Madre e due bimbi sgozzati in casa. Marito confessa: invaghito di un’altra

Carlo Lissi, impiegato di trentuno anni, è crollato dopo un lungo interrogatorio. Le ultime parole della moglie, cercando di difendersi: «Perché mi fai questo?»

Ha sterminato la sua famiglia perché si era invaghito di un’altra donna. Ha confessato nella notte tra domenica e lunedì, Carlo Lissi, 31 anni, marito di Cristina Omes, 38, la donna trovata morta con i due figli (una bambina di 5 anni e mezzo e un maschio di 20 mesi) nella villa di famiglia a Motta Visconti (Milano). L’uomo si trova adesso in stato di fermo con l’accusa di triplice omicidio. «Voglio il massimo della pena» ha detto lo stesso Lissi, scoppiando in lacrime subito dopo aver confessato.

La confessione

A disporre il fermo sono stati i magistrati di Pavia, Gustavo Cioppa e Giovanni Benelli, dopo un lungo interrogatorio. Inizialmente Lissi aveva raccontato di avere trovato i cadaveri della moglie e dei figli rientrando in casa dopo la partita.

La moglie colpita alle spalle

Prima di uccidere la moglie, Lissi ha avuto con lei «un momento d’intimità sul divano», nel salotto adiacente all’ingresso, dove la coppia stava guardando insieme la televisione. Nel frattempo i figli dormivano, Giulia nella cameretta e Gabriele nel lettone matrimoniale. Una serata in apparenza normale, fino a quando il marito si è alzato in mutande, è andato in cucina e ha preso un coltello. Poi ha raggiunto la moglie, rivolta verso la tv, colpendola di spalle.
«Carlo Carlo perché mi fai questo?» sono state le ultime parole della donna, rivolte al marito-assassino, ha raccontato lo stesso Lissi. Cristina Omes ha anche cercato di reagire. E ha gridato «aiuto», ha testimoniato una vicina. Quindi Lissi l’ha colpita con un pugno, facendola finire a terra nell’androne dell’ingresso, e l’ha finita tagliandole la gola. Il corpo è rimasto lì per quattro ore, dissanguandosi.
Dopo aver accoltellato la moglie, Lissi è salito al piano di sopra, nella stanza della figlia Giulia: le ha stretto il collo con fermezza e l’ha colpita di netto alla gola, mentre la piccola dormiva. L’ultimo a morire è stato Gabriele, ucciso anche lui nel sonno. Intorno alle 11 di sabato sera, il triplice omicidio si era consumato. Lissi si è lavato, cambiato ed è andato a vedere la partita dell’Italia ai Mondiali al pub Zymè di Motta Visconti.

Le indagini

I carabinieri hanno cominciato a propendere per la pista familiare già nelle prime fasi dell’indagine. Il fatto stesso che nella strage non fosse stato risparmiato nemmeno il più piccolo dei due bambini, di appena 20 mesi, rendeva meno credibile la pista esterna, di una sanguinosa rapina, e il mancato ritrovamento dell’arma del delitto nelle immediate vicinanze dei cadaveri rendeva difficile lo scenario di un omicidio-suicidio.

Impiegato

Lissi è impiegato alla multinazionale Wolters Kluwer. «Abbiamo ricevuto tassative disposizioni di non dire nulla» ha detto l’impiegata al banco informazioni della società. «È ovvio che siamo rimasti tutti senza parole e sbalorditi» ha aggiunto un collega. La sede italiana della multinazionale olandese si trova nella periferia di Assago, in viale Milanofiori, tra centri direzionali, hotel e centri commerciali.

Redazione Milano Online

16 giugno 2014 | 07:13

Fonte: https://milano.corriere.it/14_giugno_16/madre-figli-uccisi-fermato-marito-accusato-triplice-omicidio-adbeb06e-f512-11e3-ac9a-521682d84f63.shtml

Corruzione, arrestato l’ex vicesindaco di Pavia Filippi

È stato il poliziotto che arrestò il numero uno delle Br, Mario Moretti. Avrebbe incassato circa 200 mila euro. Ai domiciliari anche l’imprenditore Ciro Manna

L’ex vicesindaco di Pavia Ettore Filippi, 71 anni, e l’imprenditore edile Ciro Manna, 38 anni, sono stati sottoposti agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione. Le ordinanze, emesse dal Gip di Pavia, sono state eseguite da personale dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Gli arresti sono il risultato della prosecuzione dell’indagine «Punta est», che già ha portato nel 2012 al sequestro di un cantiere di 9 mila metri quadrati del valore di circa 3 milioni di euro. I due sono accusati di corruzione. Ciro Manna anche di minacce aggravate e altri reati. Gli investigatori avrebbero raccolto gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Manna e dell’imprenditore Dario Maestri per atti intimidatori nei confronti dell’avvocato Francesco Maurici, che insieme ad altri personaggi pavese aveva denunciato pubblicamente le irregolarità di concessioni per casi come Punta Est. Per questo sulla portone dello studio del legale furono disegnate croci con vernice nera.

