scoperto» i tre corpi straziati e quindi dato l’allarme.
Una versione durata appena 24 ore, il tempo di mettere l’uomo di fronte alle tante incongruenze. Per esempio aver abbracciato la moglie trovata in un lago di sangue senza sporcarsi le mani e i vestiti, le porte o gli interruttori della luce. Gli investigatori gli hanno poi contestato una sbandata, per altro non corrisposta, per una collega di lavoro: episodio decisivo per decidere di liberarsi di moglie e figli. E alla fine, nella notte tra domenica e lunedì, attorno alle 2, è arriva la confessione, preceduta da un liberatorio «Voglio il massimo della pena».
Quando il procuratore Gustavo Cioppa gli ha chiesto perché avesse ucciso non solo la moglie ma anche i figli, ha risposto che loro «sarebbero rimasti» comunque, mentre ormai era l’intera famiglia ed essere diventata «un peso». E alla successiva domanda: «Aveva premeditato il triplice delitto?» si è limitato a replicare «Ci stavo pensando da qualche giorno». Elementi che messi insieme con il rapporto sessuale, per dimostrare gli ottimi rapporti tra coniugi, e la partita guardata al bar, mentre di solito Carlo Lissi le guardava a casa, hanno fatto scattare tra le varie aggravanti anche la premeditazione. Ora salta fuori anche la polizza vita, che potrebbe gettare una luce ancor più sinistra sul gesto di Lissi, e rendere più consistente l’ipotesi della premeditazione.

Enrico Silvestri – Sab, 28/06/2014

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/interni/motta-visconti-dietro-strage-polizza-vita-sulla-moglie-1032669.html

Sgozzata in casa con i due figlioletti

Massacrati una donna e i bimbi di 5 anni e 20 mesi. Sotto torchio il marito: era andato a vedere la partita 

Motta Visconti (Milano) – Una giovane mamma e i suoi due bimbi massacrati a coltellate, una villetta senza segni di effrazione ma con una cassaforte aperta e un padre disperato che chiama i carabinieri.

Questi sono gli elementi di un giallo in cui ogni tassello del mosaico sembra contraddire il precedente. Alcuni aspetti portano infatti alla rapina degenerata, altri al delitto d’impeto. Di sicuro non si tratta di un omicidio-suicidio, il coltello non è stato trovato nella casa. Allora bisogna andare a rivedere ogni più insignificante particolare sentendo l’unica persona in grado di fornire tutte le risposte: il marito, il cui interrogatorio, iniziato ieri in tarda serata è poi proseguito fino a tarda notte.

Motta Visconti è un paese di poco più di 7.500 anime sulle sponde del Ticino, dall’altra parte Garlasco, dove nel 2007 fu uccisa Chiara Poggi, entrando così nell’immaginario italiano come sinonimo di giallo. Qui in un dignitosa villetta di via Ungaretti 20 abitano i Lissi: Carlo, 32 anni, Cristina Omes, 39, e i loro figli, Giulia, cinque, e Gabriele 20 mesi. Un quadretto da «Mulino bianco». Lei minuta e graziosa, impiegata alle assicurazioni Sai del paese, tutta casa e chiesa, volontariato nella Croce Rossa, abbandonato dopo la nascita del secondo figlio, e impegno i parrocchia. Lui, laurea in economia e commercio, lavoro come informatico in uno studio milanese, sposo devoto, la accompagna tutte le domeniche in chiesa.
Sabato sera verso le 23.30 Carlo lascia moglie e figli per andare a vedere Inghilterra-Italia a casa di un amico. Rientra poco dopo le 2 e trova la donna in soggiorno, la figlia nella sua cameretta, il piccolo nel lettone matrimoniale. Tutti coperti di sangue, colpiti più volte, in particolare al collo, con un coltello, che però non si trova, escludendo così l’ipotesi di una «Medea» impazzita che ammazza i propri figli. Non ci sono segni di effrazione ma la cassaforte è aperta e mancherebbe qualche soldo. Scenari da rapina degenerata dunque: il bandito sorpreso a rubare avrebbe ammazzato la donna. Certo ma poi è difficile immaginare abbia ucciso perché «scomodi testimoni» la bimba di 5 anni e il piccolo di 20 mesi, che in base alle tracce è stato «trascinato» fino alla camera dei genitori e poi deposto delicatamente sul lettone. Quanto alla cassaforte aperta, potrebbe essere un depistaggio, come una banale disattenzione dei coniugi, proprio perché vuota.

