PAVIA – C’ è un terzo indagato, nell’ inchiesta per la morte del detenuto tunisino al carcere di Pavia. È la psichiatra dell’ ospedale San Matteo di Pavia: il primo settembre rifiutò il trattamento sanitario ospedaliero proposto dal direttore sanitario dell’ istituto penitenziario nei confronti di Sami Ben Garci Mbarka che era già in sciopero della fame,e parzialmente anche della sete, da un mese e mezzo. Nel referto – dove confondendosi scrive che il paziente è «in sciopero della fame dal 17 agosto», mentre in realtà l’ astensione era cominciata un mese prima – dice che il paziente è «lucido». E aggiunge che «il rifiuto delle cure proposte pare manipolatorio e finalizzato a ottenere vantaggi secondari non specificati». Quindi: «Non sussistono allo stato elementi psicopatologici di rilievo né estremi per un Tso». Il giorno dopo, invece, il ricovero ci fu. Ma la salute di Mbarka era già compromessa e tre giorni dopo il detenuto morì. Oltre alla psichiatra sono indagati la direttrice dell’ istituto penitenziario, Iolanda Vitale, e il direttore sanitario del carcere, Pasquale Alecci, che ieri si è difeso così: «Cos’ avrei dovuto fare di più? Più che sottoporlo giornalmentea colloquio psichiatrico in istituto e a colloquio psichiatrico in ospedale, più che chiedere il ricovero? Se lo psichiatra dice: “Non vi sono gli estremi per un Tso perché è capace di intendere e di volere”, noi non abbiamo i mezzi per poter fare altro». Alecci assicura che la morte di Mbarka gli «pesa come un macigno». E lancia anche un allarme: «C’ è il rischio elevato che ci possano essere episodi di emulazione da parte di altri ristretti. E la norma giuridica non ti dà indicazioni chiare su come bisogna comportarsi. Se si dovesse presentare di nuovo un caso del genere che cosa bisogna fare?». Il procuratore capo di Pavia, Gustavo Cioppa, invita alla prudenza: «È un caso complesso, una morte che desta molte preoccupazioni perché non riguarda un cittadino libero. Per questo abbiamo nominato come periti tre specialisti di altissimo livello. Aspettiamo l’ esito della perizia prima di trarre conclusioni».
DAVIDE CARLUCCI
16 novembre 2009