130 mila euro

Anche per l’imprenditore Dario Maestri, già arrestato nella prima fase dell’indagine, il magistrato Paolo Mazza della procura di Pavia guidata da Gustavo Cioppa aveva chiesto l’arresto , ma per l’età e le precarie condizioni di salute il gip non ha emesso provvedimenti a suo carico. Filippi avrebbe incassato oltre 130mila euro dal 2007 al 2013, di cui 60 mila quando faceva parte della giunta Capitelli (2007-2009)grazie alla sua influenza politica. La Finanza ha trovato false fatture per prestazioni pubblicitarie relative a società che facevano capo a Filippi.

Punta est

La lottizzazione di Punta est, un’operazione immobiliare da circa 3 milioni di euro, aveva portato all’arresto il 7 febbraio 2013 di Angelo Bugatti, ai tempi direttore del dipartimento di Ingegneria edile e del territorio dell’Università di Pavia e dell’imprenditore Dario Maestri (che aveva ottenuto da subito i domiciliari). Una trasformazione di un’area destinata a servizi universitari poi diventata, grazie ad una falsa convenzione con l’ateneo pavese firmata da Bugatti, disponibile alla vendita al libero mercato.

Ex poliziotto

Ettore Filippi, 71 anni, nativo di Lecce, è figura molto nota e influente nella politica pavese. Capo della squadra mobile di Pavia e poi della squadra volante di Milano, raggiunse la sua notorietà proprio nella sua esperienza nel capoluogo lombardo, dove grazie a un pentito, insieme agli uomini dell’antiterrorismo catturò il 4 aprile 1981 l’ex «primula rossa» delle Br, Mario Moretti che insieme a Enrico Fenzi si stava recando ad un appuntamento con un tossicodipendente informatore della polizia. Un episodio che gli fece far carriera: andò a Palermo con l’allora prefetto Dalla Chiesa. Fu poi accusato di favori al clan Epaminonda. Per questo finì in carcere a Peschiera del Garda nel 1983. Dalla vicenda uscì assolto definitivamente dopo una lunga battaglia nelle aule dei tribunali.

Dal centrosinistra al centrodestra

Dalla polizia alla politica è la storia dei suoi ultimi anni di carriera. Iniziò nell’allora Psi e diventò assessore della giunta di centrosinistra guidata dal sindaco Albergati prima e poi successivamente anche vicesindaco e assessore al bilancio con primo cittadino Piera Capitelli (Pd). Nel 2009 le sue dimissioni, e quelle di un gruppo di consiglieri del Pd a lui fedeli, fecero cadere la giunta Capitelli. Ettore Filippi passò al centrodestra, avvicinandosi prima a Forza Italia, e poi con una lista civica «Rinnovare Pavia» sostenne l’elezione di Alessandro Cattaneo, attuale primo cittadino di Pavia e candidato alla rielezione alle prossime amministrative di maggio da parte dell’area di centro destra.

Enrico Venni

13 marzo 2014 | 06:58

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/14_marzo_13/corruzione-arrestato-l-ex-vicesindaco-pavia-filippi-5dc0e986-aa73-11e3-a415-5dc0e986-aa73-11e3-a415-108350ae7b5e.shtml?refresh_ce-cp

Violenze al parco su bimba di 9 anni, arrestato il fratellastro 32enne

Un agente della squadra mobile fuori servizio ha notato la scena mentre faceva jogging ed è intervenuto

E’ stato sorpreso nel parco della Vernavola a Pavia mentre stava costringendo la sorellina di 9 anni a un rapporto di sesso orale, ed è finito in manette con l’accusa di violenza sessuale aggravata su minore e atti osceni in luogo pubblico. G.E. 32anni italiano, è stato notato da un agente fuori servizio della squadra mobile di Pavia che stava facendo jogging nell’area verde alla periferia Nord della città.