Non ci siamo, bisogna ricominciare. Allora si scava nella vita dei due ragazzi. Entrambi sono figli di persone benestanti: il padre di lui, Francesco, è un ex artigiano piastrellista, quello di lei, Decio, un ex fruttivendolo. Dopo il matrimonio sei anni fa sono andati a vivere in un appartamento in via Matteotti, ma quando l’anno dopo è morto Decio, gli sposi si sono trasferiti nella villetta e la mamma nell’appartamento. Qui dunque la coppia avrebbero ripreso la sua vita tranquilla, anche se in paese non tutti sono pronti a giurare su tanta serenità. Qualcuno parla di dissapori, litigi, persino di tradimenti. Ma sono voci che in un piccolo centro, pettegolo per antonomasia, non mancano mai, quindi difficile stabilirne la veridicità. Nel corso della notte il marito viene sentito e risentito più volte, fornisce il quadro della propria vita coniugale, indica orari, spostamenti, spiega e chiarisce. In mattinata, gli viene concessa una breve pausa, mentre iniziano i riscontri da parte dei carabinieri di Abbiategrasso e del nucleo investigativo di Milano, raggiunti nel pomeriggio dal comandante provinciale, generale Maurizio Stefanizzi. Si avverte la voglia di arrivare alla soluzione in fretta, come ripetono più volte il procuratore di Pavia Gustavo Cioppa e il sostituto Giovanni Benelli. Si lavora per tutto il pomeriggio, raccogliendo ogni dettaglio. Poi in serata si ricomincia con il marito, sentito questa volta alla presenza di un legale fino a notte inoltrata. Non è finora emersa alcuna indiscrezione, solo un certo ottimismo da parte degli inquirenti di essere veramente vicini alla soluzione di questa drammatica vicenda.

Enrico Silvestri – Lun, 16/06/2014

Fonte: http://www.ilgiornale.it/news/interni/sgozzata-casa-i-due-figlioletti-1028353.html

Gustavo Cioppa domani all’Università di Brescia

L’incontro con Gustavo Cioppa si terrà domani alle 10:30 in Aula Magna.

Il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa parteciperà domani, lunedì 27 novembre, all’inaugurazione dell’Anno Accademico 2017/2018 dell’Università degli Studi di Brescia.

Su delega del presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, Cioppa sarà presente domani, al civico 11 di viale Europa, a partire dalle 10:30 in Aula Magna.

26 Novembre 2017

Fonte: https://bresciasettegiorni.it/attualita/gustavo-cioppa-domani-alluniversita-brescia/

Ammazza moglie e figli a coltellate

Strage a Motta Visconti, Carlo Lissi crolla dopo una notte sotto torchio:

Quando ha visto che tutte le sue bugie non avevano più senso, verso le 4 del mattino Carlo Lissi è crollato: si è preso la testa fra le mani e nel silenzio gelido calato nella stanza degli interrogatori nella caserma dei carabinieri di Abbiate Grasso ha mormorato: «Voglio il massimo della pena». Poi è diventato un fiume in piena e ha raccontato in ogni dettaglio la notte dell’orrore, in cui per la malsana passione verso un’altra donna ha sterminato la sua famiglia. Sua moglie Cristina Omes, 38 anni, i suoi due bambini Giulia e Gabriele, di 5 anni e 20 mesi.

