Gli amici: una coppia affiatata, si conoscevano da sempre. Mai un litigio in pubblico Sono cresciuti nello stesso paese e nessuno ricorda di aver mai assistito a uno screzio
«Anche se nella vita tu ci sei per tutti non è detto che tutti ci siamo per te». Eccola Maria Cristina Omes, la mamma della piccola Giulia e di Gabriele, due anni ancora da compiere. La sua bacheca Facebook riporta la data di giovedì 5 giugno. Parole scritte di getto, dieci giorni prima che un assassino si porti via lei e tutto quello che in questi 38 anni aveva costruito. Una famiglia, due figli, la felicità ritrovata dopo la morte del papà, la voglia di una vacanza, l’influenza e la febbre fuori stagione che proprio non vuole scendere. Sono parole semplici, come quello sfogo che forse è solo il frutto di una giornata difficile al lavoro. Forse solo l’ansia di una mamma innamorata di quei bambini «dono del Signore», per lei così legata alla parrocchia in cui era molto attiva e sempre disponibile a organizzare le gite. Giulia, 5 anni e mezzo, la scuola materna, i primi amici. Poi Gabriele, arrivato venti mesi fa, i giochi in cortile, la casa di plastica accanto al gazebo con i tavolini e le sedie per cenare fuori, tutti insieme.
E poi papà Carlo, il suo lavoro tra computer e finanza, quella differenza di sette anni di età che mai, dal giorno del matrimonio, e ancora prima durante la convivenza nella vecchia casa di famiglia di via Matteotti, era sembrata un ostacolo. Ora Carlo Lissi è sotto interrogatorio, perché è lui che ha trovato i corpi senza vita di Maria Cristina e dei suoi bambini. Quando il generale Maurizio Stefanizzi e i magistrati pavesi Gustavo Cioppa e Giovanni Benelli escono dalla caserma di Motta Visconti per andare a interrogarlo al comando di Abbiategrasso sono le sette di domenica sera. Ci sono punti da rivedere, l’inchiesta per ora non ha visto nessun indagato. Ma è quasi naturale che tutto parta da qui. Che il primo contesto ad essere scandagliato sia quello di questa famiglia felice.
Lissi sabato sera era arrivato a casa degli amici per vedere la partita della Nazionale intorno alle 23.15. «Era tranquillo, sembrava felice. Ha fatto il tifo, dopo l’incontro è tornato a casa da solo», ricorda Marco, 34 anni, proprietario del bar dove si ritrovava la compagnia di amici. «Cristina era solare, allegra e legatissima ai bambini». Carlo e Maria Cristina sono nati e cresciuti a Motta Visconti. Nessuno ricorda di averli visti litigare in pubblico. «Erano qui in strada, saranno state un paio di settimane fa – ricorda una vicina -. Carlo e Maria Cristina stavano insegnando a Giulia a pattinare. Erano l’immagine delle felicità». Il coadiutore della parrocchia di San Giovanni Battista, don Alessandro Suma, parla di mamma Cristina come di «una persona speciale». Alle 19,30 dalla caserma esce anche Giovanna Redaelli, la madre di Maria Cristina. I carabinieri la accompagnano verso la casa di via Matteotti. Un tempo Maria Cristina e Carlo vivevano qui. Poi dopo il matrimonio e la morte del padre di lei si sono trasferiti nella villa acquistata dai genitori con i risparmi di una vita. «Non c’erano problemi economici», dicono gli amici. Gelosia? «No, erano una coppia unita».
Sulla bacheca virtuale di mamma Maria Cristina ci sono le foto dei dolci preparati per il compleanno della piccola Giulia. C’è la gioia per l’arrivo di Gabriele, per «i primo otto mesi». E ci sono le foto del matrimonio con Carlo. Era il 20 ottobre 2008. Meno di un anno dopo nascerà Giulia: «Tanti auguri alla mia piccola stellina che oggi compie 4 anni», scrive il padre sul suo profilo. Il parroco don Gianni Nava ha ricordato Maria Cristina e i piccoli Giulia e Gabriele alla messa del mattino. «Erano tutti affranti e ho chiesto loro di osservare per la mamma e i piccoli, un momento sincero di silenzio e preghiere. Siamo tutti sconvolti».
Il dolore del paese si trasforma in un ordinato e composto via vai davanti alla villa di via Ungaretti. La strada è praticamente a fondo chiuso, qualcuno ricorda di furti avvenuti nelle ultime settimane. «Quindici giorni fa hanno tentato di entrare nella casa della dirimpettaia dei Lissi. Non c’è un sistema di videosorveglianza nel paese, questa sarà la nostra priorità. Così come vogliamo aumentare l’organico dei carabinieri della stazione di Motta, sono solo in sei», ripete il sindaco De Giuli. La campagna elettorale è ancora fresca. Ma quella che a uccidere madre e figli sia stata una banda di rapinatori man mano che il tempo passa somiglia, se possibile, quasi a una speranza: «Non è mai successo niente del genere. Questa è una famiglia felice, il mostro non può vivere qui».
Cesare Giuzzi e Francesco Sanfilippo
16 giugno 2014 | 08:04