LA SCOPERTA – In una zona piuttosto appartata del Parco l’adulto si trovava, a torso nudo e pantaloni calati, di fronte alla piccola, anche lei denudata, e stava cercando di costringerla all’atto sessuale. Vistosi scoperto il 32enne si è rivestito velocemente e con la piccola ha tentato di nascondersi all’interno a una boscaglia. Il poliziotto fuori servizio, però, li ha inseguiti e bloccati poco dopo. «Non sono uno di quelli!» (s’intende, «pedofili»), sono state le prime parole del 32enne, a ulteriore conferma di quanto era già ben chiaro. Nel frattempo sul posto sono arrivati i colleghi dell’agente.

FRATELLASTRO – Portato in Questura l’uomo è stato identificato, ed è stato allora che si è scoperto che era il fratellastro della sua vittima. I due, figli della stessa donna, vivevano nello stesso appartamento, con la madre e il nuovo compagno di lei. Proseguono gli accertamenti coordinati dal magistrato Ersilio Capone, e coordinate dal procuratore della Repubblica di Pavia Gustavo Cioppa, per capire se l’uomo possa aver compiuto altre violenze sessuali nei confronti della sorellastra. Alla bambina, visibilmente scossa dall’accaduto, è stato subito assicurato supporto psicologico. Intanto il 32enne è stato rinchiuso nel carcere pavese di Torre del Gallo.

Enrico Venni

19 luglio 2013 | 16:12

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/13_luglio_19/bambina-violentata-parco-pavia-2222241590542.shtml

Diciottenne ucciso nel Pavese, confessa il fidanzato della cugina

Il fermato è un 25enne con precedenti. La sua versione: «Mi hanno aggredito in tre, mi sono difeso»

MILANO – Ha confessato Angelo Siciliano, 25 anni, fermato con l’accusa di aver accoltellato a morte Gianluca Serpa, 18 anni, domenica sera a Chignolo Po (Pavia). Il giovane, che è fidanzato della cugina della vittima e ha precedenti penali, avrebbe raccontato di essersi difeso da un’aggressione. I magistrati di Pavia, Paolo Mazza e Gustavo Cioppa, avevano già disposto per Siciliano il fermo con l’accusa di omicidio. Secondo gli inquirenti il 25enne, operaio originario di Vaprio d’Adda, avrebbe accoltellato il 18enne al termine di una lite per questioni economiche.

FAMIGLIE IN GUERRA – Angelo Siciliano, davanti al pm Paolo Mazza, ha raccontato di essere stato aggredito da Gianluca, da suo padre e da suo fratello a Chignolo Po (Pavia), domenica sera. Da qualche tempo, ha riferito, c’era una rivalità tra la famiglia della vittima e quella dello zio, che avevano due ditte concorrenti di lavori edili, nate dallo scioglimento di una precedente società che avevano in comune. Siciliano, fidanzato con la figlia dello zio del ragazzo ucciso, era suo malgrado diventato oggetto di discussione tra i due nuclei familiari. Domenica sera ha ricevuto una telefonata da parte della fidanzata che gli diceva di andare a casa sua «perché c’era casino». Prevedendo discussioni animate, era uscito di casa con il coltello. Davanti a casa della ragazza aveva trovato Angelo, suo padre e il fratello. Poi la lite e le due coltellate a Gianluca, che è morto in ospedale.

In casa del giovane fermato è stato trovato il fodero del coltello, l’arma del delitto. Il grosso coltello, ricurvo e parzialmente seghettato, con una lama lunga circa 20 centimetri, è stato trovato lunedì ancora sporco di sangue tra la spazzatura, poco distante dal luogo dove è stata soccorsa la vittima. Padre e fratello del ragazzo ucciso inizialmente avevano riferito solo di aver trovato il figlio agonizzante e di averlo soccorso. I carabinieri, coordinati dal pm Mazza e dal procuratore Gustavo Cioppa, stanno cercando di chiarire alcuni aspetti del loro racconto.