Carlo Lissi ha agito con freddezza e niente fino all’altra sera aveva fatto presagire le sue intenzioni che i carabinieri del nucleo investigativo di Milano e il procuratore di Pavia Gustavo Cioppa giudicano «premeditate».

La partita dell’Italia era infatti, data l’ora, un’occasione irripetibile per uscire di casa e crearsi un’alibi e fingere al suo ritorno la scoperta di una strage per rapina. L’altra sera, verso le 23, dopo aver sistemato i bambini a letto ed aver avuto un rapporto intimo con sua moglie, Lissi è andato in cucina, ha preso un coltello e mentre la donna stava guardando la televisione l’ha colpita alle spalle. Lei, incredula per la sua improvvisa ferocia, prima di morire gli ha chiesto: «perchè». Ma lui non le ha risposto e l’ha colpita con un pugno. Poi è salito nella stanza dei bambini. Prima ha tagliato la gola alla piccola Giulia, poi è andato nella camera matrimoniale e ha finito anche Gabriele.

Quindi verso le 23,30 è uscito dalla sua villetta in via Ungaretti a Motta Visconti ed è andato a raggiungere gli amici in un bar per vedere la partita dell’Italia. Lungo la strada ha gettato in un tombino il coltello che aveva usato per la strage. Una strage determinata dal fatto di voler eliminare la famiglia per sentirsi più libero e poter conquistare così il cuore di una collega di cui si era invaghito e che non lo corrispondeva. Un disgraziato. Avrà ciò che ha chiesto, il massimo della pena.

16 Giugno 2014

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2014/06/16/news/ammazza-moglie-e-figli-a-coltellate-1.35744844

Madre e due figli uccisi a coltellate

La tragedia a Motta Visconti, nel Milanese. Gli inquirenti: “Li hanno sgozzati”.

Potrebbe avere in tempi brevi un colpevole e un perché il triplice omicidio che ha scosso Motta Visconti (Milano), cittadina agricola tra Milano e Pavia, e che ha distrutto una famiglia intera, con una madre e i suoi due figli trovati uccisi nella loro abitazione.

Un delitto efferato, spietato, che ha creato «angoscia» perfino degli inquirenti. La donna, Cristina Omes, di 38 anni, e i due piccoli, Giulia e Gabriele, di 5 anni e di 20 mesi, sono stati sgozzati e sui loro corpi ci sono numerose altre lesioni che non fanno escludere un accanimento.

A trovarli è stato il padre, Carlo Lissi, di 31 anni, rincasando dopo la partita dell’Italia che aveva visto con altri amici, in paese. L’uomo è stato sentito dalla scorsa notte fino a questa mattina, e nei suoi confronti al momento non è stato emesso alcun provvedimento, anche se è rimasto «volontariamente» a disposizione degli investigatori che non hanno mai smesso di confrontare le sue dichiarazioni con quelle di parenti e testimoni, richiamandolo più volte in caserma. Il Procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, pur premettendo che «nessuna pista al momento è esclusa e che non ci sono indagati» ha però aggiunto che «gli accertamenti procedono a ritmi serrati» facendo intendere che nelle prossime ore potrebbero emergere piste precise se non dei fermi.

La coppia e i bambini vivevano in una villa nella zona residenziale di Motta Visconti, all’angolo tra via Di Vittorio e via Ungaretti, su un solo piano e con un grande giardino davanti, che è di proprietà della famiglia di lei, che gestisce un negozio di frutta e verdura. Cristina, in particolare, era conosciuta da tutti perché originaria del paese: «Lavorava come impiegata alle assicurazioni Sai – dice un residente – e prima del secondo figlio faceva la volontaria in Croce Rossa». Il marito, invece, un consulente informatico, lavorava a Milano.