Redazione Milano online

27 novembre 2012 | 23:13

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/12_novembre_27/omiocidio-pavia-fermato-coltello-2112902171420.shtml

Due anziani pedofili violentano per mesi una bambina disabile

Il dramma svelato grazie a una frase del fratellino di 9 anni: «Quello è il fidanzato grande di mia sorella»

PAVIA – «Lo vedi quello? È il fidanzato grande di mia sorella». È stato Franchino (i nomi sono di fantasia a causa della giovane età), 9 anni, a mettere una pulce nell’orecchio dell’assistente sociale e a far scattare un’operazione dei carabinieri di Stradella che ha portato all’arresto di due pensionati accusati di violenza sessuale nei confronti di Rita, una ragazzina di 11 anni con gravi problemi mentali. Ai domiciliari sono finiti Luciano Finotti, 63 anni, con piccoli precedenti alle spalle e Berengario Borromeo, 74 anni. Entrambi abitano a Inverno Monteleone, un paesino di 1.300 abitanti. «Strano – dicono gli investigatori – che in un paese così piccolo dove tutti si conoscono e dove tutti sanno tutto, nessuno si sia accorto di quanto è accaduto. Una sorta di omertà collettiva».

I due fratellini sono stati tolti alla famiglia e sono già in una comunità protetta. Tutto è iniziato qualche mese fa. Franchino e Rita sono due fratellini inseparabili, figli di agricoltori che stanno tutto il giorno nei campi della campagna pavese e proprio per questa ragione spesso restano soli. Una famiglia con problemi gravi. Rita ha un handicap mentale ed è seguita da un’assistente sociale che, a cadenze fisse, la viene a trovare. Proprio in una di queste occasioni Franchino ha mostrato con il dito all’assistente un uomo che passava per una via di Inverno Monteleone, dicendo una frase che ha fatto accapponare la pelle alla donna: «Quello è il fidanzato grande di mia sorella».

Sapendo delle condizioni della piccola, l’assistente ha fatto ancora qualche domanda al fratellino e poi ha preso la decisione: è andata dritta ai carabinieri di Stradella e ha esposto i suoi sospetti al capitano Francesco Spera. Gli atti sono stati trasmessi in procura e il pubblico ministero Paolo Mazza ha preso le redini dell’indagine. I militari si sono mossi con molta attenzione proprio perché i due ragazzini vivono in un piccolo paese dove è quasi impossibile fare sopralluoghi senza essere visti e soprattutto per non destare sospetto nei pedofili. Per prima cosa è stato individuato il «fidanzato» indicato da Franchino. Il pensionato è stato identificato, seguito, pedinato e il cellulare è stato messo sotto controllo. Poi è scattata la seconda fase dell’inchiesta. I carabinieri sono riusciti a piazzare alcune microspie «ambientali» a casa dei due fratellini ma anche nell’abitazione di Luciano Finotti. Con il passare dei giorni è stato ricostruito un quadro che il procuratore di Pavia Gustavo Cioppa ha definito «inequivocabile».

Dalle telefonate intercettate e dalle ambientali si è avuto la certezza dei toccamenti subiti dalla piccola Rita, costretta ad avere anche rapporti sessuali completi. Gli incontri avvenivano, quasi sempre, a casa della ragazzina proprio perché non c’era nessuno. Durante i lunghi giorni delle intercettazioni, nei colloqui è entrato anche Berengario Borromeo, il pensionato di 74 anni anch’egli accusato di violenza sessuale. Quando i carabinieri hanno avuto la certezza delle violenze per prima cosa hanno preso i due fratellini e, dopo aver avvisato i genitori, li hanno portati in una comunità protetta dove si trovano tutt’ora. Il pubblico ministero Paolo Mazza ha chiesto le ordinanze di custodia cautelare che sono state concesse dal giudice delle indagini preliminari il quale, però, ha disposto per i due pedofili accusati di violenza sessuale gli arresti domiciliari.

Alberto Berticelli
05 luglio 2011 11:54

Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/11_luglio_5/violenza-sessuale-bambina-disabile-pavia-monteleone-1901020074911.shtml

Servono anche gli ammortizzatori culturali (oltre a quelli sociali) per affrontare l’attuale emergenza

La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Mentre il morbo infuria e già vediamo affacciarsi paure ancestrali, che si allontanano dalla ragione, cresce la moltitudine di voci, ciascuna delle quali ha la sua ricetta per la soluzione. E si avverte, confesso, una certa ritrosìa a tornare su temi ed argomenti, dei quali già si è detto. Nondimeno, grandi essendo la confusione sotto il cielo e la mole di notizie che quotidianamente dobbiamo metabolizzare, può valere la pena soffermarsi a riflettere ancora. L’emergenza sanitaria in atto è di portata tale da aver travolto l’intero tessuto connettivo e sociale del nostro Paese: il lavoro.

Le limitazioni alla circolazione, l’obbligo di chiusura di numerosi esercizi, la necessità di alcune attività di riorganizzarsi in tempistiche improbabili con strumenti di lavoro agile e il cambio repentino dello stile di vita dei lavoratori e dei datori di lavoro, dei liberi professionisti e di tutte le classi di lavoratori presenti nel nostro Paese: tutto questo sta rendendo tragicamente difficile (se non impossibile) lavorare e garantire il lavoro e, conseguentemente, gli equilibri del sistema socio-economico. L’Italia, che assume come “fondamento” il lavoro, come principio costituzionale ancorandolo alla dignità dell’individuo, si trova oggi a dover subire un gravissimo contraccolpo proprio al motore dell’economia.

Per far fronte all’emergenza occupazionale e reddituale che ha investito il nostro sistema economico e produttivo sono state messe in campo ingenti risorse economiche. E oggi più che mai gli ammortizzatori sociali stanno giocando un ruolo fondamentale a protezione del sistema Paese, sia pur con ritardi ed inefficienze (in parte strutturali, in parte legate alla imprevedibilità e potenza devastante della pandemia).Tuttavia, lo stato di emergenza in cui ci troviamo impone di agire in più direzioni; non ci si può limitare a ritirare l’esercito e a consumare le scorte in attesa che l’emergenza passi. Questa anzi è l’occasione per ricostruire o per ripartire, per riorganizzarsi e per investire, creando prospettive ed opportunità che rafforzino la fiducia ed infondano il desiderio di far parte del progetto Paese. Accanto agli ammortizzatori sociali devono oggi essere messi in campo tutti gli ammortizzatori culturali di cui siamo capaci, non dimenticando che la mente è il vero potente ammortizzatore umano. C’è bisogno e sete di “cultura”, intesa come conoscenza emotiva e concreta.

Alla cultura è legato il nostro stato emotivo, il linguaggio universale, quello che non conosce alcuna lingua parlata perché comunica con i sensi, con gli occhi per le arti pittoriche e plastiche, con la parola nel teatro, con il suono nei concerti, con le mani, i piedi e il corpo nella danza. Tutti elementi molto importanti per il nostro equilibrio sensoriale culturale, che, se appreso in tempo, ha un potere confermato dalla storia dell’uomo stesso, ossia quello di aiutarci interiormente a ritrovare il nostro centro. L’ammortizzatore culturale purtroppo oggi non è considerato abbastanza, ma ritengo possa essere un’importante ancora di salvezza in momenti di crisi come questo; momenti in cui l’animo motore dell’uomo viene purtroppo schiacciato e umiliato, dimenticando la “Grande Bellezza” dell’Universo.

Prodighiamoci a guardare con l’aiuto della cultura questo momento drammatico per tutti noi, affinché possa rivelarsi catartico per noi e per la nostra Comunità. Il Segreto consiste nell’approcciarsi alla vita con maggiore voglia di conoscenza e sete di sapere, una conoscenza sinergica per il sistema Paese e volta al servizio dello Stato, apparato che oggi, più che mai, è chiamato ad essere Stato comunità e dunque Stato sociale, volto a garantire che l’individuo singolo o inserito nelle formazioni sociali possa progredire come essere umano, soprattutto attraverso il lavoro.

È, alfine, non marginale una riflessione sulla cultura. S’è detto che lo spessore culturale di una società è il più formidabile supporto in situazioni di terribile emergenza globale. E va aggiunto che la cultura, nel senso classico, non si forma certo dall’oggi al domani. Epperò, allorchè si parla di ammortizzatori culturali ci si riferisce al saper vivere quotidiano, un saper vivere collegato all’emergenza. E, dunque, proprio in questo consiste il concetto di ammortizzatore culturale: la capacità di modificare, di volta in volta, i parametri di riferimento, conformandoli all’hic et nunc. Ecco, in conclusione, l’ammortizzatore culturale del quotidiano.

Dott. Gustavo Cioppa

già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Fonte: https://www.facebook.com/Il-Ticino-134317190001473

Torniamo a vivere con il cuore

La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia.