Nella casa la scena apparsa ai soccorritori, intorno alle 2 della scorsa notte, è stata raccapricciante: sangue ovunque e i corpi della bambina nella sua cameretta, del piccolo nel letto matrimoniale e della donna, in soggiorno, martoriati. La cassaforte aperta e i contanti in essa contenuti, una cifra di non particolare entità, pare, spariti, ma senza segni di effrazioni evidenti sul forziere o sulla porta. Forse una messinscena. Al momento, però, non sembra che negli ambienti investigativi si dia molto credito all’ipotesi «esterna» cioè di una sanguinosa rapina, ma l’accanimento e l’assassinio del bimbo più piccolo, avrebbero fatto propendere i carabinieri di Milano, che conducono le indagini, verso un ambito privato.

In queste frenetiche ore si stanno ricostruendo i legami famigliari e le amicizie, sentendo i testimoni, che per tutto il giorno sono stati convocati in caserma a Motta e ad Abbiategrasso (Milano). Tra essi gli amici con cui il marito della vittima ha visto la partita dei Mondiali in televisione, la madre di lei, la cognata di lui e alcuni vicini che potrebbero aver udito delle grida. A mancare, oltre all’arma del delitto (ma si attendono alcune comparazioni su alcuni oggetti definiti «compatibili) è il movente, per trovare il quale si sta scavando nei rapporti privati della coppia, apparentemente buoni anche se alcuni testimoni invece avrebbero raccontato ai giornalisti di gravi problemi. Domani mattina, nella villa in via Ungaretti, è previsto un sopralluogo del Ris (Reparto investigazioni scientifiche) di Parma che, sulla scena già “cristallizzata” dagli investigatori, dovrà compiere una seconda serie di più approfondite analisi.

15 Giugno 2014

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2014/06/15/news/madre-e-due-figli-uccisi-a-coltellate-1.35744325

Impiegata dell’Asl di Pavia arrestata perché “finta cieca”

Falsificava pratiche per i disabili e in cambio prendeva una parte delle pensioni che faceva elargire alle famiglie dal suo sportello

Al suo posto di lavoro era sempre puntuale, precisa ed efficiente. E soprattutto ci vedeva benissimo. Per l’Inps invece si era inventata una cecità totale che le fruttava discreti rimborsi. Poi era riuscita a istruire false pratiche pure per la madre (fatta risultare cieca anche lei), per il figlio e per una lunga serie di amici e conoscenti. Creava invalidità dal nulla, in cambio di una parte dei soldi che i finti disabili poi ricevevano. I casi accertati sarebbero 135. La truffa all’Inps si aggira sul milione e mezzo di euro.

Ancora tutto da chiarire il meccanismo ideato da un’impiegata dell’Asl di Pavia, dislocata una decina di anni fa alla azienda sanitaria dalla Prefettura pavese, per truffare l’Inps. È stata arrestata stamattina a casa sua, a Torre d’Isola, pochi chilometri di distanza dal capoluogo. Da alcuni giorni la donna, Guiduccia Massolini, 51 anni, era in malattia. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Pavia, coordinati dal procuratore della Repubblica presso il tribunale di Pavia, Gustavo Cioppa,andavano avanti da oltre un anno e le continue incursioni all’Asl non le erano sfuggite. Probabilmente aveva capito cosa stavano cercando. Gli accertamenti sono ancora in corso e verranno sentite almeno 400 persone, tra possibili sospettati di aver approfittato delle sue pratiche truffaldine e pubblici ufficiali che potrebbero averla agevolata. Nei confronti della dipendente, qualifica assistente amministrativo, l’accusa è di corruzione e truffa.

Pare comunque che all’Asl facesse tutto da sola. Dal 2002 lavorava al piano terra della moderna struttura in via Indipendenza, dove ci sono gli sportelli e gli ambulatori per le Fragilità e le Invalidità Civili. Guiduccia, una biondina determinata e risoluta, non era a contatto con il pubblico, sbrigava le pratiche successive. Controllava i documenti, incrociava richieste e valutazioni mediche, poi inseriva i dati per l’ok ai rimborsi e li inviava all’Inps per i pagamenti. Così deve aver capito che non sarebbe stato poi tanto difficile attribuire invalidità inesistenti a persone reali. Un genere di truffa già sperimentato in passato e che le era valsa una condanna nel 2009. Ma allora il raggiro era stato stato di minore gravità (pare avesse fatto ottenere un’indennità maggiorata alla madre), al punto che aveva continuato tranquillamente a lavorare.

Per 8 anni è rimasta dell’ufficio Invalidi, fino a quando nel novembre del 2010, Massolini si è spostata al 4/o piano, a lavorare al Bac (Badget, Acquisti e Controlli), un settore puramente amministrativo. Ma intanto aveva perfezionato un discreto numero di finte pratiche. «Un’ attività truffaldina ampiamente consolidata – hanno detto oggi gli inquirenti – I casi oggetto dell’indagine si sarebbero verificati dal 2005 al 2011 in concorso con altre persone e grazie ovviamente anche alla compiacenza di svariati cittadini ben felici di diventare oggetto di rimborsi, percepiti ingiustamente». Ovviamente Guiduccia non agiva solo per aiutare il prossimo: secondo le indagini dai finti invalidi riceveva dal 50 al 70% delle somme erogate.

13 Gennaio 2012

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2012/01/13/news/impiegata-dell-asl-di-pavia-br-arrestata-perche-finta-cieca-1.36505871

LOMBARDIA. PAVIA, 450 ANNI GHISLIERI, MARONI: MATTARELLA ATTENTO AI TERRITORI

(mi-lorenteggio.com) Pavia, 13 giugno 2017 –  “Da quando e’ presidente, e’ gia’ venuto diverse volte in Lombardia, conosce il nostro territorio e i nostri problemi. E’ una persona leale e attenta ai territori, per questo mi sono permesso di chiedergli un aiuto nell’interlocuzione con il Governo. Abbiamo molte partite aperte con Palazzo Chigi, sulle risorse naturalmente. Spero che anche la giornata di oggi possa convincerlo a darci una mano”. Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, conversando con i giornalisti al termine della vista del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, al Collegio Ghislieri di Pavia.

“Il Collegio Ghislieri e’ un luogo carico di storia, come radici profonde hanno questa citta’ e tutta la Lombardia. La nostra regione e’ prima in Italia e in Europa sotto molti punti di vista, compreso quello della cultura”.

“Voglio arrivare allo Statuto Speciale per la Lombardia. Il significato concreto del nostro referendum e’ questo. Vogliamo almeno meta’ del nostro residuo fiscale, che ammonta a 54 miliardi, cioe’ 27 miliardi. E’ il doppio del nostro attuale bilancio e ci permetterebbe di risolvere tutti i problemi, a beneficio dell’Italia e delle altre Regioni. Non si tratta di un atto di egoismo, ma anzi di generosita’ solidale”.“La presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella o alla cerimonia celebrativa dei 450 anni del Collegio Ghislieri di Pavia e’ assolutamente significativa sia per l’attenzione che il Presidente riserva alla Lombardia, sia a questa prestigiosa istituzione educativa. Ancora oggi il Patronato del Presidente della Repubblica e il Ministero dell’Universita’ riconoscono il Collegio come “Ente di alta qualificazione culturale” riconfermandone il prestigio e la validita’ del progetto educativo” ha detto il sottosegretario alla presidenza di Regione Lombardia Gustavo Cioppa, al termine della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Collegio Ghisleri di Pavia per la cerimonia celebrativa dei 450 anni. “Il collegio- ha proseguito Cioppa – ha saputo nella sua lunga storia rinnovarsi interpretando, pur rimanendo fedele ai suoi valori, il cambiamento di epoche che hanno caratterizzato la storia del nostro Paese. Voglio formulare un augurio affinche’ la consolidata tradizione dei valori che l’Istituzione ha saputo tramandare fino ad oggi, possa accompagnare anche le future generazioni affinche’ individuino nel Collegio un strumento di crescita personale. L’auspicio – ha concluso il sottosegretario – e’ che gli studenti di oggi e di domani trovino in esso un riferimento culturale che sappia loro infondere quel senso identitario fondamentale in una societa’ globalizzata come l’attuale”.