Mettiamo una mano sul cuore…ascoltiamone il battito, il movimento in silenzio…,questa straordinaria macchina che ci accompagna formandosi dal momento del nostro concepimento fino all’ultimo soffio di Vita. È da sempre considerato dalla storia, dalla filosofia, dall’arte, il fulcro dell’uomo e non solo per la sua Magia e straordinaria capacità di dare vita, ma simbolicamente racchiudendo l’essenza del sentimento e dell’Anima. In alcune civiltà tradizionali è focalizzato come intelligenza ed intuizione e di conseguenza considerato come centro della personalità; non l’intelletto dunque, bensì l’affettività sarebbe la sede delle facoltà umane.
Pascal diceva che i grandi pensieri vengono dal cuore, affermando che la conoscenza non include questo valore affettivo.
Gli antichi egizi parlavano di “intelligenza del cuore” per descrivere quest’altro aspetto dell’uomo che ci permette di penetrare al di là dei limiti intellettuali ed avvicinarlo all’”Uomo Divino” cioè al risveglio di questo principio che esiste in ognuno di noi.
Nel loro rito funebre descritto al capitolo 125 del Libro dei Morti, si parla della pesatura del cuore, il quale veniva posto sul piatto di una bilancia, sull’altro veniva posta una piuma, simbolo di giustizia ed equilibrio. La pesatura era verificata dal Dio Thot in qualità di cancelliere mentre il defunto effettuava la confessione in “negativo”.
Ora ai nostri tempi si parla raramente di “cuore”, gesti, azioni, sentimenti, espressioni che provengano dallo stato puro, quello non contaminato, non condizionato.
Vivere con il cuore rappresenta vivere nell’equilibrio della Giustizia, nella pace, vivere in un territorio armonioso dove la nostra vita acquista un benessere interiore che allontana le paure, la disarmonia, causa purtroppo quest’ultima delle malattie con le quali  conviviamo nei giorni nostri.
Questo mondo è il risultato dell’allontanamento “del cuore” dalla nostra vita. Il materialismo, la tecnologia, l’ego oscurano la luce che a sua volta è Vita, oscurandone “il cuore” fondamentale fulcro emozionale e vitale senza il quale noi non saremmo neanche qui. È troppo tardi per prendere coscienza reale di ciò che stiamo diventando? Automi senza cuore, ma per fortuna con ancora una coscienza (racchiusa nel cuore) alla quale affidarci per salvarci.


Dott. Gustavo Cioppa
(Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia)

Fonte: https://www.francoabruzzo.it/document.asp?DID=27824

Abusi edilizi, arrestato Angelo Bugatti

Un docente universitario in carcere, un imprenditore agli arresti domiciliari, un dirigente del Comune sospeso dal servizio. Gli sviluppi sul caso di Punta Est, per una presunta lottizzazione abusiva di terreni alla periferia della città, scuotono Pavia. Un’indagine che coinvolge due personaggi importanti e noti dell’Amministrazione comunale e dell’Ateneo, anche se la magistratura ha subito chiarito che le due istituzioni non sono coinvolte.

Due gli ordini di custodia cautelare: Angelo Bugatti, professore della facoltà di Ingegneria dell’Università di Pavia, è stato arrestato e accompagnato in carcere; Dario Maestri, imprenditore edile, è ai domiciliari; Angelo Moro, dirigente del settore Urbanistica del Comune di Pavia, è stato invece sospeso. Le ipotesi di reato sono corruzione, falso, falso materiale, truffa e abuso d’ufficio.

Al centro dell’indagine, avviata due anni fa, una presunta lottizzazione abusiva di terreni alla periferia di Pavia. Nel progetto originario l’area di Punta Est doveva ospitare residenze universitarie e un centro di ricerca. Successivamente, come hanno spiegato gli inquirenti, la destinazione dell’area è cambiata: la Società Punta Est srl avrebbe realizzato appartamenti da mettere in vendita ad un prezzo commerciale, grazie ad una variante del piano regolatore. Un cambiamento che sarebbe stato possibile grazie ad una serie di atti falsificati.

A dare la svolta all’indagine è stata la scoperta della Gdf di una serie di fatture false che testimonierebbero il passaggio di 120mila euro dall’imprenditore Maestri al professor Bugatti: fatture nelle quali si giustificherebbe questo passaggio di denaro con prestazioni professionali effettuate dal professor Bugatti e con delle liberalità concesse dalla società immobiliare al Dipartimento di ingegneria dell’Ateneo (che all’epoca dei fatti era diretto proprio dal professor Bugatti).

La modifica del piano regolatore, per consentire la costruzione di appartamenti in un’area in cui erano previste residenze per gli studenti universitari, sarebbe stata possibile grazie alla disponibilità di Angelo Moro.

Investigatori e inquirenti hanno spiegato oggi che sia l´ Università sia il Comune si sono resi conto che qualcosa non funzionava, chiedendo ai propri dipendenti gli atti dell’ operazione e cercando di esercitare forme di autotutela. Ma l’intervento dei vertici delle due istituzioni non è servito. E proprio su questi coni d’ombra l’inchiesta va avanti per verificare se ci sono altre responsabilità.

La Società Punta Est srl aveva già cominciato a costruire gli appartamenti, mettendoli in vendita ad un prezzo di mercato. A scoprirlo è stata anche una coppia che aveva contattato l’immobiliare per acquistare un alloggio: in realtà quelli che si erano presentati come due futuri sposi, erano carabinieri in borghese che stavano svolgendo le indagini. L’anno scorso i carabinieri avevano sequestrato il cantiere di Punta Est, costituito da 9mila metri quadrati e alcuni appartamenti in costruzione, per un valore di circa 3 milioni di euro. «È un’inchiesta importante, frutto della collaborazione tra la magistratura e le forze dell’ordine – ha commentato il procuratore capo Gustavo Cioppa -. Noi agiamo nell’interesse di Pavia e dei suoi cittadini. Non parlerei però di `sistema Pavia´: singoli episodi non devono offuscare l’immagine delle istituzioni pavesi, come l’Università e il Comune, e di chi vi lavora onestamente». La notizia dell’arresto di Bugatti ha subito provocato una prima reazione dei vertici dell’Università di Pavia. «Stamattina abbiamo appreso la notizia – ha dichiarato il rettore, professor Angiolino Stella -. Riponiamo la massima fiducia nell’operato della magistratura e attendiamo che al più presto venga fatta totale chiarezza sulle responsabilità del professore e sull’intera vicenda, che, ne sono certo, non coinvolge in alcun modo gli organi di governo dell’ateneo».

07 Febbraio 2013

Fonte: https://www.lastampa.it/cronaca/2013/02/07/news/abusi-edilizi-arrestato-1.36118902

Pier Paolo Pasolini, l’ultimo Poeta. Ma il suo pensiero non morirà mai

45 anni fa, ad Ostia, il suo omicidio. Lo ricorda il Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia 

Nella notte della festa dei Morti, tra l’uno e il due novembre del 1975, Pier Paolo Pasolini muore brutalmente assassinato all’Idroscalo di Ostia. Muti testimoni della strage del Poeta sono certo i Morti, attoniti dinanzi a tanta efferata crudeltà insensata. Dal cielo nero, i Morti paiono dolenti angeli impotenti. Ma uomini così, come Pier Paolo Pasolini, non muoiono mai. Hanno ucciso, massacrato, trucidato l’ultimo Poeta, ma il pensiero, l’opera, le parole di Pier Paolo Pasolini non moriranno mai. Hanno ucciso l’intellettuale, l’artista, il cineasta, un grande comunicatore, il Poeta. E di poeti ce ne sono pochi, “ne nascono soltanto tre o quattro in un secolo”. Così lo ricordava con voce rotta dal dolore e dall’emozione l’amico Alberto Moravia nell’orazione funebre. L’hanno colpito alle spalle. Moravia non può fare a meno di vedere nella mente, ed è un’ossessione, l’orrore di quella notte: la paura di un uomo solo contro tanti uomini senza volto, un uomo solo inseguito, braccato dal branco. Hanno assassinato un uomo inerme, sensibile e autentico, dalla sincerità disarmante, dalla voce dolcissima, che non avrebbe mai fatto del male a una mosca, un uomo che, prima di patire per sé una morte per cui non ci sono parole, avrà sofferto pensando a sua madre, la quale il grande cineasta aveva voluta nel ruolo della Madonna in quel memorabile film che è “Il Vangelo secondo Matteo”. Fino alla fine Pasolini avrà pensato a sua madre, che lui amava più della propria vita, al dolore disumano inflittole. Per qualsiasi società civile il poeta è sacro. Per questo ribadisce Moravia si tratta di “Una perdita irreparabile”. E si sofferma sull’uomo Pasolini: “un uomo profondamente buono, mite, gentile (…) che aveva il coraggio di dire la verità. Uno buono come Pasolini sarà difficile trovarlo. Uno disinteressato, dall’assoluta mancanza di calcoli”.
Un uomo divorato da “un’infinita fame d’amore, dell’amore di corpi senza anima.” (Pier Paolo Pasolini, “Supplica a mia madre”), un uomo che aveva in odio la violenza. Un artista che sapeva comunicare ed esprimere, e aveva a cuore i problemi sociali del Paese, inventore di miti e di una nuova poesia civile. Pier Paolo Pasolini è e sempre sarà tutto questo. Un regista che ha dato la parola a chi non ha parola, gli umili, il popolo delle borgate. Non attori professionisti, dunque, ma uomini e donne della strada, del popolo, i personaggi dei suoi film. Il cinema di Pasolini è espressione di un realismo che ha il proprio naturale antecedente in un altro grande artista realista, Caravaggio, che Pasolini studiò sotto la guida di Longhi all’Università di Bologna.
Questo il messaggio, l’eredità di Pier Paolo Pasolini: “Il problema è avere gli occhi e non sapere vedere, non guardare le cose che accadono…
Occhi chiusi. Occhi che non vedono più. Che non sono più curiosi. Che non si aspettano che accadrà più niente. Forse perché non credono che la bellezza esista. Ma sul deserto delle nostre strade Lei passa, rompendo il finito limite e riempiendo i nostri occhi di infinito desiderio”.