Redazione

13-06-2017 12:36:10 pm

Fonte: https://www.mi-lorenteggio.com/2017/06/13/Archivio54132/57083/

Madre e figli uccisi a Motta Visconti (Milano). L’arma del delitto non si trova

Sono ancora tutte aperte le ipotesi sulla strage avvenuta la scorsa notte a Motta Visconti (Milano), dove un uomo rincasando dopo la partita, ha trovato la moglie e i due figli uccisi. I carabinieri della compagnia di Abbiategrasso e del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano stanno sentendo il capofamiglia, i vicini e i parenti.

Al momento però non si sbilanciano su alcuna ipotesi anche se la sensazione che si avverte dopo i primi rilievi scientifici è che la possibilità di una rapina finita nel sangue sia presa un po’ meno in considerazione rispetto a una tragedia familiare, come ad esempio un omicidio-suicidio. L’efferatezza dell’esecuzione, infatti, e il fatto che sia stato ucciso anche il bambino più piccolo, incapace di testimoniare alcunché, lascia pensare che l’obiettivo di chi ha agito sia stato il nucleo familiare e che la tragedia non sia la reazione degenerata di una rapina finita male.

Nel corso del sopralluogo di investigatori e inquirenti nella villetta di via Ungaretti a Motta Visconti (Milano) non è stata trovata l’arma del delitto. Lo ha spiegato il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, precisando che al momento non ci sono elementi per ipotizzare un omicidio-suicidio.

La cassaforte è stata aperta
Dal breve incontro con il procuratore capo di Pavia all’esterno della caserma di Motta Visconti (Milano), sono emersi anche alcuni particolari sulla dinamica della strage. Una cassaforte che si trovava nella villa è stata trovata aperta e svuotata dei contanti in essa contenuti definiti “cifra di poco conto”. Ma né sul forziere né sulla porta di ingresso sono state rilevate effrazioni macroscopiche.

Il particolare della cassaforte aperta, non è detto che da solo configuri una rapina, perché non si può escludere al momento che si sia trattato di una messa in scena.

La dinamica del delitto è ancora in fase di accertamenti, ma intanto è stato confermato che l’arma del delitto non è ancora stata trovata, che la bimba di 5 anni è stata trovata nella sua stanza, il bambino nel letto matrimoniale, mentre il corpo della madre era riverso in soggiorno.

Il procuratore Cioppa non ha escluso nelle prossime ore possibili svolte nelle indagini sulla tragedia. Il magistrato ha detto che «le indagini procedono a ritmi serrati» facendo intendere che nelle prossime ore potrebbero emergere delle piste concrete.

Dopo i primi rilievi effettuati dalla sezione scientifica dei carabinieri di Milano si attende l’arrivo del Ris di Parma che effettuerà ulteriori analisi sul luogo del delitto.

Il marito ha lasciato la caserma dei carabinieri
Intanto, il marito della donna, Carlo Lissi, ha lasciato la caserma dei carabinieri di Abbiategrasso. Il professionista di 31 anni era stato lungamente sentito nel corso della notte.

L’uomo è stato sentito prima dai carabinieri e poi dal magistrato di turno che coordina le indagini ma nei suoi confronti non sono stati presi provvedimenti e in mattinata l’uomo ha lasciato la caserma. Il particolare conferma alcune indiscrezioni in ambienti investigativi secondo le quali l’ipotesi della rapina o dell’ omicidio in famiglia è ritenuta meno plausibile, al momento, rispetto a quella di un omicidio-suicidio.

15 giugno 2014

Fonte: https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-06-15/madre-e-figli-uccisi-motta-visconti-milano-marito-ha-lasciato-caserma-carbinieri–152954.shtml?uuid=ABQ5xQRB