Dott. Gustavo Cioppa

già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Fonte: http://www.ilticino.it/2020/11/02/pier-paolo-pasolini-lultimo-poeta-ma-il-suo-pensiero-non-morira-mai/

C’è una sola via, costellata di sofferenze, che può farci superare la pandemia

La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Appare verosimilmente paradossale che una immane catastrofe collettiva, mondiale possa essere rimessa, in quanto a soluzione, al singolo, a ciascun singolo  individuo. Non mi riferisco ai medici, ai ricercatori scientifici ed agli addetti ai lavori. Mi riferisco a tutti gli altri, a ciascuno di noi. La pandemia sta infuriando su tutto il globo e non sono pochi i sintomi di scoramento,  rassegnazione, fatalismo paralizzatore.
Se una simile atmosfera si diffondesse, crescesse, si impadronisse delle menti, quanta umanità sarebbe, alfine, perduta! Ecco la necessità di una forte presa di coscienza singola, per far fronte all’immagine del  contagio.
La convinzione di non poter far nulla, da solo, contro il virus  è del tutto sbagliata: è vero l’esatto contrario. Se ciascuno adotta – ed aiuta gli altri a far lo stesso – tutte le misure  di prevenzione che vengono continuamente rammentate e spiegate, ci porremo, senza indugio, sulla via della soluzione.
Non ci sono scorciatoie nè lampi di genio che tengano: c’è solo una via, costellata di sofferenze – fisiche, economiche, mentali – che ci può portare a salvamento.
Il convitato di pietra delle riflessioni che precedono è il crollo della economia. Che questo ci sarà, non vi è dubbio. Il problema è l’entità, cui si dovrà far fronte a seconda delle varie realtà. Ci vorranno certo capitale umano cospicuo, lavoro, capacità e voglia di soffrire. Epperò, se una nave sta affondando, si pensa a salvarsi o a cercare di portar con sè le risorse che serviranno dopo?  In che modo gioverà ad una umanità   devastata – diciamo pure ad un povero morto – dalla pandemia, l’aver trovato, a malapena in piedi, una economia traballante? Certamente, anche in questa fase, non si devono trascurare, a livello globale, l’economia e le sue complesse problematiche. C’è, tuttavia una questione di priorità. Primum vivere, deinde philosophari. La storia non ci mostra intere, grandi civiltà morte e sepolte per via della fame. Viceversa ce ne mostra di distrutte dalle armi e dalle pestilenze.       E, peraltro,  anche in oeconomicis, ciascuno, nel suo piccolo può fare la sua utile parte, onerandosi di qualche sacrificio in alcune comodità, sul versante del lavoro e su quello della quotidianità.
A conclusione delle riflessioni che precedono, mi preme richiamare l’attenzione su un fattore pericolosissimo della nostra traversata del deserto: la paura. Essa ha distrutto imperi e modificato infinite volte il corso della storia. E la vulgata non ci ricorda, quando ne ha modo, che un tale è morto di paura? Fuor di metafora, di paura si può morire. E la vita non è vita se vissuta in preda costante della paura.
Di più: decisioni importanti contro il contagio, adottate in preda alla paura, possono rivelarsi esiziali per lo stato di diritto e per la democrazia stessa su cui esso si fonda. Quanti regimi democratici si son lasciati uccidere dalla paura, che ha lasciato il posto   ad una callida tirannide  alimentata dal grande caos incombente sulla politica e sulla Cosa pubblica?

Dott. Gustavo Cioppa

già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia

Fonte: http://www.ilticino.it/2020/10/25/ce-una-sola-via-costellata-di-sofferenze-che-puo-farci-superare-la-pandemia/